FORMIA – Il tono è durissimo e non ammette interpretazioni di sorta. Il comune di Formia deve gestire il welfare complessivamente con “equità e riconoscimento” senza fare vittime e prigionieri. Sta facendo discutere il contenuto di una lettera che una delle più laboriose e apprezzate realtà associative di Formia impegnate a sostegno dei diversamente abili, la comunità L’Aquilone, ha inviato al sindaco Gianluca Taddeo e all’assessora ai Servizi Sociali del comune Rosita Nervino. A chiedere al comune di cambiare rotta è lo storico presidente di questa realtà associativa, il professor Salvatore Gentile. Lo fa naturalmente per sottolineare come l’Aquilone, aderente alla più nota comunità di Capodarco, operi “da anni con dedizione ed impegno per supportare le persone fragili della nostra comunità, cercando di offrire loro non un’assistenza, ma un’opportunità di inclusione e di crescita affinché, attraverso l’amore e l’aiuto reciproco, possano vivere una vita dignitosa ed il più autonoma possibile” .
L’Aquilone è attiva sul territorio cittadino da oltre 31 anni e “ogni giorno ci siamo impegnati e ci impegniamo – esordisce il professor Gentile – per combattere le differenze ancora troppo forti che esistono nella società ed abbiamo creato una realtà che va oltre le terapie, le medicine e l’uso convenzionale della parola ‘disabile’. Il comune di Formia, senza giochi di parole, è stato invitato a manifestare a questa associazione ‘lo stesso rispetto, la stessa attenzione e gli stessi diritti riservati a tutte le altre realtà associative presenti nel territorio. La nostra storia testimonia – ha aggiunto il Presidente – l’importanza del nostro lavoro e, proprio in virtù di questa storia, che chiediamo che l’Amministrazione non faccia differenze tra associazioni, ma anzi, consideri gli sforzi di ognuna, specialmente quando si tratta di includere e di difendere i diritti delle persone più fragili nella nostra società”.
Quelle di Gentile sono parole forti che ha esternato in una lettera ufficiale probabilmente dopo che il vaso delle attese e delle incomprensioni sarà tracimato da tempo: “Noi crediamo fermamente che il compito delle istituzioni – ha osservato – sia quello di promuovere l’inclusione, non di alimentare discriminazioni. Le persone fragili hanno bisogno di essere unite, non separate, hanno bisogno di essere incluse, non emarginate. Crediamo fermamente che solo un’amministrazione davvero condivisa possa realmente costruire una comunità solidale, coesa, inclusiva e sappia prendersi cura di tutte e di tutti, nessuna esclusa e nessuno escluso, proprio a partire dalle situazioni di maggiore fragilità”.
Ancora Gentile: “Crediamo fermamente che sia necessario ed urgente che per la gestione della cosa pubblica vengano coinvolti tutti gli attori sociali, sia pur molto diversi tra loro, e sviluppare con loro un confronto serrato e aperto, valorizzandone l’apporto innovativo e senza costringerli a stravolgere i loro mandati identitari come soluzione estrema alla ‘sopravvivenza’. Le associazioni devono sentirsi tutelate, non ostacolate da un’amministrazione che continua – ed è questa l’accusa più politica che rivolge Gentile alla Giunta Taddeo – ad abbracciare il modello tradizionale di amministrazione”.
L’Aquilone denuncia o, peggio, censura quello che definisce “un modello competitivo in cui l’Amministrazione e gli attori sociali, invece di sedere dalla stessa parte del tavolo, si trovano a perseguire interessi opposti”.
Da qui la richiesta, inevitabile, di beneficiare – si legge nella lettera al Primo Cittadino e all’assessora ai Servizi Sociali – “prima possibile di un appuntamento finalizzato ad avviare un confronto ed iniziare una collaborazione affinché anche L’Aquilone abbia la speranza di poter continuare a svolgere il proprio ruolo senza ostacoli e discriminazioni”.
E se viene utilizzato questo termine è assai probabile che ci siano state e, se corrispondesse a verità, sarebbe davvero un peccato in rapporto alle presunte vittime: tanti diversamente abili di Formia e non solo.