Sanità

Latina / Attività dell’Asl, distretto 5: sotto la lente d’ingrandimento e le censure del sindacato Spi Cgil

LATINA – Le finalità del piano aziendale dell’Asl di Latina, recentemente approvato dalla conferenza dei sindaci, ed il brutto voto (65 punti) attribuito dall’Organismo Indipendente di Valutazione (Oiv) all’operato nel corso del 2023 al distretto Latina 5 non fanno dormire sonni tranquilli ai pensionati del sud pontino del più importante sindacato italiano, la Cgil. Un plauso viene rivolto al piano aziendale dell’Asl nel momento in cui prevede le prescrizioni previste dal decreto 77/2022 promosso dall’allora Ministro Roberto Speranza ma la Lega dello Spi Cgil, pur condividendo gli obiettivi previsti, ammette con il realismo e l’onesta intellettuale che da sempre caratterizzano l’operato del segretario generale Franco Meschino “che purtroppo sono lontani dalla realtà in cui versa la Sanità Territoriale del Distretto Lt/5 del Sud Pontino”.

Il sindacato si dice “molto preoccupato” sul futuro del servizio sanitario pubblico nel Golfo che nel momento evidenzia “il mancato intervento da parte dell’Asl sulle diverse carenze da noi denunciate nei mesi scorsi. E’evidente a tutti i cittadini il progressivo peggioramento della efficacia ed efficienza del servizio sanitario pubblico”. E’ stata la stessa Asl del commissario straordinario Cenciarelli con una propria delibera a certificare il raggiungimento o meno degli obiettivi di attività sanitarie per il 2023 nel Distretto 5. L’Oiv è stato implacabile quando ha attribuito all’operato del Distretto 5 il punteggio di 65 su una scala valutativa che va da un minimo di 60 ad un massimo di 100 .

Insomma “il nostro distretto – osserva Meschino – si posiziona poco sopra la sufficienza e comunque rimane molto al disotto dei risultati realizzati da quattro altri distretti della provincia di Latina”. La preoccupazione della Lega dello Spi Cguil sul futuro del servizio sanitario pubblico sul territorio del sud pontino e non mancano “le carenze, le disfunzioni che da diversi mesi dalle nostre denunce non hanno visto ancora soluzione”.

Una di queste è rappresentata dalla commissione medico speciale. La Lega Spi del sud Pontino, a seguito della sospensione decisa il 24 marzo scorso dalla direzione del Distretto sanitario, delle prenotazioni delle attività della Commissione per le patenti speciali, ha denunciato “con determinazione questa scelta, che avrebbe obbligato centinaia di cittadini a rivolgersi alla Commissione presente a Latina, con tempi di attesa anche di un anno”. Il sindacato aveva chiesto di riattivare questo organismo e nell’ambito di questa concertazione l’8 maggio l’Asl in un incontro tenuto con lo Spi Cgil presso l’ospedale “Dono Svizzero” aveva confermato la volontà di riattivare la prenotazione per le patenti speciali, a distanza di 4 mesi dalla decisione di sospendere le prenotazioni ed a 2 mesi dall’incontro tenuto a Formia. Finalmente, dal 10 luglio, grazie all’azione di pressing del sindacato, sono state riaperte le prenotazioni per realizzare le visite specialistiche presso il Distretto di Gaeta.

Capitolo (spinosissimo) del centro di alta diagnostica. Alla vigilia delle elezioni europee l’assessore regionale all’ambiente e al turismo Elena Palazzo e il neo commissario straordinario dell’Asl di Latina Sabrina Cenciarelli visitarono il piano interrato dell’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro” di Gaeta sede di questa innovativa struttura e venne affermato che l’Asl “fosse in condizione di inaugurare ufficialmente il tanto richiesto Centro di Alta Diagnostica presso il Distretto di Gaeta, ma che per evitare strumentalizzazioni politiche si rinviava l’evento a dopo le elezioni”. Oggi la Lega Spi del sud Pontino torna a chiedere semplicemente “a quando l’inaugurazione e in particolare la sua piena funzionalità, tenuto conto che questa strumentazione diagnostica non è costata nulla all’Asl?”

