Cronaca

Violenza sessuale su un’allieva finanziera, coinvolto anche un capitano 33enne di Formia

FORMIA – C’è anche un capitano della guardia di Finanza di Formia, di 30 anni, tra i quattro militari coinvolti nell’ambito di una delicatissima indagine della Procura ordinaria e di quella militare partita dalla denuncia di un’allieva finanziera della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza che si trova a Coppito, non molto lontano dall’Aquila, in Abruzzo. La giovane, 24 anni di origini della provincia di Taranto, al primo anno di corso, ha denunciato di essere stata violentata da un capitano di 33 anni originario, invece, della Sicilia. Per lui l’accusa è di violenza sessuale e lesioni aggravate. Il capitano sarebbe stato incastrato – stando alle ipotesi – da una chat creata su whatsapp in cui lo stesso si confrontava con altri tre parigrado su quanto avvenuto. Tra i parigrado anche il finanziere formiano di 30 anni, che non avrebbe denunciato quanto era a conoscenza, di un 30enne di Battipaglia, in provincia di Salerno, e di un 29enne di Pescara.

Tutti e quattro sono indagati in concorso per maltrattamenti. Il Comando generale della Guardia di Finanza ha avviato subito le proprie indagini disponendo il trasferimento sia del capitano, indicato dalla vittima come l’autore delle violenze, sia degli altri tre militari che, seppur a conoscenza degli episodi, non avrebbero formalizzato alcuna denuncia.

La ragazza ha dichiarato di essere stata adescata con la promessa di aiuti per il superamento degli esami. L’episodio chiave si sarebbe verificato lo scorso maggio quando l’allieva tarantina sarebbe andata a casa dell’ufficiale, alla periferia dell’Aquila. È stato lì che il capitano 33enne l’avrebbe aggredita. La ragazza ha raccontato di essere stata presa per i capelli, spinta con la testa sul tavolo del salotto e colpita con forza sui glutei, prima di essere costretta a subire l’atto sessuale, nonostante dice di aver opposto il suo rifiuto. In quella circostanza l’ufficiale istruttore avrebbe detto all’allieva: “Questo è solo un assaggio di quello che ti farò provare se sabato non ti farai punire”. Lei avrebbe risposto: “Non è il contesto quindi non voglio”.

I quattro istruttori indagati avrebbero creato – ed un altro filone dell’inchiesta agli inizi – un gruppo WhatsApp in cui condividevano foto e commenti sulle allieve. Nella chat giravano messaggi del tipo: “È troppo bona, la caccia è aperta per punirla…”. Gli smartphone e i computer dei quattro istruttori sono stati sequestri mentre sono in corso di identificazione le allieve citate nelle chat e presunte vittime di molestie.

Per il momento gli avvocati che difendono il capitano siciliano indagato, Cesare Placanica e Maria Leone, hanno deciso di non commentare “restando fiduciosi sull’esito dell’indagine. Anche il trasferimento dell’ufficiale disposto dai vertici del Corpo ci è sembrato – hanno detto una misura utile a consentire un’indagine più serena”. Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare anche gli ufficiali che prenderanno il posto di quelli trasferiti e assegnati a svolgere incarichi operativi in altre regioni.

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