Aprilia / Operazione DDA: lo scenario dopo le dimissioni del sindaco Principe, i commenti della politica

Aprilia Cronaca

APRILIA -Non sono tardate ad arrivare le prime conseguenze politico-amministrative che hanno terremotato il comune di Aprilia con l’arresto ai domiciliari dell’ormai ex sindaco Lanfranco Principi. In attesa di comparire davanti il Gip del Tribunale di Roma per l’interrogatorio di garanzia, il primo cittadino eletto alle amministrative della primavera 2023, attraverso il suo legale di fiducia Andrea Barbesin, si è dimesso dall’incarico con un duplice intento. Il primo è quello di affrontare ora la delicatissima fase processuale senza dimostrando di non poter eventualmente più reiterare i reati che ipotizza nei suoi confronti la Direzione distrettuale antimafia di Roma. Il secondo è di rispettare sia l’elettorato che la comunità di Aprilia, “oltre che il lavoro degli inquirenti e della magistratura e per questo ha ritenuto di fare un passo indietro”. In attesa che Principi confermi nei prossimi 20 giorni la decisione di dimettersi dall’incarico di sindaco – a quel punto sarà inevitabile la nomina del commissario Prefettizio da parte del neo Prefetto di Latina Vittoria Ciaramella – il comune di Aprilia sarà guidato nel ruolo di sindaco facente funzioni Vittorio Marchitti.

Intanto fa discutere (e tanto) una delle rivelazioni emerse dalle quasi 450 pagine dell’ordinanza custodiale del Gip del Tribunale di Roma e, cioè, della decisa volontà dell’allora vice sindaco di Aprilia Principi – siamo nel 2019 – di opporsi alla costituzione di parte civile del comune di Aprilia nel processo inaugurato davanti il Tribunale di Latina contro alcuni degli attuali nuovi indagati, i fratelli Sergio e Giampiero Cangemi e Patrizio Forniti, “il capo dei capi”. Che la regione Lazio sia obbligata a costituirsi parte civile in tutti quei procedimenti penali per reati di mafia commessi sul territorio regionale lo sollecita ora attraverso una proposta di legge che la consigliera del Partito Democratico e vicepresidente della commissione regionale antimafia a depositato giovedì in seguito ai 25 arresti effettuati ad Aprilia.

“Questa nuova operazione delle forze dell’ordine, che vede anche il sindaco di Aprilia tra gli arrestati, mette ancora una volta in luce l’inquietante intreccio tra politica e criminalità sul nostro territorio – ha motivato la consigliera Dem – Dopo i Comuni di Anzio e Nettuno, sciolti per infiltrazioni criminali e il cui commissariamento è stato prorogato, ora è stato avviato un procedimento di scioglimento anche per il Comune di Aprilia, in seguito all’esito, agghiacciante, dell’inchiesta giudiziaria – ha dichiarato – Anche se preoccupa quanto emerso, fa ben sperare questa opera di bonifica da parte delle autorità competenti al fianco di quella parte sana della società civile, che ogni giorno lotta e si ribella contro la morsa delle mafie su economie locali e i beni comuni. Questa missione deve però essere abbracciata anche dalle Istituzioni, per far sentire la presenza dello Stato sul territorio, perché dove lo Stato è assente, il territorio scopre il fianco alla criminalità. Per questo è utile che la Regione dia un segnale forte costituendosi, per obbligo di legge, parte civile nei processi contro la mafia. Il costo? 27 euro! Ai quali non vanno aggiunte le parcelle per gli avvocati, dal momento che la Regione si avvale dell’Avvocatura regionale, la quale ‘rappresenta e difende la Regione dinanzi alle giurisdizioni di ogni ordine e grado’. Un ‘investimento’ per la legalità dal grande ritorno economico, se confrontato con le ingenti risorse sottratte dalle mafie alla collettività, e per il quale una dotazione finanziaria di 20mila euro, come prevede la proposta di legge, sarà più che sufficiente” ha concluso Elonora Mattia.

Le gravissime vicende giudiziaria di Aprilia hanno avuto un’eco anche nel sempre più silenzioso e sonnacchioso dibattito politico al comune di Formia e ad alimentarlo è stato il capogruppo consiliare e consigliere provinciale del Pd Luca Magliozzi. Un suo post farà sicuramente rumore perché chiama in causa l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo nelle veste di legale penalista ma anche di presidente del consiglio comunale e di autorevolissimo esponente della maggioranza di centro destra al comune di Formia. Magliozzi non cita mai il nome dell’avvocato Cupo ma avanza riserve che possa da una parte esercitare la sua legittima attività professionale e dall’altra presiedere un’istituzione importante come il consiglio comunale di Formia. “Ma lo spaccato che emerge sulla politica del nostro territorio appare già inquietante così: è inaccettabile anche solo una tale confidenza tra un amministratore locale ed esponenti della criminalità organizzata. Fa rabbia la naturalezza con cui questi rapporti si sviluppano e, troppo spesso, non si ha neanche il timore di doverli nascondere – ha scritto testualmente il capogruppo del Pd – Dovrebbe essere scontato per chi riveste un ruolo istituzionale dimostrare la più assoluta distanza da ogni zona grigia, figuriamoci da ambienti vicini alla criminalità organizzata. Se invece, come a Formia, passa l’idea che sia normale essere l’avvocato di persone vicine ai Di Silvio o ai Bardellino e ricoprire allo stesso tempo le cariche più importanti in città, anzi addirittura diventa un motivo di vanto, vuol dire che la strada da percorrere è ancora lunga. Oltre la sacrosanta indignazione del momento, c’è però la necessità di dimostrare che – ha concluso Magliozzi – un modo diverso di amministrare un territorio é possibile.”