Castelforte / Omicidio Fidaleo, respinta istanza di recusazione del giudice Massimo Lo Mastro

Castelforte Cronaca

CASTELFORTE – Sarà sempre il dottor Massimo Lo Mastro, il Gup del Tribunale di Cassino che continuerà a processare, nell’ambito del rito abbreviato iniziato ma attualmente sospeso, Giuseppe Molinaro, il 56enne ex Carabiniere accusato di aver ucciso il 7 marzo 2023 con tre colpi di pistola – quattro all’addome ed uno alla mascella destra – il direttore dell’hotel “Nuova Suio”, il 66enne di San Giorgio a Liri Giovanni Fidaleo e di aver ferito gravemente la 30enne di Castelforte Miriam Mignano. Lo ha deciso la quarta sezione della Corte d’Appello di Roma che – com’era nelle previsioni – ha rigettato l’istanza di ricusazione presentata in aula dallo stesso imputato nei confronti dello stesso magistrato nell’udienza del 24 aprile nel giorno in cui avrebbe dovuto rilasciare dichiarazioni spontanee.

Di fatto il Gup era stato accusato di essersi mostrato “prevenuto” contro Molinaro che, tuttora recluso presso il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, aveva pesantemente censurato il diniego di Lo Mastro ad una sua richiesta per essere sottoposto ad una necessaria visita medica. Ad alimentare questo ‘muro contro muro’ ci hanno pensato gli stessi legali di Molinaro, gli avvocati Giampiero Guardiello e Massimo Tamburrino. Avevano presentato alla Corte d’Appello alcuni documenti e certificati che, rilasciati dalla struttura medica del carcere di Santa Maria Capua Vetere, comproverebbero – a dire della difesa- l’incapacità dell’imputato ad affrontare il prosieguo del processo e di sostenere invece con urgenza una serie di terapie farmacologiche a causa di ulteriori patologie sopraggiunte, unitamente alla depressione.

Invece la Corte d’Appello mercoledì ha rigettato la richiesta di ricusazione perché non solo è stata dichiara “inammissibile e tardiva” ma soprattutto ‘ “manifestamente infondata e del tutto generica”. Ma quando ci sarebbe stata la svolta in questa controversia giuridico e penale? Nell’udienza del 12 febbraio 2024 quando – secondo la versione addotta da Molinaro – il Gup Lo Mastro avrebbe in alcuni frasi pronunciate “manifestato il convincimento fuori dall’esercizio delle funzioni”. E invece secondo i giudici della quarta sezione della Corte d’appello “tale ipotetica dichiarazione non risulta depositata né in cancelleria della Corte d’appello – né in quella del Tribunale di Cassino e, in ogni caso, l’atteggiamento del gup contestato dall’imputato è indimostrato – scrivono i giudici d’appello – meramente riferito dallo stesso imputato, senza risultare in alcun modo da verbali o da altri atti processuali. Il contenuto delle frasi, peraltro, non costituirebbe – anche ove fossero state effettivamente pronunciate (del che non vi è alcuna prova) – in alcun modo una manifestazione del parere del dottor Lo Mastro sull’oggetto del procedimento, nemmeno a livello della prospettazione di Molinaro, alcuna manifestazione del convincimento del giudice sulle imputazioni fuori dall’esercizio delle sue funzioni, non potendo essere valutati in alcun modo presunti atteggiamenti del giudice che sono soggettivamente ritenuti dall’imputato indice di ‘prevenzione’ rispetto al giudizio. Ma che sono del tutto indimostrati. Manifesta, dunque l’infondatezza della dichiarazione”.

E invece la difesa di Molinaro ha sempre fatto rilevare una chiusura del Tribunale di Cassino sulla sua posizione, già quando venne rigettata l’istanza di celebrare il rito abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica. A dire degli avvocati Guardiello e Tamburrino il quadro clinico di Molinaro è instabile già molto tempo prima della scomparsa della madre avvenuta nel 2020, a causa della quale l’ex Carabiniere venne sottoposto ad un visita medico legale che, disposta dall’Arma, avrebbe avuto un esito positivo. La richiesta del rito abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica è stata avanzata anche per quanto avvenne – secondo la difesa – diversi anni fa.

Tra il 1999 ed il 2000 Molinaro effettuò ben 530 giorni di malattia per il suo quadro psichico che, già all’epoca, non sarebbe stato più dei migliori. E invece ora la quarta sezione della Corte d’Appello ha disposto la ripresa del processo davanti il Gup Lo Mastro – se ne riparlerà subito dopo la pausa estiva – e Molinaro dovrà pagare un’ammenda di 1000 euro alla stessa Corte d’Appello.