Ambiente

“A mio figlio autistico negato un gelato su un lido di Formia”, la denuncia accorata di una madre

FORMIA – Nel calore estivo delle coste di Formia, una giornata che doveva essere di svago e serenità si è trasformata in un episodio di intolleranza e discriminazione. La madre di un bambino autistico, ha raccontato su Facebook una storia che ha sconvolto e indignato molti, richiedendo l’attenzione della comunità e dei media.

La signora e suo figlio erano in un lido quando hanno deciso di prendere un gelato al bar. Il bambino, con il suo entusiasmo e la sua energia, ha attirato l’attenzione del gestore del bar, il quale ha deciso di negargli il gelato. Incredula e turbata, si è avvicinata per chiedere spiegazioni, ricevendo in risposta parole fredde e discriminanti: “Il bambino si muoveva troppo e ce ne dovevamo andare”.

Nessuno tra i presenti ha avuto il coraggio di intervenire per calmare la situazione o difendere la dignità del bambino e della sua mamma. Solo una signora avvocato, accompagnata dalla sua bambina, ha cercato di consolare il piccolo donandogli un giochino. Un piccolo gesto di solidarietà che ha ricambiato offrendo un gelato alla figlia dell’avvocato.

La vicenda non si ferma qui. Il gestore del bar non solo ha mostrato intolleranza verso il bambino autistico, ma, come racconta, aveva negato l’acqua anche ad una bambina di colore, figlia di una lavoratrice nigeriana presente sulla spiaggia. Un comportamento che dimostra una chiara mancanza di umanità e rispetto verso chiunque non rientri nei suoi rigidi e ingiustificabili criteri di accettabilità.

Di fronte alle lacrime del suo bambino e all’incomprensione generale, ha cercato di spiegare a suo figlio e ai passivi spettatori che, purtroppo, esistono persone incapaci di accogliere e valorizzare la diversità. “Mi chiedo diverso da chi?” scrive, sottolineando che suo figlio, nonostante le difficoltà di eloquio, ha un cognitivo funzionante, non è aggressivo e viene costantemente stimolato verso l’autonomia.

La signora Saulo conclude il suo post con un appello accorato: “Accogliete, includete, non differenziate, non etichettate. Le diagnosi evolvono. Ma le persone senza cuore no”. Chiede che la sua storia venga ascoltata e diffusa, non solo per il suo bambino, ma per tutte le famiglie che quotidianamente affrontano le sfide della neurodivergenza.

Questo episodio mette in luce una problematica sociale grave e diffusa: la mancanza di sensibilità e inclusività verso le persone con disabilità. È un richiamo urgente a tutti noi affinché ci impegniamo a costruire una società più accogliente e rispettosa, dove ogni individuo, indipendentemente dalle sue caratteristiche, possa sentirsi valorizzato e accettato.

È fondamentale che storie come quella di vengano raccontate e ascoltate, affinché l’indifferenza e l’intolleranza possano lasciare il posto alla comprensione e alla solidarietà. Solo così potremo sperare in un mondo migliore, più giusto e umano per tutti.

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