FORMIA – Sono stati tantissimi gli avvocati del sud pontino (ma anche l’ex giudice Beniamino Russo) a rendere l’ultimo tributo in occasione dei suoi funerali a Francesco “Checco” Rubino, il legale di 94 anni di Formia scomparso giovedì in seguito ad una lunga malattia. Le esequie del professionista e dell’ex consigliere comunale Dc si sono svolte presso la chiesa parrocchiale della Madonna del Carmine e tutti i partecipanti, stringendosi attorno ai figli e agli altri familiari dell’avvocato, hanno riconosciuto le qualità di professionista preparato, corretto e soprattutto disponibile nei confronti del prossimo, doti che l’avvocato Rubino ha avuto modo di mettere in pratica quando nell’autunno 1993 accettò di candidarsi a sindaco per la morente Democrazia Cristiana.
Erano quelle le prime amministrative svolte con l’elezione diretta del primo cittadino e l’avvocato Rubino decise di essere in lizza nonostante non avesse i favori del pronostico per la vittoria finale. Li aveva il candidato della coalizione di centrosinistra “Progetto per Formia”, Sandro Bartolomeo, anch’egli venerdì tra i partecipanti ai funerali dell’avvocato Rubino in cui l’amministrazione comunale in carica, fosse composta da non pochi avvocati, ha ritenuto opportuno legittimamente non parteciparvi e tantomeno esprimere il proprio cordoglio attraverso comunicazioni pubbliche ed ufficiali.
A distanza del voto amministrativo di 31 anni uno dei partecipanti alle primarie del centro sinistra Francesco Carta rivela un aneddoto che sintetizza efficacemente la statura morale e comportamentale dell’avvocato Rubino: “Gli era toccata la candidatura a Sindaco per la Dc nel dicembre del 1993. Quel partito era stata travolto dalle inchieste della magistratura, la città – come titolavano i quotidiani dell’epoca – era allo sbando. Perfino i sacerdoti di tutta la forania di Formia rivolgevano un appello ai cittadini, esortandoli a scegliere buoni programmi e candidati onesti, senza scambiare diritti per favori. I candidati sindaci erano sette, i più papabili erano Francesco Rubino, Sandro Bartolomeo e Mimmo Paone. Tre mesi prima avevamo fatto le primarie io e Sandro Bartolomeo. Le vinse Bartolomeo con circa trecento voti di scarto ma erano venuti a votare in cinquemila”.
“Fu un avvenimento senza precedenti, di partecipazione autentica – ha ricordato Carta sui social – il 5 dicembre, in occasione del ballottaggio, Bartolomeo fu eletto sindaco di Formia. Rubino, da galantuomo qual era, si complimentò con lui e con tutti noi della maggioranza. Per la prima volta il Consiglio Comunale di Formia eleggeva il Presidente del Consiglio. Il mio nome era cominciato a circolare mesi prima delle elezioni e anche per effetto delle primarie, ero stato eletto alle elezioni vere con 1.648 preferenze. E cosi apparve naturale la mia candidatura: fui eletto Presidente del Consiglio Comunale all’unanimità. Anche l’opposizione, soprattutto ‘Checco’ Rubino e Mimmo Paone furono d’accordo, ma Rubino fece una cosa in più. Aveva acquistato una campanella ad Agnone, alla fonderia “Marinelli”, la più antica d’Italia, famosa ancora oggi per la qualità delle campane che costruisce. Mi chiamò al telefono e ci demmo appuntamento in Comune. Venne con un pacchettino e mi disse: questa è per te, con tantissimi auguri di buon lavoro“.
Era la piccola campanella che avrei dovuto usare in Consiglio. Questi erano i rapporti in quell’epoca tra gli avversari politici, i quali si rispettavano, partecipavano con impegno alle sedute delle commissioni e del Consiglio, anche perché, dopo le dolorose vicende giudiziarie, erano consapevoli di dover riguadagnare dignità e fiducia nelle istituzioni cittadine. Ancora oggi, molti ricordano che fu una buona amministrazione, frutto di un clima formidabile di confronto sui problemi della città. La campanella ce l’ho ancora, così come conservo il ricordo di Francesco Rubino, una persona per bene”. – ha concluso l’ex presidente dell’assemblea.