GAETA – Giovedì 11 luglio si è tenuto a Gaeta un incontro, promosso da Legambiente, sul tema “La salvaguardia del mare: dalla lotta alle ecomafie alla tutela della biodiversità”. L’incontro, al quale ha partecipato il direttore dell’Ente Parco dei Monti Ausoni e Lago di Fondi dott. Lucio De Filippis, si è svolto in concomitanza con l’arrivo a Gaeta della Goletta Verde, che da oltre trenta anni monitora lo stato di salute dei nostri mari e delle nostre coste, raccogliendo ed elaborando dati e svolgendo una efficace opera di informazione e sensibilizzazione ambientale.
Con riferimento alle qualità delle acque del tratto di costa facente parte del territorio del Parco, dalle analisi dei campioni prelevati da Goletta Verde nelle settimane scorse risultano evidenze di forte inquinamento alla foce del canale Sant’Anastasia e, in misura più ridotta, alla foce del fiume Portatore a Porto Badino. Tra i fenomeni che destano preoccupazione permane, inoltre, l’erosione del litorale marino: un fenomeno che interessa direttamente un’area come la Piana di Fondi, la quale, trovandosi in larga parte in una posizione depressa, secondo autorevoli proiezioni rischia – in assenza di opportuni interventi di contrasto –di essere sommersa tra meno di un secolo dal progressivo innalzamento del livello del mare.
Da tempo, anche Legambiente sollecita l’avvio di un confronto scientifico e istituzionale sulle coste a rischio che, insieme agli Enti territoriali interessati, coinvolga l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile) e il CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) allo scopo di definire un programma coerente di misure atte a ridurre la vulnerabilità dei litorali e ad aumentarne i sistemi di difesa. Si tratta di un’istanza che non può non incontrare il favore di chi ha a cuore le sorti delle nostre coste e delle nostre spiagge e che l’Ente Parco si impegna a sostenere nelle opportune sedi.
All’azione della Goletta Verde si affianca quella della Goletta dei Laghi, che monitora, attraverso prelievi e analisi microbiologiche, le foci di fiumi e torrenti e i piccoli canali che confluiscono nei laghi: questi corsi d’acqua, infatti, rappresentano spesso i veicoli principali di contaminazione batterica dei bacini lacustri, in conseguenza degli scarichi illegali o di una insufficiente depurazione dei reflui urbani. Le analisi del 2023 segnalavano, in particolare, un’allarmante concentrazione di enterococchi intestinali e di escherichia coli nel canale Acquachiara e alla confluenza dei canali San Magno (Comune di Fondi) e San Vito (Comune di Monte S. Biagio).
“Siamo grati a Legambiente – ha dichiarato il dott. De Filippis – per la meritoria opera che svolge. La tutela della natura, che è l’obiettivo comune che l’Ente Parco e Legambiente perseguono, richiede l’attivazione di una vasta e articolata rete di sinergie a vari livelli. In questa prospettiva l’Ente Parco, che sin dalla sua istituzione ha instaurato un’intensa e proficua collaborazione con tutte le associazioni ambientaliste, intende offrire la più ampia collaborazione alle campagne promosse da Goletta Verde e Goletta dei Laghi, la cui ormai storica azione di sostegno alla lotta per la tutela dell’ambiente e delle biodiversità è riuscita a ottenere nel tempo – come i dati più recenti certificano – significativi risultati”.
Se le denunce di Legambiente accendono il focus sulle contaminazioni batteriche dei corsi d’acqua che confluiscono nel Lago di Fondi, i problemi che il bacino lacustre presenta sono anche d’altro tipo e non meno gravi. Il più preoccupante dei quali è l’accumulo di una biomassa ricca di fosforo e azoto sui fondali, determinato dallo sversamento nel lago di pesticidi e rifiuti: tale accumulo ha infatti innescato un processo di eutrofizzazione delle acque che rischia seriamente di comprometterne la funzione di stoccaggio e sequestro del carbonio che esse naturalmente esercitano a beneficio della qualità dell’aria di tutto il comprensorio.
