Cronaca

Formia / Villetta San Remigio finisce all’asta: una storia di estorsione e narcotraffico internazionale

FORMIA – Da un’inattesa irruzione notturna ad una delicatissima inchiesta della Procura di Milano sul conto di alcune società in odore di narcotraffico passando per la vendita all’asta di una bellissima villa di Formia in programma il prossimo 5 settembre davanti la sezione Esecuzioni immobiliari del Tribunale di Cassino. Potrebbero essere gli aspetti caratterizzanti di un romanzo noir del migliore Carlo Lucarelli e invece quanto approderà tra meno di un mese e mezzo nel terzo tentativo di vendita di una panoramicissima villa sulla collina di San Remigio con una vista mozzafiato sul mare del Golfo è materia di indagini di diverse procure italiane. Altro che romanzo giallo della migliore tradizione italiana. La vicenda è drammaticamente vera e ha una linea di partenza ben definita: la notte del 17 marzo 2004, vent’anni fa. Due persone originarie della provincia di Caserta, C.A. e C.R., si presentarono con fare minaccioso a casa della signora P.F., di 56 anni, pretendendo dal marito – un rappresentante di commercio un tempo impegnato nel settore del beverage – un’ingente somma di denaro, 700mila euro, che il presunto debitore ha sempre contestato.

Quella notte non fu sicuramente piacevole per la famiglia della signora P.F.: questi inattesi ospiti, alla presenza della donna, della madre di lei e di una amica di quest’ultima, minacciarono il marito facendo riferimento all’incolumità dei loro figli e della stessa villa anticipando che l’avrebbero fatto crollare come “le torri gemelle”. Sentendosi fortemente intimidita e minacciata per i pericoli paventati circa l’incolumità dei propri figli e della propria proprietà, la moglie del rappresentante di commercio accettò col marito la richiesta avanzata nella circostanza da questi due uomini provenienti dalla provincia di Caserta. Consisteva nella cessione della propria villa a favore di questi ultimi e delle rispettive mogli. Trascorse neppure una settimana e la donna residente a San Remigio a Formia, “sotto costante minaccia e controllo da parte di questi due uomini”, fu costretta a recarsi insieme al marito, A.P., presso un notaio di Caserta. Per fare cosa? Venne perseguito l’obiettivo per il quale c’era stata una settimana prima quell’incursione notturna a Formia: la stipula di un rogito di compravendita con cui l’immobile di San Remigio fu ceduto, ovviamente senza alcuna corresponsione reale del prezzo, a favore dei due uomini e delle rispettive mogli.

P.F., una volta ripresasi dallo stato di terrore che l’aveva portata a trasferire ingiustamente e contro la sua volontà la sua villa di San Remigio, presentò una denuncia con l’ipotesi di reato di tentata estorsione alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Diede mandato ad un professionista locale di promuovere anche una causa civile con cui far annullare l’atto di compravendita per vizio del consenso. Il procedimento penale per estorsione avviato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere fu concluso “frettolosamente” con un decreto di archiviazione in quanto non sarebbero emersi elementi certi sull’estorsione denunciata dalla donna. Il procedimento civile per riappropriarsi delle villetta venduta sotto la minaccia di due pistole fu promosso inizialmente davanti al Tribunale di Gaeta nel 2015 ma, dopo la sua soppressione, venne trasferito presso quello di Latina che, dopo un contenzioso durato quattro anni, arrivò ad una prima ed inseguita conclusione da parte della coppia formiana: l’annullamento del rogito di compravendita stipulato davanti il notaio di Caserta.

Il Tribunale di Latina correttamente e coraggiosamente (nonostante l’archiviazione del procedimento penale per tentata estorsione aperto davanti la Procura di Santa Maria Capua Vetere) ordinò la restituzione della villa a favore dei legittimi proprietari e, nello specifico, della donna. Purtroppo la gioia della 56enne di avere recuperato la propria abitazione, frutto di una vita di sacrifici, durò davvero poco. Trascrivendo la sentenza presso la Conservatoria dei registri immobiliari di Latina, P.F. scoprì che il legale di Formia che all’epoca l’assisteva (poi citato in causa per colpa professionale ed il procedimento è tuttora pendente davanti il Tribunale civile di Cassino) aveva omesso di trascrivere la domanda di annullamento. Ma scoprì dell’altro: l’immobile, prima della positiva sentenza civile del Tribunale di Latina, era stato pignorato per presunti debiti pregressi e, tra questi, un residuo di un contratto di mutuo stipulato dagli stessi estortori della donna.  Cosa avevano fatto? Semplice, avevano messo a garanzia proprio la villa ingiustamente sottratta con le minacce a P.F.

