SPERLONGA – E’ precipitata – e c’era da attenderselo – la quarantennale controversia tecnico-amministrativa e soprattutto giudiziaria legata all’hotel “Grotta di Tiberio” di Sperlonga. All’indomani della decisione del Consiglio di Stato di confermare un suo precedente provvedimento camerale (la sentenza numero 1188/2024) finalizzato a obbligare al comune di Sperlonga di avviare la procedura di abbattimento o di acquisizione al suo patrimonio immobiliare della struttura ricettiva perché considerata abusiva, venerdì è intervenuta la Procura della Repubblica di Latina. Il sostituto Procuratore Giuseppe Miliano ha inviato a Sperlonga i Carabinieri del Nipaf per eseguire un sequestro preventivo urgente dell’albergo di proprietà del suocero del sindaco Armando Cusani, Erasmo Aldo Chinappi.
Il provvedimento di sequestro, emesso dal Gip del Tribunale di Latina, è stato eseguito proprio per le motivazioni illustrate a più riprese, il 5 febbraio ed il 24 giugno, dai giudici amministrativi di secondo grado: la struttura è completamente abusiva e pertanto va demolita o trasferita al patrimonio inalienabile del comune di Sperlonga. Secondo alcune indiscrezioni i sigilli – il custode giudiziario è stato nominato (per l’ovvia incompatibilità del sindaco Cusani), la sua “vice” Lorena Cogodda – sarebbero dovuti essere apposti già la scorsa settimana ma l’autorità giudiziaria ha deciso di temporeggiare in attesa del secondo pronunciamento del Consiglio di Stato che, formalizzato nella giornata del 24 giugno, è stato notificato alle parti il giorno dopo. E, più precisamente alla società proprietaria della struttura, la società in accomandita semplice “Chinappi Aldo Erasmo & C” (rappresentata dagli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Alfonso Celotto), al comune di Sperlonga (avvocato Salvatore Canciello) e ai due confinanti la struttura, Carmine Turis e Anna Miele (rappresentati dall’avvocato Francesco Di Ciollo).
I Carabinieri hanno avuto il loro bel fare e hanno trovato all’interno del “Grotta di Tiberio” 66 tra avventori e turisti ma hanno incontrato prevedibile ed oggettive difficoltà ad eseguire lo sgombero. E così che al telefono hanno interpellato il pm Miliano ottenendo la deroga per lo svolgimento dell’evacuazione che non è stata realizzata subito: ha bisogno di tre giorni ma dovrà avvenire entro e non oltre il 1 luglio. In quei minuti con un’ordinanza monocratica il presidente della seconda sezione del Consiglio di Stato Oberdan Forlenza, respingeva l’istanza della proprietà dell’albergo a beneficiare della sospensione dell’efficacia della sentenza del 24 giugno emessa dallo stesso Palazzo Spada e fissava per la discussione del ricorso nella camera di consiglio del 23 luglio prossimo.
“E’ troppo tardi e si potrebbero creare irreversibili danni economici, occupazionali e di immagine”: è stata questa motivazione addotta dagli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Alfonso Celotto che nel corso di una giornata febbrile e carica di tensione hanno chiesto al Consiglio di Stato di esprimersi prima possibile con un provvedimento monocratico. La “Chinappi Aldo Erasmo & C sas” ha chiesto un pronunciamento monocratico perché lo sgombero fissato entro il 1 luglio 2024 “si ritroverebbe a soffrire il danno irreparabile consistente nell’impossibilità di prosecuzione dell’attività economica con conseguente danno sofferto a causa della perdita e dispersione del patrimonio aziendale di persone e mezzi nonché dello stesso avviamento”.
Gli avvocati Zaza D’Aulisio e Celotto hanno sentito odore di bruciato, quasi di persecuzione: “Che il pregiudizio sia irreversibile è dimostrato dalla considerazione delle tempistiche del giudizio”. E così nella tardata serata di venerdì il presidente della seconda sezione del Consiglio di Stato Oberdan Forlenza, a distanza di 12 ore dal primo pronunciamento, respingeva la richiesta di emettere un provvedimento monocratico. Tutto rinviato all’udienza camerale del 23 luglio con altri elementi di scontro. Il presidente Forlenza ha detto di no all’istanza di concedere la sospensiva alla sentenza dello stesso Consiglio di Stato “non tanto per l’adozione di atti da parte della pubblica amministrazione (il comune di Sperlonga ndr) in esecuzione della sentenza numero 1188/2024” quanto per l’intervento, l’ennesimo, della Procura di Latina assunto “nell’ambito di un procedimento penale numero 3093/2024 avverso il quale l’ordinamento prevede distinte firme di tutela giurisdizionale”.
E i danni economici e patrimoniali paventati dagli avvocati Zaza D’Aulisio e Celotto? Il presidente Forlenza non ne prende proprio in considerazione non escludendo che, qualora dovessero verificarsi, potrebbero essere “ristorabili con l’adozione eventuale di un provvedimento cautelare in sede collegiale”.
“L’azienda è, allo stato, condotta in virtù di un contratto di affitto dalla società Meraki srl (destinataria anch’essa del decreto di sequestro) di modo che la lamentata impossibilità di prosecuzione dell’attività economica, così come il ‘danno patrimoniale ed occupazionale’ ed ‘danno di immagine e all’indotto non riguarderebbe la parte ricorrente, (la “Chinappi Aldo Erasmo & C sas”) ma altro soggetto”.