GAETA -Torna in sella l’ultima gestione della cooperativa edilizia Mila di Gaeta. Il Tar sezione di Latina si pronuncerà nel merito con l’udienza camerale già fissata per il prossimo 10 dicembre ma lo stesso presidente della prima sezione Riccardo Savoia con un decreto monocratico ha sospeso tutti gli atti che avevano portato la società ad essere commissariata niente meno che dal direttore generale del Dipartimento dei servizi interni, finanziari, territoriali e di vigilanza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La querelle riguardante questa importante società edile di Gaeta è davvero complicata, condita da veleni interni, da accuse pesanti (distrazione di fondi e finanche di riciclaggio) per le quali ha indagato e sta indagando il gruppo di Formia della Guardia di Finanza sotto il coordinamento della Procura della Repubblica. Il presidente Savoia con un decreto monocratico ha accolto ora il ricorso dell’avvocato Luca Scipione che per conto dell’ ultimo presidente della “Mila” Erasmo Valente e di 31 soci della cooperativa ha contestato apertamente la decisione dell’ex Ministero dello Sviluppo economico (ora delle Imprese e del Made in Italy) di ordinare una verifica ispettiva prima e di commissariare la stessa società con la nomina del commissario di governo nella persona del commercialista romano Cris Pino Cherubini.
L’avvocato Scipione, presentando una “valanga” di motivi aggiuntivi, ha definito innanzitutto illegittimo il via alla verifica ispettiva avviata nel dicembre 2022 e concretizzatasi il 2 agosto dell’anno successivo. Ma il Tar è stato chiamato a pronunciarsi in un primo momento sulla decisione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy di commissariare la società edile di Gaeta con il decreto direttoriale numero 2 del 29 febbraio scorso e, con motivi aggiunti presentati il 18 luglio, la decisione del Ministero di prorogare il Commissariamento della “Mila”. Il presidente Savoia con il decreto monocratico numero 00168/2024 pubblicato il 3 agosto ha recepito alcuni dei motivi aggiuntivi secondo i quali il commissariamenti della “Mila”, semmai fosse legittimo, avrebbe dovuto avere una durata massima di 90 giorni. E invece il direttore generale dell’ex Mise il 29 maggio scorso, nonostante fosse stato informato della forzatura operata con il suo precedente atto del 29 febbraio, ne ha adottato un altro firmando il decreto numero 10/GC/2024 e prorogando, appunto, il commissariamento sino al 29 settembre prossimo.
Naturalmente a questo durissimo contenzioso, che nasconde interessi miliardari nel settore immobiliare in diverse località di Gaeta, stanno partecipando davanti il Tar l’avvocatura dello Stato per conto del commissario di governo e tre soci della stessa cooperativa- Giovanni Spinosa, Claudio Di Santo e Filomena D’Angelis – che, assistiti dagli avvocati Cinzia Di Marco, Angela Valente, Chiara Di Nitto, Alberto Barbaro, Debora Sparagna e dal professor Manlio Formica, stanno condividendo il precedente management (quello finito sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza e della Procura di Cassino) della cooperativa quando la stessa era presieduta da Almerindo Norcia con l’avallo di alcuni strettissimi familiari. L’operato del commissario Cherubini è stato censurato dall’avvocato Scipione nei suoi mortivi aggiuntivi, ora accolti dal decreto monocratico del presidente della prima sezione di Latina del Tar del Lazio.
Lo scorso 31 maggio nel corso dell’assemblea straordinaria e ordinaria della cooperativa “Mila”, rispondendo ad alcuni soci, evidenziò che “nessuna azione verrà da lui intrapresa prima dell’udienza del Tar” del 10 luglio 2024, quella poi rinviata in sede collegiale al 10 dicembre prossimo “per consentire ai ricorrenti di proporre motivi aggiunti avverso il decreto direttoriale n. 10/GC/2024 del 29.5.2024. Quello che è successo dopo l’ha messo per iscritto l’avvocato Scipione: “Qualche giorno dopo la celebrazione dell’udienza e, precisamente, nella mattinata del 15 luglio 2024 il commissario governativo, nonostante la gestione ordinaria fosse terminata il 10 luglio scorso alla luce del decreto direttoriale n. 10/GC/2024 del 29.5.2024, unitamente all’ ingegnere Riccardo Ianni, si è recato presso gli alloggi dei soci D’Angelis Filomena, Spinosa Giovanna e Di Santo Claudio per verificare la regolarità urbanistica e la conformità catastale dell’immobile intendendo procedere alla stipula dell’atto di assegnazione, così come rappresentato ai soci ricorrenti Valente e Antonelli nel corso del sopralluoghi anzidetti”.
