LATINA – Dodici anni di carcere. E’ la durissima condanna che dovrà scontare Alessandro Frateschi, l’ex docente professore di religione del liceo scientifico “Ettore Majorana” oltre che diacono di Terracina accusato aver abusato sessualmente cinque suoi ex alunni minorenni. Ad emettere venerdì la sentenza è stata il Gup del Tribunale di Latina Laura Morselli al termine di un rito abbreviato condito da molte polemiche e da un arresto bis di Frateschi mentre inizialmente si trovava dal luglio 2023 agli arresti domiciliari. La dottoressa Morselli ha sostanzialmente confermato la requisitoria della Procura che per l’ex diacono, nel frattempo sospeso dalla Curia subito dopo il suo primo arresto, aveva chiesto una condanna a 9 anni e 4 mesi di carcere. E le accuse nei confronti dell’ex prof di religione sono state davvero pesanti e circostanziate.
L’uomo è stato accusato di aver instaurato un rapporto confidenziale con alcuni dei suoi ex studenti avviando un intenso rapporto telematico con messaggi espliciti a sfondo sessuale per poi cercando approcci fisici con alcune delle sue vittime. Al termine del processo ad esternare un pizzico di soddisfazione, misto a rabbia e dolore, è stato l’avvocato Nicodemo Gentile, il legale di parte civile che rappresentava alcune vittime e la stessa garante dell’infanzia della Regione Lazio Monica Sansoni. “A differenza di molti noi ci mettiamo la faccia, sempre e comunque- ha dichiarato Gentile- È un primo passo verso la giustizia”.
Non si è fatta attendere un’importante, chiara e netta presa di posizione della Curia di Latina: “Come quando abbiamo avuto conoscenza dei delitti commessi, a gennaio dello scorso anno, anche ora confermiamo il nostro dolore per le sofferenze procurate alle giovani vittime e alle loro famiglie. A loro esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà”.
“Nel pieno rispetto della libertà di ciascuno”, il vescovo Mariano Crociata ha confermato, dopo la conclusione del rito abbreviato, la sua disponibilità a incontrare i giovani e le loro famiglie. E’ stata, questa, una “possibilità preclusa sin dall’inizio a causa dell’immediato avvio dell’inchiesta giudiziaria, con la naturale conseguenza che la Procura della Repubblica di Latina non ha potuto condividere gli atti di indagine con la Diocesi di Latina: identità delle vittime, testimonianze, verbali di interrogatori e accertamenti tecnici”.
In ogni caso, durante le indagini preliminari, la stessa Diocesi ha sempre “garantito la piena e concreta collaborazione agli inquirenti, ai quali va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto in questo caso”. Sempre nella giornata di venerdì Monsignor Crociata ha aggiornato il Dicastero per la Dottrina della Fede, competente a giudicare questo genere di reati, presso cui è incardinato il processo canonico avviato lo scorso anno, secondo le procedure fissate dalle normative della Santa Sede.
Per il direttore dell’ufficio comunicazioni sociali Remigio Russo “In tutto questo periodo alla Diocesi di Latina non è pervenuta alcuna segnalazione per approfondire altri spunti di indagine di interesse canonico. Naturalmente la Diocesi è pienamente disponibile ad accogliere qualsiasi altra segnalazione o informazione che dovesse essere presentata”.