Lenola / Attentato incendiario sindaco Magnafico: Zizzo e Di Spirito interrogati dal Gip

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LENOLA – Determinati e battaglieri com’era nella previsioni Vincenzo Zizzo e Pasquale Spirito hanno manifestato queste loro riconosciute doti nel corso dei lunghi interrogatori di garanzia che si sono svolti lunedì mattina davanti il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Molfese a 48 ore dalla notifica dell’ordinanza di custodia cautelare (Zizzo è in carcere a Latina, a Di Spirito sono stati concessi gli arresti domiciliari) con cui sono stati accusati, a vario titolo, di aver ideato un danneggiamento ed un attentato incendiario all’utilitaria del sindaco di Lenola Fernando Magnafico, di aver consumato un furto di legna nel terreno espropriato dal Comune per permettere l’ampliamento del locale cimitero e di aver gestito, attraverso una rete di pusher locali, una giro di spaccio tra gli adolescenti del centro cittadino.

Ma andiamo per gradi. Ai due interrogatori, che si sono tenuti a distanza di un’ora l’uno dall’altro, Zizzo e Di Spirito, entrambi difesi dall’avvocato Giulio Mastrobattista, hanno tenuto due distinti comportamenti processuali alla presenza del magistrato delle indagini, il sostituto procuratore Valentina Giammaria “che devo ringraziare – ha commentato l’avvocato Mastrobattista – ha voluto capire per la prima volta tanti aspetti che sinora non erano emersi dalle indagini dei Carabinieri”.

E così Zizzo, ritenuto dalla Procura il “regista” di un’organizzazione che voleva “impadronirsi” di Lenola, ha escluso ogni sua estraneità ai due soli capi d’imputazione che gli vengono addebitati dalla Procura: il danneggiamento prima e l’incendio che distrusse nella notte del 19 settembre 2023, la Citroen C/3 del sindaco Magnafico parcheggiata davanti la sua abitazione in località Valle Bernardo a Lenola. Ha confermato il suo livore nei confronti del Sindaco essenzialmente per due ragioni: lo considerava l’autore della richiesta di coinvolgimento dei Carabinieri Forestali che lo denunciarono poi per furto di legna in un terreno attiguo al suo e al cimitero di Lenola ed il diniego dello stesso Sindaco ad avere un’autorizzazione per un chiosco nei pressi del Santuario della Madonna del Colle. Zizzo al Gip Molfese è stato chiaro quando ha chiarito come tra lui e Magnafico non corresse buon sangue e si fosse instaurata un’antipatia personale perché “da quando ero stesso eletto sindaco senza avere un’opposizione in consiglio comunale era diventato il padrone di Lenola. Non gli potevi chiedere una qualcosa che arrivavano sempre risposte negativa (l’apertura di un chiosco) a differenza di altre positive che ricevevano altri cittadini di Lenola”.

Zizzo al Gip ha rigettato le accuse che gli sono piovute dall’ordinanza circa la volontà di aver programmato un investimento ai danni del sindaco (perché viaggiava nel paese in sella ad uno scooter) e un incendio che doveva essere appiccato nella cerimonia di inaugurazione del centro culturale inaugurato dal comune di Lenola. E quella frase di “cane randagio” proferita da Zizzo all’indirizzo di Magnafico e registrata dai Carabinieri della Compagnia di Terracina nel corso delle indagini svolte dagli uomini del maggiore Saverio Loiacono? Ad affiancare Zizzo è stato il suo legale difensore: “Zizzo era stanco della voce, falsa e calunniosa, che circolava nel paese in base al quale il sindaco Magnafico l’avesse additato come il promotore dell’atto incendiario ai danni della sua utilitaria. Quella frase l’ha pronunciata davanti ad una ridda sempre più consistente di dicerie calunniose” che sarebbero state messe in giro dal sindaco Magnafico che naturalmente smentisce categoricamente la circostanza.

Ma se fosse stato vero perchè Zizzo non si è rivolto ai Carabinieri e alla Procura di Latina denunciando Magnafico per calunnia? “Non l’ha fatto – ha concluso Mastrobattista – perché Zizzo pensava che questo ostracismo del Sindaco nei suoi confronti terminasse”. E invece la Procura ha sempre considerato una fonte di prova che Zizzo fosse l’autore dell’incendio perché in precedenza, dopo un danneggiamento di un’auto simile (ma non di proprietà di Magnafico) parcheggiata alla sua, aveva fatto circolare su WhatsApp un video provando quasi compiacimento per quanto era accaduto all’auto di una vicina di casa del Primo Cittadino. Se Zizzo si è avvalso della facoltà di non rispondere circa gli altri capi d’imputazione contenuti (quelli relativi alla cessione di modifiche sostanze di stupefacenti a Lenola) nell’ordinanza di Molfese – cosa che ha ripetuto nel successivo interrogatorio Di Spirito, l’indagato ritenuto il suo principale complice – l’avvocato Mastrobattista ha annunciato già martedì’ la presentazione di un primo ricorso al Riesame contro le principali accuse mosse a Zizzo: il danneggiamento e l’incendio delle due Citroen.

Ha confermato lo svolgimento – in base alle prescrizioni previste del Codice di procedura – di mirate indagini difensive relativamente ai rapporti non facili con il sindaco di Lenola. Il difensore ha chiesto di effettuare una perizia forense sul telefonino del suo assistito dal quale emergerebbero altre verità circa la richiesta di aprire un chiosco nei pressi del Santuario del Colle e la vicenda del furto della legna per la quale Zizzo era finito inizialmente nei guai da parte dei Carabinieri Forestali. Ci sarebbe un messaggio di un assessore del comune di Lenola all’epoca dei fatti che, contrariamente al sindaco Magnafico, avrebbe autorizzato l’imprenditore a tagliare e a vendere la legna da un terreno che, confinante al suo, era stato espropriato dal Comune e, di fatto, continuava a rimanere nella disponibilità del suo ex proprietario sino all’inizio di svolgimento dei lavori di ampliamento del cimitero di Lenola.

ANCORA REAZIONI DOPO GLI ARRESTI DEI CARABINIERI

Il primo ad esprimere per primo la “mia piena solidarietà al Sindaco di Lenola” era stato il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Calandrini (partito cui aderisce da tempo Fernando Magnafico) soprattutto relativamente al “vile attentato incendiario che aveva colpito la sua persona e la sua famiglia lo scorso settembre. Questo gesto ignobile non solo ha messo in pericolo vite umane ma – ha aggiunto Calandrini – ha anche cercato di minare la serenità e la sicurezza della nostra comunità. Un sincero ringraziamento va alle Forze dell’Ordine che, con professionalità e dedizione, hanno individuato e assicurato alla giustizia i due responsabili, coinvolti non solo nell’incendio ma anche in altre attività criminali come lo spaccio di droga e il porto illegale di armi. Il loro tempestivo intervento è la dimostrazione di come lo Stato sappia rispondere con fermezza e determinazione a chi tenta compiere azioni criminali nei nostri territori”.

Analoghi attestati di vicinanza, dopo gli arresti di sabato mattina di Zizzo e di Spirito, sono arrivati anche dal commissario Straordinario del Parco Naturale dei Monti Aurunci, Fiorello Casale (anch’egli di Fdi) e dal direttore dell’ente parco, Giorgio De Marchis, esprimono la loro piena solidarietà al sindaco Magnafico. Lo considerano “stimato presidente della Comunità del Parco e figura di riferimento per la buona amministrazione e la tutela della legalità in un contesto sempre più complesso e delicato”.