Insomma i due pretendenti la villa di San Remigio nel momento avevano maturato la convinzione di perdere l’immobile con la causa civile trasferita davanti il Tribunale ci Latina, l’avevano “Utilizzato” per ottenere, tramite un mutuo, la somma di 450mila euro, accollandosi il pagamento di una rata mensile ingente di 5000 euro. In effetti, anche la concessione del mutuo da parte di un istituto di credito marchigiano avente sede a Napoli sarebbe avvenuta, come accertato da un consulente contabile nominato dalla donna, in modo assolutamente anomalo. Il notaio di Caserta, per una strana coincidenza, è risultato essere lo stesso che aveva stipulato l’atto di compravendita (poi annullato) con il mutuo concesso dalla banca senza che fosse mai stato eseguito un sopralluogo sull’immobile e senza che neppure vi fossero le condizioni di merito creditizio richieste dalla Banca d’Italia.

La donna, disperata, si trovò la propria casa all’ asta per debiti che non erano suoi (ma maturati dagli autori dell’aggressione del marzo 2004) e decise di promuovere numerose azioni civili e penali con gli avvocati Arnaldo Faiola, Nicola Campana, Ferdinando Iazzetta per bloccare e impedire che la villetta venisse venduta all’asta. Formalizzando un’altra scoperta niente male: la banca marchigiana che aveva concesso il mutuo agli aguzzini della donna lo trasferì il 20 luglio 2018 per l’importo rimasto insoluto di oltre 400mila euro alla “Maior SPV srl”, società che nello stesso anno subentrò nella procedura di esecuzione del Tribunale di Cassino all’istituto di credito marchigiano. Quella che dall’inizio poteva apparire come una normale cessione di credito tra un istituto bancario e una società, la Maior SPV srl, operante nel settore finanziario, si è trasformato nel corso dei diversi giudizi civili un vero e proprio “giallo”.

E’ stato chiesto alla “Maior Spv srl” di produrre il contratto di cessione del credito intercorso e le richieste anche del Tribunale di Cassino sono rimaste inevase al punto da far sorgere sospetti sulla effettività della cessione del credito. Si tratta di sospetti che hanno portato la Procura della Repubblica di Milano ad indagare nelle ultime settimane proprio sulle società del gruppo SPV di cui fa parte la Maior. Il magistrato titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Francesca Crupi, ipotizza che dietro dietro queste società vi siano speculatori anonimi o grandi organizzazioni criminali che riciclano enormi proventi del narcotraffico a livello internazionale. Ora ad assistere la 56enne donna di Formia c’è uno dei migliori penalisti della provincia, l’avvocato Luca Scpione. Ha chiesto di incontrare il PM milanese, lo stesso che sta indagando sulla legittimità delle attività di cessione di credito svolte del gruppo “SPV”, “atteso che i debiti “cartolarizzati” vengono, secondo l’ ipotesi investigativa, impacchettati e venduti proprio durante la fase delle aste giudiziarie che la procura ambrosiana sospetta essere canali di riciclaggio grazie a spregiudicate alchimie finanziarie di commercialisti, notai e professionisti”.

La 56enne donna di Formia, a fronte dei sospetti che riguardano la cessione di credito che sta portando avanti la procedura esecutiva per la quale la sua villa sarà all’asta (dopo due tentativi andati deserti) il prossimo 5 settembre, chiarisce di “andare fino in fondo a questa storia che la perseguita da anni” e, convinta della illegittimità della cessione di credito, ha chiesto alla dottoressa Crupi di sequestrare tutti gli atti della procedura esecutiva, così da impedire che la villa, a causa di una cessione di credito che nasconde altre attività poco lecite, venga venduta all’asta!

“Spero – ha concluso la signora P.F. – che la procura di Milano intervenga subito. È inaccettabile che mi venga tolta la casa per debiti che non sono i miei e dopo essere stata vittima di una estorsione e, da ultimo, di alchimie finanziarie che hanno sino ad ora ingannato i giudici civili che si sono pronunciati sulla vicenda”.

Share