Si tratta di un’emergenza che richiede un’adeguata mobilitazione degli enti pubblici e privati, a partire dall’attivazione di quel “Contratto di Fiume e di Lago” che l’Ente Parco ha promosso con tutti i soggetti interessati (enti locali, Consorzio di bonifica, titolari di attività produttive, associazioni), al fine di tutelare le risorse idriche della Piana di Fondi attraverso una serie di interventi coordinati nel quadro di un più ampio progetto di sviluppo sostenibile dell’intero territorio.
Occorreva, al riguardo, avere un quadro di riferimento chiaro della situazione in atto. Per questo lo scorso anno l’Ente Parco ha commissionato al CESAB (Centro Ricerche Ambientali e Biotecnologie) uno “Studio sulla caratterizzazione ambientale del Lago di Fondi” supportato da un’idonea indagine chimico-fisica, con l’obiettivo di verificare quanto gli insediamenti di uso civile e le pratiche zootecniche e agricole abbiano modificato o possano modificare gli equilibri ecologici del lago.
La ricerca si è svolta tra il luglio 2023 e il febbraio 2024, e oggi finalmente disponiamo di uno studio che ci consente di monitorare la situazione del lago sulla base di solidi parametri scientifici e di programmare in modo selettivo e mirato gli interventi di salvaguardia necessari. Le indagini, i cui risultati sono esposti in cinque sezioni corredate da numerosi grafici e tabelle, hanno avuto per oggetto: a) lo studio e la mappatura delle attività antropiche sulle sponde del lago e nell’area immediatamente a ridosso della fascia di tutela naturalistica; b) lo studio e la mappatura della morfologia e idrogeologia dell’intera area su cui insiste il lago e redazione della rete idrografica collegata con il lago; c) lo studio e la mappatura delle presenze floro-faunistiche; d) la caratterizzazione chimico-fisica delle acque e dei sedimenti del lago e relative cartografie; e) modelli di previsione sugli scenari futuri.
Le criticità rilevate sono numerose: gli elevati livelli di antropizzazione dell’area; la salinizzazione dei suoli per l’avanzamento del cuneo salino, cioè una crescente penetrazione dell’acqua del mare nell’entroterra attraverso il sottosuolo; un abbassamento dei livelli delle falde acquifere; una diminuzione della portata delle sorgenti; una progressiva alterazione del bilancio idrico del bacino lacustre, con un aumento in percentuale della quantità di acqua salata; un parziale inquinamento delle acque; l’impatto negativo che tutto ciò provoca su flora e fauna. Al tempo stesso, nello studio vengono indicate le misure di contenimento e di monitoraggio che sarebbe auspicabile adottare per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema attualmente esistente.
“Lo studio – rileva il dott. De Filippis – offre preziose informazioni e linee di indirizzo lungo le quali muoverci per dare concretezza ed efficacia ai nostri interventi. Sarà cura dell’Ente Parco dare a esso la più ampia pubblicità possibile, affinché divenga base comune su cui discutere e impostare il nostro lavoro futuro per la conservazione di uno dei siti di più rilevante interesse naturalistico e paesaggistico del territorio costiero italiano”.
Motivata soddisfazione è stata espressa anche dal Commissario straordinario dell’Ente Parco dott. Giuseppe Incocciati: “I progressi della scienza e della tecnica ci pongono oggi in condizione di acquisire una notevole mole di dati scientifici che ci sono di grande aiuto per valutare le dinamiche dei fenomeni naturali e studiare e programmare interventi ad hoc. Ciò tuttavia costituisce solo il punto di partenza di un’azione che, andando a incidere su realtà complesse e su interessi economici stratificati, com’è nel caso delle attività produttive operanti nella Piana di Fondi, esige una concertazione e una collaborazione ad ampio raggio. È questa, appunto, la direzione in cui l’Ente Parco già opera e ora intende lavorare con accresciuto impegno”.