“La Zona economica speciale è stata già delineata e approvata. Racchiude otto regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Il Lazio non è stato inserito e purtroppo a vuoto sono andati tutti i tentativi di far ricomprendere anche il nostro territorio nel decreto legge numero 124 del 19 settembre 2023, entrato in vigore il 1° gennaio 2024. Ma nonostante tutto questo, pensiamo che valga la pena, oggi, tentare di nuovo. Oppure battersi affinché vengano adottate misure equivalenti e valide per le economie delle province di Latina, Frosinone, Rieti”. Enrico Coppotelli, segretario generale regionale della Cisl per il Lazio, è conosciuto per essere un sindacalista senza mezze misure e senza peli sulla lingua e l’ha dimostrato rinnovando un cavallo di battaglia, suo e del secondo sindacato italiano, quello dell’estensione della zona economica speciale, attraverso un intervento normativo, anche sul territorio laziale.
“I benefici della Zes – ha spiegato Coppotelli – sono enormi: autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive per le imprese, sia per quelle già operative che per quelle che vorranno insediarsi. Inoltre è previsto un contributo emesso sotto forma di credito di imposta, nella misura massima consentita ‘dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027’. E per la concessione dell’agevolazione vengono riconosciute valide le spese effettuate perfino in leasing o con altri contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature a servizio di strutture produttive, anche in questo caso sia già esistenti che di nuovo impianto”.
“Il credito di imposta – ha aggiunto il segretario laziale della Cisl – viene commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquistati o, nel caso di investimenti immobiliari, di 100 milioni di euro. Va specificato, comunque, che non sono agevolabili i progetti di investimento di importo inferiore a 200mila euro. Il piano strategico della Zes unica ha durata triennale e definisce le politiche di sviluppo della Zona anche in coerenza con il Pnrr. E’ questo un collegamento fondamentale perché consente di individuare i settori da promuovere e da rafforzare e gli investimenti prioritari“.
“Dicevamo che – ha continuato Coppotelli – purtroppo, sono andati a vuoto i tentativi per allargare alle province di Frosinone, Latina e Rieti i benefici della Zona Economica Speciale istituita con il Decreto Sud. Adesso però bisogna riprovarci, perché i tre territori sopra citati, nella realtà, sono delle aree di confine e ‘cuscinetto’, che rischiano ulteriori pesanti ripercussioni per l’esclusione dalla Zes. Per un motivo evidente confinano con l’Abruzzo, il Molise, la Campania. Cioè a 5 o 10 chilometri di distanza un imprenditore che voglia o debba investire per una nuova attività produttiva può beneficiare di un credito di imposta del 100% per l’acquisto di beni strumentali destinati alla produzione, può ottenere un’autorizzazione unica semplificata per l’avvio di nuove attività, può avvalersi di semplificazioni temporali per le autorizzazioni Vas, Via e altro. Oltre alla destinazione dell’80% dei fondi europei per la coesione territoriale, la riduzione del 50% dell’imposta sul reddito prodotto. Dove pensate che investirà? Di conseguenza i territori di Latina, Formia, Frosinone, Cassino, Sora, Rieti verranno penalizzati in maniera enorme. Con ripercussioni fortissime sui livelli occupazionali”.
“Fra l’altro – fa notare Coppotelli – ci sarà forse anche chi tenderà a spostarsi di pochi chilometri pur di usufruire di quei benefici. Le imprese di questi territori non possono reggere una concorrenza che può avvalersi di vantaggi fiscali, finanziari e amministrativi notevoli. Vale la pena di provarci anche a livello regionale, per esempio attraverso un regime fiscale e agevolazioni equivalenti a quelle della Zes. Altrimenti le economie del Basso Lazio e del reatino – ha concluso il massimo dirigente regionale della Cisl – subiranno ulteriori arretramenti e danni. Come Cisl del Lazio ci siamo e siamo aperti al confronto per trovare soluzioni. Non può essere un tema che divide, ma deve essere una strategia che unisce”.