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Rivisitazione marchi vino, Copagri su proposta dell’Arsial: ” sì ma non basta, più spazio alla ricerca”

“Ho appreso con interesse la proposta di ARSIAL in relazione alla rivisitazione dei marchi che caratterizzano il prodotto vino e la ritengo una giusta iniziativa qualora si rifletta su una più idonea funzionalità delle aziende produttrici. Ma come al solito vedo iniziative burocratiche prevalere sull’innovazione tecnica”. Questo il commento del Presidente Copagri Lazio Guido Colasanti, dopo l’approvazione, da parte della Regione Lazio, del progetto pluriennale proposto da Arsial e dalla direzione regionale Agricoltura sulle DOP/IGP della filiera vitivinicola.

Il timore che il settore primario in Italia non faccia perno su una efficiente attività di ricerca e formazione degli operatori possa causare un’insufficiente modificazione della struttura aziendale con conseguente carenza della sua funzionalità è reale. Il paragone con la Spagna è impietoso: “Si tratta – spiega Colasanti – di una nazione molto attiva nell’innovazione in diversi settori tra i quali anche quello dell’enologia. Ciò è comprensibile visto che la Spagna è tra i primi produttori di vini di qualità nel mondo. A mio avviso va osservata da vicino l’attività di ricerca di Vitec (centro di sviluppo, ricerca ed innovazione in enologia di Falset in Spagna) che va avanti grazie ad un finanziamento misto pubblico ed UE”.

La ricerca spagnola di Vitec ha consentito di inserire nella vinificazione l’uso di illuminazione LED e del processo Uhph (Ultra-High Pressure Homogenization) per eliminare lo sgradevole “sapore di luce” che si genera quando la luce colpisce le bottiglie.

“Per evitare la trasformazione della riboflavina (vit. B2) e salvare il marketing dei vini bianchi, continuando a farne apprezzare il colore in bottiglia – spiega Colasanti – si può agire sui mosti tramite il processo, piuttosto costoso, del Uhph che sottopone i lieviti e gli enzimi a pressioni di 300 MPa (1MPa è pari a 10 bar) causandone la completa dissociazione in molecole inattive. L’azione sul mosto infatti elimina tutti i lieviti selvaggi senza l’uso di alte temperature permettendo così l’introduzione di lieviti selezionati senza competitori e quindi una vinificazione esente da molecole indesiderate. I vini nel tempo mantengono le loro caratteristiche organolettiche. Occorre – chiosa Colasanti – che anche in Italia si dia maggiore spazio alla ricerca e all’utilizzo di nuove tecniche di vinificazione che possano rilanciare un settore fondamentale per la nostra economia”.

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