LATINA – Erano stati i testimoni oculari dell’incidente sul lavoro in seguito al quale il 17 giugno scorso Satnam Singh, abbandonato per strada dopo aver subito l’amputazione del braccio, aveva perso la vita in seguito ad una breve agonia. Ora tre colleghi di lavoro del bracciante indiano di 31 anni, lavoratore a nero presso un’azienda agricola di Borgo Santa Maria a Latina, hanno ottenuto il permesso di soggiorno sul territorio nazionale per “casi speciali”. I tre braccianti hanno potuto ritirare questa autorizzazione presso l’ufficio immigrazione della Questura di Latina. L’hanno fatto lunedì accompagnati da Stefano Morea e Laura Hardeep Kaur, rispettivamente segretario regionale e di Latina-Frosinone per la Flai Cgil Roma.
Per il sindacato il permesso di soggiorno ai tre lavoratori indiani – uno dei quali era stato sentito dal Gip del Tribunale di Latina Molfese insieme alla moglie di Singh – “è un atto di giustizia e civiltà nei confronti di lavoratori che si sono messi a disposizione, raccontando e denunciando quanto era accaduto e rischiando in prima persona – hanno aggiunto Morea e Kaur – Sin dalle prime ore successive al gravissimo ferimento di Satnam abbiamo sperato in questo risultato. Crediamo sia un atto doveroso verso questi lavoratori e necessario per fare piena giustizia e verità su quanto accaduto a Satnam“.
“Anche questa parte della vicenda – hanno proseguito i due sindacalisti – ha messo in evidenza la difficoltà dei tanti lavoratori stranieri, che seppur giunti in Italia con il visto e il nulla osta, si trovano – non per loro colpa – senza contratto e senza permesso di soggiorno e quindi in uno stato di fragilità e ricattabilità estremi, tali da rendere difficile denunciare anche chi li sfrutta o peggio. Per questo e per sanare le distorsioni e le ingiustizie generate dalla Legge Bossi-Fini e dal “Decreto Flussi”, chiediamo che vengano concessi Permessi di Soggiorno per ‘Attesa occupazione’ così da dare sicurezza a questi lavoratori, e metterli nella condizione di poter cercare un lavoro liberi da ricatti, da costrizioni e da paure, liberi di chiedere una paga secondo contratto e di non essere sfruttati”.
“Da oggi – hanno concluso Morea e Kaur – questi tre lavoratori non sono più invisibili e possono lavorare e vivere esercitando nella interezza i propri diritti, ma sono e saranno anche un esempio per tanti altri a superare la paura e il silenzio”.