Lo stesso giorno, il 15 luglio scorso, il commissario Cherubini fu invitato e diffidato dal procedere alle assegnazioni, avvertendo che, in difetto, “i soci ricorrenti si sarebbero visti costretti, in caso di annullamento da parte del Tar del decreto di nomina commissariale e di proroga, a promuovere tutte le azioni di legge e di ragione, ivi compresa pure quella conseguente di risarcimento danni”. A questa diffida il commissario governativo, “in aperta violazione dei doveri di diligenza, lealtà, trasparenza, imparzialità e buona condotta a cui è soggetto quale pubblico ufficiale nominato con decreto direttoriale 2/GC/2024 del 29.2.2024, non ha dato nessun riscontro procedendo ulteriormente, come se si trattasse di attività da espletare per conto di tre soci a dispetto dell’intera platea sociale, nello svolgimento delle attività propedeutiche alla stipulazione delle assegnazioni”. Si tratta di accuse gravi che, se confermate, getterebbero ombra sull’operato di un commissario nominato da un Ministero importante del governo Meloni.
Cherubini non rispose ed il 17 luglio, il presidente Valente e l’intero (quasi) Cda “sfrattato” dal direttore generale dell’ex Mise inviarono proprio a quest’ultimo una diffida affinché invitasse il commissario nominato a non rilasciare “atti autorizzativi di qualsiasi genere e natura per consentire la stipulazione degli atti di assegnazione con i soci D’Angelis Filomena, Spinosa Giovanna e Di Santo Claudio della “Mila società Cooperativa Edilizia”. Queste lagnanze sono state accolte in questa prima fase dal giudice Savoa nel momento in cui l’avvocato Scipione ha ipotizzato l’esistenza del presupposto del periculum in mora e l’ha motivato pure sul piano sostanziale al presidente della prima sezione del Tar di Latina: “…E’ innegabile che, qualora gli atti impugnati e, in particolare, il decreto direttoriale di nomina del commissario governativo e di proroga non venissero sospesi, la società dei ricorrenti si ritroverebbe, con la chiusura dei contenziosi promossi da Norcia Almerindo e dai tre soci morosi, i quali, alla scadenza del periodo commissariale prorogato di tre mesi col Decreto Direttoriale n. 10/GC/2024 del 29 maggio 2024, avranno, questi ultimi, ottenuto l’assegnazione definitiva delle unità immobiliari malgrado la morosità. Senza sottacere, inoltre, che con la assegnazione dell’immobile alla D’Angelis Filomena verrebbe, da un lato, a cessare la materia del contendere riguardo alla domanda riconvenzionale di circa 300mila euro promossa dalla cooperativa Mila nel giudizio civile azionato dalla D’Angelis Filomena e pendente (r.g. 31518/2023) dinanzi al Tribunale per le Imprese di Roma cagionando una conseguente e corrispondente grave perdita economica per la cooperativa e per la platea sociale oggi ricorrente. Dall’altro, verrebbe consentito alla stessa di conseguire con l’ assegnazione definitiva dell’ immobile l’utilità eventualmente perseguita con le condotte esposte nell’atto di denuncia e querela sporta da Valente Erasmo e per cui è in corso attività di indagine da parte della Procura della Repubblica di Cassino”.
E questa nuova ipotesi di reato per la quale il sostituto procuratore Francesca Fresch ha fascicolo aperto sulla sua scrivania è l’autoriciclaggio…