Il Mausoleo Atratino di Gaeta vede la luce, essendo infatti prevista per sabato 27 Luglio in prima serata (ore 21) un’apertura straordinaria del sito. L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto “Gaeta Città della Cultura” che promuove la fruizione sinergica annuale dei monumenti cittadini. In tale occasione il Ministero della Cultura, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina insieme all’Amministrazione Comunale di Gaeta intendono offrire un momento culturale di aggregazione e sensibilizzazione all’interno di uno dei monumenti simbolo della storia del territorio. Il primo intervento, con fondi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina del Ministero della Cultura, diretta da Alessandro Betori, ha consentito di effettuare la pulizia del monumento da vegetazione e guano, oltre alla sistemazione degli accessi e del piazzale e alla realizzazione di un rilievo grafico e topografico del sito. Nell’ambito dei fondi destinati alla programmazione triennale dei lavori pubblici 2023-2025, sono previsti per il prossimo anno nuovi interventi di restauro conservativo finalizzati alla pubblica fruizione.
«Con questo intervento di bonifica, – commenta il sindaco Cristian Leccese – si pone in risalto un Bene dall’ alto valore storico presente sul nostro territorio, andando ad evidenziarne ulteriormente la sua struttura monumentale attraverso una illuminazione che rende merito alla maestosità dell’edificio. Un lavoro questo, importante per un sito caratterizzato da un significativo legame con la città e col quartiere che da esso prende il nome, poiché la tomba ha partecipato alle varie vicende storiche di cui la città è stata protagonista nella storia. Prosegue dunque come da programma di governo l’efficace azione in ambito culturale di questa Amministrazione che, per quanto riguarda i nostri Beni, ha da subito posto tra gli obbiettivi l’accessibilità, sempre più un indicatore dell’accoglienza e della qualità di una città. Naturalmente ringrazio per il determinante apporto e la fattiva sinergia la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina, il cui prezioso e competente lavoro può essere apprezzato da tutti».
«La serata – aggiunge il delegato alla cultura Gennaro Romanelli che segue il progetto, – rappresenta anche un’opportunità di aggiornamento per visitatori, cittadini e addetti ai lavori su quelli che sono i piani di valorizzazione futura del bene. Il lavoro svolto dalla Soprintendenza rappresenta un passo decisamente significativo mirato alla valorizzazione di un monumento simbolo della città finalizzato a future aperture, non sporadiche, al pari di altri siti storici e culturali di notevole interesse e richiamo già compresi in un circuito di pubblica fruizione promosso da questa Amministrazione».
Il Mausoleo di Lucio Sempronio Atratino è un monumento simbolo della città, sepolcro a tumulo, tra i più grandi insieme al Mausoleo di Augusto quanto a dimensioni, di grande importanza storica e archeologica anche per le vicende belliche che l’hanno visto protagonista della più recente storia gaetana. Realizzato nella seconda metà del I secolo a.C., il sepolcro a tumulo attribuito a Lucio Sempronio Atratino, di imponenti dimensioni (alt. 13 m, diam. circa 33m, circ. 114 m), è costituito da un cilindro in origine destinato a contenere un riempimento terroso che domina il versante settentrionale del colle, nel quartiere di Porto Salvo a Gaeta. Lungo il perimetro del monumento si snoda un corridoio radiale coperto da volta botte, sul quale si aprono gli accessi delle tre camere rivestite con paramento in opera reticolata, mentre il lato ovest è occupato da una cisterna. Una scala conduceva all’attico, dalla quale si godeva di un’ampia vista sulla villa di Atratino, i cui possedimenti si estendevano probabilmente fino al mare.
Il monumento si presenta oggi privo degli originari blocchi di rivestimento, in parte riutilizzati per la costruzione del campanile della Cattedrale di Gaeta, realizzato a partire dall’anno 1148. Tra gli elementi di reimpiego visibili nella torre campanaria si conserva l’iscrizione frammentaria L(ucius?) Atrat[in-] (CIL X, 6138) e alcune delle metope del fregio dorico, elementi decorativi associati alla vita del personaggio. Il sepolcro – noto anche con la denominazione di “Mole Atratina” – tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo fu teatro di avvenimenti bellici, che ne hanno determinato numerose trasformazioni e la distruzione di parte della struttura. Nel Novecento venne utilizzato come ricovero di animali da pascolo.