Arce / Omicidio Mollicone, Mottola parte lesa in un processo contro il cantante dei Sud Sound System

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ARCE – Da imputati a parte lesa. Il 15 ottobre Franco, Annamaria e Marco Mottola torneranno con questa seconda veste davanti il Tribunale di Cassino laddove erano stati (per la prima volta) assolti il 15 luglio 2022 dall’accusa di aver ucciso ed occultato il cadavere di Serena Mollicone il 1 giugno 2001.  Il cantante salentino Fernando Antonio Blasi, noto come Nandu Popu dei “SSS – Sud Sound System” tra quaranta giorni sarà processato a Cassino in seguito alla querela sporta contro di lui proprio dall’ex Comandante dei Carabinieri di Arce, dalla moglie Annamaria e dal figlio Marco Mottola.

I fatti. Il 5 agosto 2022, 20 giorni dopo l’assoluzione della famiglia Mottola al termine del processo di primo grado, proferiva in un concerto a Gallinaro la seguente frase: “Più forte… Serena, nessuna giustizia potrà mai cancellare la tua gioia di vivere, e quei pezzi di merda, anche se l’hanno passata liscia, saranno sempre mezzi di merda”, frasi offensive rivolte – secondo i Mottola – proprio a loro tre per ovvio nesso di colleganza. Secondo il portavoce del collegio difensivo della famiglia originaria di Teano, il criminologo Carmelo Lavorino, i Mottola continuano ad essere “oggetto di una vergognosa e velenosa campagna di colpevolizzazione nei loro confronti da molti anni, ordita da un variegato  gruppo di persone battezzato dal sottoscritto come Comitato Affari Giallo Arce. È in atto una vera e propria caccia alle streghe alla quale hanno partecipato soggetti di tutti i tipi: attori, cantanti, giornalisti, sindaci, preti, politici…

Franco, Annamaria e Marco Mottola sono stati categorici quando giovedì hanno detto: “Ci siamo dichiarati innocenti sin dall’inizio della vicenda giudiziaria dove siamo stati coinvolti e dove nei nostri confronti si è attivata ed è stata attivata una eccezionale, velenosa e distruttiva propaganda colpevolista. E’ basata su illazioni, pettegolezzi, maldicenze, sospetti gratuiti, voci di popolo alimentate ad arte, diffamazioni e velenose interpretazioni, sempre e comunque in chiave colpevolista di ogni evento che ci riguardava. Questa propaganda di colpevolezza – a loro dire – è continuata anche dopo la nostra assoluzione a causa di iniziative, dichiarazioni, interviste ed esternazioni – collegate e non, spontanee e/o organizzate e sinergiche – da parte di molte persone, fra cui personaggi dello spettacolo e della comunicazione. In questa opera di distruttiva e velenosa propaganda il concetto portante – sicuramente squallido, meschino, scriteriato e antigiuridico – è stato ed è i Mottola solo stati processati quindi i Mottola sono colpevoli, quindi i Mottola l’hanno fatta franca grazie chissà a quali manovre, quindi i Giudici sono corrotti, Serena quindi si è suicidata o è morta di freddo visto che i Mottola sono stati assolti”.

Lavorino ha invitato tutti i “colpevolisti a oltranza” a ragionare con la mente e non con la pancia e a non farsi più imbambolare dal becero colpevolismo.