FORMIA – “Gimbo è partito e va meglio”. Era previsto nel pomeriggio di ieri l’arrivo a Parigi di Gianmarco Tamberi, uno dei due portabandiera della spedizione italiana alle Olimpiadi che nell’(ultima) settimana trascorsa presso il centro di preparazione olimpica “Bruno Zauli” di Formia prima di volare nella capitale francese ha avuto un problema fisico e, nella fattispecie, un calcolo renale che lo ha costretto a ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale “Dono Svizzero”. Che il peggio per il campione olimpico e mondiale del salto in alto sia fortunatamente passato ce lo ha dichiarato via Whattsapp il direttore tecnico del Centro di preparazione olimpica “Bruno Zauli” di Formia, il bis-campione olimpico di canottaggio Davide Tizzano che si trova a Parigi in qualità di presidente della federazione internazionale organizzatrice dei Giochi del Mediterraneo.
Tamberi e tutto il suo staff – in testa il suo allenatore Giulio Ciotti – hanno lasciato Formia di buon mattino e, dribblando i numerosi cronisti che si sono dati appuntamento davanti il Cpo “Bruno Zauli”, si sono diretti all’aeroporto di Fiumicino con destinazione Parigi dove l’attende lo staff medico della Federatletica per fare il punto dopo i malanni denunciati sui social dal campione marchigiano dell’alto. Tamberi avrebbe dovuto lasciare Formia nella giornata di domenica ma ha deciso 24 ore in più per tentare di superare la fase più critica che – secondo quanto trapela dagli ambienti della Fidal e confermato dallo stesso diretto Tizzano – è “abbondantemente passata”. Tamberi un allarme l’aveva lanciato sui social sabato al termine di una settimana trascorsa per effettuare una preannunciata rifinitura iniziata subito dopo essere rientrato dopo aver guidato con Arianna Errigo la squadra italiana in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi di Parigi.
“Incredibile… Non può essere vero. Ieri, 2 ore dopo aver scritto ‘me lo merito’ sui social, ho avvertito una fitta lancinante ad un fianco. Pronto soccorso, tac, ecografia, analisi del sangue…Probabile calcolo renale. E ora mi ritrovo, a 3 giorni dalla gara per cui ho sacrificato tutto quanto, sdraiato in un letto, impotente, con 38.8 di febbre. Sarei dovuto partire oggi per Parigi e iniziare il mio percorso verso questo grande sogno e invece sono stato consigliato di posticipare il volo a domani, nella speranza che, con un po’ di riposo, questo incubo finisca. Non mi resta che aspettare e pregare…Non mi merito tutto questo, ho fatto di tutto per questa Olimpiade, di tutto. Non me lo merito davvero. Una sola cosa è certa, non so come ci arriverò, ma io in quella pedana ci sarò e darò l’anima fino all’ultimo salto, qualsiasi sarà la mia condizione. Lo giuro a voi ma ancora prima lo giuro a me stesso!”.
La Fidal conferma che Tamberi sarà regolarmente mercoledì mattina, alle 10.05, sulle pedane dello Stade de France la ricerca della finale del 10 agosto. Bisognerà superare l’asticella a 2.29, il limite minino per la qualificazione alla finale a cinque cerchi. E che il peggio sia passato lo ribadisce anche il dottori Andrea Billi, il responsabile dello staff medico della Fidal:”Quel che è successo a Tamberi può succedere a tutti. Soprattutto in estate, col caldo: basta bere poco o alimentarsi in modo non adeguato. Se c’è un calcolo, va espulso. Se la colica è invece stata figlia solo di una piccola costrizione, è un problema risolvibile in fretta. E al limite, pur indeboliti, si può anche gareggiare con la febbre”. E Tamberi sabato a Formia l’aveva quasi a 39.
Intanto la foto postata su Instagram del campione olimpico di Tokyo su un lettino del d-surgery del “Dono Svizzero” ha fatto il giro del mondo anche dal punto di vista sanitario. Per il virologo Fabrizio Pregliaso è un bel messaggio in un contesto ospedaliero per proteggere i fragili e anche se stessi’ – ha detto il direttore della Scuola di specializzazione dell’università Statale di Milano – La mascherina resta uno strumento utile da indossare al bisogno come si fa con gli occhiali da sole. Certo, va utilizzata senza estremismi – ha precisato- ma anche senza che si debbano creare divisioni rispetto all’impiego di un dispositivo che giustamente i direttori sanitari possono ancora chiedere di portare negli ambienti ospedalieri con pazienti a rischio”.
Gimbo, inoltre, “probabilmente voleva anche evitare di prendersi qualcosa in ospedale e magari anche per questo – ha osservato Pregliasco – ha scelto di mettersi la mascherina, così da assicurarsi in qualche modo di restare performante” in vista della partenza per i Giochi di Parigi 2024. E una polemica, a distanza, ha visto contrapposto sul caso Tamberi all’ospedale di Formia anche Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova: “I migliori auguri di pronta guarigione dalla probabile colica renale a Gianmarco Tamberi. Una sola domanda: ma perché un atleta con una colica renale deve mettersi la mascherina come avesse il Covid o altra infezione respiratoria? Chi è che l’ha deciso. Siamo rimasti l’ultimo Paese al mondo che obbliga la gente a indossare una mascherina”.
Forza Gimbo… I migliori auguri dalla nostra redazione!