Il sindacato dei pensionati, poi, ha “più volte denunciato la insostenibilità delle liste di attesa che stanno obbligando tanti anziani a non curarsi, mentre per chi ha disponibilità economiche, a rivolgersi a strutture private che, invece, funzionano benissimo e che grazie all’inefficienza e inefficacia dell’Asl, negli ultimi anni hanno triplicato la loro presenza sul territorio”.

Il sindacato chiede di conoscere quale tipo di programmazione abbia messo in piedi l’Asl: “Non vorremmo che questa situazione sia una scelta deliberata per svuotare la capacità di risposta della sanità pubblica. Infatti, mettere rapidamente in funzione quella struttura di alta diagnostica, frutto di una donazione, rappresenterebbe – aggiunge il segretario Meschino – una delle risposte che un’efficiente direzione aziendale si sarebbe preoccupata di mettere subito in esercizio per valorizzare il servizio sanitario pubblico e rispondere efficacemente ai bisogni dei cittadini. Invece siamo ancora in attesa e quella strumentazione se non verrà presto messa in funzione sarà presto inutilizzabile” .

Nella black list dello Spi Cgil ci sono i consultori e la disamina che fa il segretario Meschino è assai articolata: “Da mesi si parla della volontà del Governo nazionale di aiutare le famiglie, le donne, le adolescenti, le persone più fragili – osserva – Ma a noi sembrano parole vuote. Sul territorio del Golfo, come abbiamo denunciato, abbiamo un consultorio appena appena sufficiente a Gaeta, grazie all’impegno ed alla passione sempre rilevante del poco personale impegnato, spesso contrattualmente precario, mentre quello di Minturno è un consultorio dimezzato. La normativa nazionale, recepita anche dall’Asl di Latina, prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti ( nel nostro comprensorio dovrebbero quindi esserci almeno 5 consultori ) e ben strutturati in personale e strumentazioni. nche su questo tema, alle parole non hanno fanno seguito i fatti. In un solo consultorio efficiente ed efficace, con personale e strumentazioni qualificate, è possibile per un servizio pubblico, dare risposte positive alle donne, alle famiglie, alle adolescenti ed ai soggetti fragili”. Capitolo Piano naziionale di ripresa e resilienza.

Su questo tema si accentrano “le nostre maggiori preoccupazioni alla luce dell’incapacità dell’Asl a rispondere positivamente alla soluzione di problemi non così complessi” Se si realizzassero le opere previste dal Pnrr (3 case di comunità, 2 ospedali di comunità) con quale personale ( medici specialistici, infermieri, tecnici), “queste strutture sarebbero messe nelle condizioni di svolgere quel ruolo di presa in carico delle malattie croniche, previsto dalla sanità di iniziativa e di prossimità, che questa organizzazione sindacale considera prioritaria per la popolazione anziana e fragile?”.

Il segretario generale Meschino ricorda come sia in piedi un accordo aziendale per il coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale, “indispensabili per attuare l’attività prevista in quelle strutture dal servizio sanitario. Purtroppo l’unica unità di Cura Primaria con sede pubblica presente presso il Distretto di Gaeta è stata soppressa dal Direttore Sanitario mentre da anni si dovevano realizzare attraverso i MMG i PDTA per malattie croniche”. Le problematiche sono ancora tante altre e non trovano soluzione, ma, “i sindaci di questo territorio, responsabili per la salute dei loro cittadini, ritengono che sia sufficiente partecipare all’assemblea provinciale e non porsi il problema di una legittima ed adeguata allocazione delle risorse ed una più giusta ed efficace programmazione dei servizi sanitari che, di fatto, ad oggi risultano carenti nel Sud Pontino. La lega Spi Cgil Sud Pontino rilancia, in conclusione,m la necessità di fornire risposte adeguate per avere una sanità territoriale “capace di rispondere alle esigenze dei cittadini, specialmente dei più fragili. Metteremo in campo tutta la propria determinazione proponendo anche – come avvenuto con la manifestazione del 27 febbraio presso il Distretto sanitario di Gaeta – ulteriori iniziative, anche pubbliche per “salvare la sanità pubblica”.

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