TERRACINA – Ha avuto un’eco anche nella sentitissima festa patronale della Madonna del Carmelo di Terracina la pesantissima sentenza del Gup del Tribunale di Latina Laura Morselli che, andando oltre la già severa requisitoria del sostituto procuratore Giorgia Orlando (aveva chiesto tre anni in meno), ha condannato a dodici anni di carcere, Alessandro Frateschi, l’ex diacono ed ex professore di religione di Terracina del liceo scientifico “Ettore Majorana” di Latina accusato di violenza sessuale sui alcuni suoi studenti, su un minore che si trovava in una casa famiglia e sul figlio di amici. Se i genitori di alcune delle vittime di Frateschi e le stesse parti civili avevano lamentato l’indifferenza della Chiesa una volta esploso il caso, una risposta, inevitabile, è arrivata sabato sera dall’omelia officiata a Terracina dal Vescovo di Latina Monsignor Mariano Crociata in occasione della Concelebrazione eucaristica che di fatto ha concluso il ricco programma religioso in onore della madonna del Carmelo.
Le parole del Presule della Chiesa del capoluogo sono appare assai sferzanti e severe nei confronti dell’ex diacono di Terracina: “Non possiamo far finta di lasciarci alle spalle tutto ciò che riempie la nostra vita, nel bene e nel male, là fuori, nelle case e per le vie della nostra città. In questi giorni un peso in particolare ci opprime il cuore per i fatti dolorosi che sono alla ribalta della cronaca – ha esordito Monsignor Crociata – che hanno come comune denominatore la profanazione del corpo e della coscienza di piccoli. Siamo invitati a fare nostro il dolore della Madona, poiché non potrebbe esserci sincera devozione nell’indifferenza verso questo dolore di madre. Questa partecipazione si deve estendere, anche da parte nostra, a tutte le vittime, alle loro mamme e ai loro papà. Non ci sono parole per esprimere adeguatamente la gravità di quanto è avvenuto e la pena per le sue devastanti conseguenze”.
Il monito del Vescovo di Latina è stato chiaro: “Questo dovrebbe essere un tempo di riflessione e di riserbo, affinché il male che ha trovato spazio in mezzo a noi abbia a fermarsi e ad essere eliminato. Per questo nessuno deve sentirsi semplicemente a posto, per il fatto che, grazie a Dio, personalmente non ha nulla a che fare anche solo con simili pensieri. Bisogna infatti sentire tutti – ha aggiunto il Vescovo – la responsabilità nel fare parte di un ambiente segnato da tali gravissimi maltrattamenti. Deve essere accresciuto, pertanto, l’impegno di tutti e di ciascuno per un’opera educativa sempre rispettosa della persona, particolarmente quando è più piccola e fragile”. Monsignor Crociata rigetta il senso di scandalismo che si è creato a questo gravissimo fatto di cronaca e da par suo ha trovato e indicato una soluzione: “Serve al contrario apprezzare che il male è stato individuato, circoscritto e tolto di mezzo. Il problema non è soltanto il male che viene a galla, perché una volta riconosciuto e individuato esso può essere contrastato”.
“Il problema – ha specificato – è il male nascosto, non visto ma ferocemente operante nel cuore e nella vita delle persone. Per questo dobbiamo renderci non sospettosi, né maldicenti o pettegoli, ma vigilanti e retti in tutto e con tutti”. Monsignor Crociata poi ha commentato un passo della Bibbia, tratto dalla prima lettura del profeta Geremia, che si legge in tutte le chiese domenica 21 luglio. Per Monsignor “Guai ai pastori”” è una “parola terribile”, pronunciata dal profeta , “si rivolge in primo luogo a noi ministri della Chiesa, quando non svolgiamo adeguatamente il nostro servizio o ce ne serviamo per altro. Dobbiamo sentire la minaccia che pende su di noi quando ci allontaniamo dall’unico compito della ricerca del bene dei fedeli a noi affidati. E tuttavia dobbiamo aggiungere che questo non esonera nessun altro dalla responsabilità che porta, sia egli docente, catechista, capo, educatore, o semplicemente adulto in qualsiasi genere di lavoro lo veda occupato. Ci sono responsabilità che condividiamo tutti, e questo è certamente il caso dell’educazione e dell’accompagnamento alla crescita delle nuove generazioni, perché il solo fatto di essere adulti ci conferisce un peso e un compito nei confronti dei più giovani. Per questo non dobbiamo dimenticare l’opera straordinaria svolta, proprio in questi mesi, da preti, religiosi e laici giovani e adulti, con le attività di animazione e di formazione cristiana nei campi estivi che raccolgono in una esperienza felice migliaia di bambini, ragazzi e giovani. Dobbiamo essere grati a loro e al Signore”.
Concludendo la sua omelia, Monsignor Crociata ha chiesto l’intercessione della Madonna del Monte Carmelo di suscitare di “lenire il grande dolore che si è consumato nel nostro cuore per il male che si è consumato e ….di coltivare in noi il desiderio di seguire il buon pastore e di lasciarci guidare, tutti, pastori e fedeli, dalla sua parola, dalla sua volontà, dal suo amore puro e sincero, che vuole il bene di ciascuno dei suoi discepoli.”