Omicidio Piccolino, si cerca l’arma del delitto. Oggi l’interrogatorio di Michele Rossi

Michele Rossi

FORMIA – Si cerca l’arma del delitto per chiudere il cerchio sull’omicidio dell’avvocato Mario Piccolino. Dopo la piena confessione di Michele Rossi, l’imprenditore 59enne di Santi Cosma e Damiano identificato quale killer del legale e blogger, gli investigatori della squadra Mobile di Latina hanno trovato e sequestrato in casa dell’uomo diverse armi, tra cui quattro fucili, detenuti legalmente. Nessuna traccia invece della pistola a tamburo calibro 22 che ha ucciso il legale di Formia. Il 59enne ha riferito di averla gettata nel fiume Garigliano. E sono in corso proprio in queste ore le ricerche dell’arma grazie alla squadra subacquea dei vigili del fuoco di Latina che stanno scandagliando i fondali del Garigliano.

L’arresto di Michele Rossi

Intanto, questa mattina si è svolto l’interrogatorio di garanzia presso il Carcere di Cassino, dove l’omicida è detenuto in regime di isolamento, anche per via della possibilità di un tentativo di suicidio. Michele Rossi, difeso dall’avvocato Andrea Di Croce, al quale si è aggiunto Francesco Sabatino del foro di Vibo Valentia, è comparso davanti al gip del Tribunale di Cassino Valerio Lanna. I difensori hanno annunciato che chiederanno una perizia psichiatrica per il loro assistito ritenendo che abbia agito in preda ad un raptus, oltre al fatto che l’uomo era molto debilitato essendo stato colpito da ben due ictus. Per il sostituto procuratore Alfredo Mattei, invece, non ci sarebbe alcun dubbio sulle capacità di intendere e di volere del 59enne al momento dell’omicidio.

Di questo sono convinti anche i legali di Marco Piccolino, fratello della vittima, gli avvocati Michele Piccolino e Alberto Scerbo, i quali sono non hanno dubbi sulla premeditazione. Al termine dell’interrogatorio, il gip Lanna ha convalidato l’arresto e deciso che Michele Rossi debba restare in carcere, in isolamento e sotto stretta sorveglianza.

I fucili sequestrati durante la perquisizione domiciliare

Come è noto, Rossi è crollato alcune ore dopo l’arresto. Durante l’interrogatorio nella nottata di martedì scorso ha raccontato tutto negli uffici del commissariato di Formia. Il movente del delitto sarebbe una vecchia causa civile per una grotta trasformata in abitazione sull’isola di Ventotene, vinta da Mario Piccolino per conto dei suoi clienti e persa dal Rossi. Mosso dal rancore, anche per le parole scritte dal legale in un articolo al vetriolo apparso il 22 settembre 2014 sul suo blog Freevillage.it, nel pomeriggio del 29 maggio scorso si era recato nel suo studio di Via della Conca e lì ha sparato in testa all’avvocato Piccolino.

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