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Alain Delon: il leggendario attore francese dalle radici ciociare

CASSINO – La notizia della scomparsa di Alain Delon, leggendaria icona del cinema francese e internazionale, ha scosso il mondo intero. Con la sua dipartita all’età di 88 anni, si chiude un capitolo importante della storia del cinema. Ma pochi sanno che dietro il volto affascinante e il talento ineguagliabile di Delon, c’è un legame speciale con l’Italia, e in particolare con la città di Cassino.

In un’intervista del 1974, condotta dal giornalista e scrittore Gianni Biasich e trasmessa su Rai1, lo stesso Delon ha rivelato le sue origini ciociare. Con un italiano sorprendentemente buono, l’attore ha dichiarato: “La mia nonna era di un paese che si chiama Cassino”. La nonna materna, Maria Antonietta Evangelista, è nata precisamente a Sant’Angelo in Thedice nel 1860 (figlia di Francesco e Lucia Romani) ed emigrò poi in Francia dove ha conosciuto un operaio originario di Ajaccio in Corsica, Jean Marcel Delon dal quale ha avuto un figlio, Fabien, padre di Alain.

Nonostante Delon non abbia mai fornito dettagli sulle vicissitudini che portarono la sua nonna sulle sponde della Senna, il suo orgoglio per queste origini italiane, e ancor più cassinate, era evidente. Anche se probabilmente non ha mai visitato Cassino, il legame con questa terra non è mai stato dimenticato, nemmeno nei momenti di maggior fama e successo.

Cassino, con la sua storia e la sua cultura, ha visto nascere e crescere altri personaggi di spicco come Adriano Baggi, celebre disegnatore di “Topolino” negli anni ’70 e ’80. Le tracce di questi legami, purtroppo, si sono in gran parte perse nel tempo, ma restano comunque un vanto per la comunità locale.

La morte di Delon è stata annunciata dai suoi figli con un comunicato toccante: “Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, hanno l’immensa pena di annunciare la dipartita di loro padre… Si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli e i suoi familiari”. Dopo una carriera straordinaria, culminata con un ritiro dalle scene nel 2017, Delon ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in tranquillità, circondato dall’affetto dei suoi cari.

Un’ascesa leggendaria: la carriera di Alain Delon

Il percorso artistico di Alain Delon è stato tanto tumultuoso quanto straordinario, segnato da interpretazioni memorabili e da una presenza scenica che ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema europeo e mondiale. Nato l’8 novembre 1935 a Sceaux, nell’Alta Senna, Delon ha vissuto un’infanzia difficile, segnata dalla separazione dei genitori e da un’adolescenza turbolenta. Ribelle e indisciplinato, il giovane Alain ha trovato la sua strada solo dopo il congedo dalla marina, quando si è trasferito a Parigi e ha iniziato a frequentare l’ambiente bohémien di Montmartre.

La svolta è arrivata nel 1957, quando, grazie al suo fascino magnetico e alla sua bellezza, è stato notato al Festival di Cannes. Da lì, ha iniziato una carriera fulminante nel cinema, rifiutando persino un contratto a Hollywood per rimanere in Europa e lavorare con alcuni dei più grandi registi dell’epoca.

Il successo è esploso con “Delitto in pieno sole” (1960), diretto da René Clément, dove ha interpretato il ruolo del giovane e inquietante Tom Ripley, un personaggio che ha messo in luce le sue straordinarie doti attoriali. Questo film ha segnato l’inizio di una carriera costellata di successi internazionali e di collaborazioni con maestri del cinema come Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni e Jean-Pierre Melville.

Delon è diventato un’icona del cinema grazie a film come “Rocco e i suoi fratelli” (1960), dove ha offerto una delle sue interpretazioni più intense e commoventi sotto la direzione di Visconti, e “Il Gattopardo” (1963), dove ha affiancato Burt Lancaster e Claudia Cardinale in un capolavoro che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes.

La sua versatilità lo ha portato a interpretare ruoli diversissimi, dal thriller psicologico al poliziesco, passando per il dramma storico. Memorabili sono le sue performance in “L’eclisse” (1962) di Michelangelo Antonioni e in “Il tulipano nero” (1964), un film di cappa e spada che ha esaltato il suo fisico atletico e il suo carisma sullo schermo.

Negli anni ’70 e ’80, Delon ha consolidato la sua fama internazionale con film come “Borsalino” (1970), dove ha condiviso lo schermo con l’amico-rivale Jean-Paul Belmondo, e “La piscina” (1969), che ha segnato una delle sue collaborazioni più intense con Romy Schneider, sua ex compagna anche nella vita reale.

Nonostante il successo, la vita personale di Delon è stata segnata da alti e bassi, riflessi spesso nei ruoli tormentati che ha scelto di interpretare. La sua bellezza, paragonabile a quella delle grandi star hollywoodiane, e il suo carattere complesso lo hanno reso un mito del cinema, ma anche una figura enigmatica e affascinante.

Con più di 80 film come attore, 30 come produttore e due come regista, Delon ha attraversato generi e decenni, lasciando un’eredità cinematografica vasta e diversificata. Anche quando il successo commerciale ha iniziato a diminuire, Delon ha continuato a lavorare con passione, esplorando ruoli sempre più complessi e profondi.

Tra le sue ultime apparizioni sul grande schermo, “L’uomo del treno” (2002) di Patrice Leconte e “Asterix alle Olimpiadi” (2008) mostrano un Delon ancora capace di catturare l’attenzione del pubblico, anche se con una consapevolezza sempre più acuta del tempo che passa.

Nel 2019, a Cannes, Delon ha ricevuto una Palma d’onore per la sua straordinaria carriera, un riconoscimento che ha accettato con emozione, consapevole di aver lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Dopo questo momento, Delon si è ritirato definitivamente dalla vita pubblica, preparandosi a un crepuscolo vissuto lontano dai riflettori, nella quiete della sua tenuta a Douchy.

Con la sua scomparsa, Alain Delon lascia un’eredità artistica e umana di inestimabile valore. Un attore che ha saputo incarnare la bellezza, il tormento e la complessità dell’animo umano sul grande schermo, e che, nonostante la sua lunga distanza fisica da Cassino, ha sempre portato con sé un legame profondo con le sue radici italiane.

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