Sperlonga / Hotel Grotta di Tiberio, il Tar obbliga il comune di Sperlonga di diventarne proprietario

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SPERLONGA – Il comune di Sperlonga acquisisca al suo patrimonio immobiliare l’hotel Grotta di Tiberio che, dichiarato abusivo da una sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 7 febbraio e da altri successivi pronunciamenti della magistratura amministrativa, è stato poi sequestrato dai Carabinieri Forestali su ordine della Procura della Repubblica di Latina agli inizi dell’ultima stagione estiva. E’ l’ordine perentorio contenuto in una sentenza di sole quattro pagine della seconda sezione di Latina del Tar del Lazio (presidente Davide Soricelli, giudice estensore Roberto Maria Bucchi) che ha intimato al comune di concludere il procedimento sanzionatorio avviato dopo il pronunciamento dei giudici di palazzo Spada e, dunque, di trascrivere presso la Conservatoria di Latina l’atto di acquisizione della proprietà della struttura ricettiva.

I giudici del Tar hanno accolto il ricorso di alcuni privati confinanti l’hotel (Carmine Tursi e Anna Miele) che, assistiti dagli avvocati Francesco e Giovanni Di Ciollo, hanno avviato da decenni una controversia contro la proprietà della struttura ricettiva di Sperlonga, la “Chinappi Aldo Erasmo & C sas” (assistita dagli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Alfonso Celotto) per contestarne la sua completa illegittimità. Insomma i giudici del Tar, dopo la discussione del ricorso avvenuta il 10 settembre, hanno intimato al Comune di Sperlonga di procedere all’acquisizione dell’hotel che appartiene ufficialmente al suocero del sindaco di Sperlonga Armando Cusani.

Il richiamo del Tar è significativo perché gli avvocati Di Ciollo avevano fatto rilevare come l’amministrazione comunale abbia sì formalmente acquisito l’immobile ritenuto abusivo ma sostanzialmente non aveva ancora trascritto in conservatoria l’atto legittimato da alcune sentenze della magistratura amministrativa. Nello specifico il ricorso è stato presentato dai due privati sull’”inerzia serbata” dal Comune di Sperlonga e dalla Prefettura di Latina relativamente all’invito inviato lo scorso 7 febbraio ad attivare i poteri sanzionatori e repressione dell’abuso edilizio in merito all’ordine di demolizione contenuto nell’ordinanza di annullamento della concessione edilizia in sanatoria numero 5/92, dei permessi di costruire numeri 83/2004 e 52/2005 e di demolizione dell’intero fabbricato alla stregua di quanto accertato in maniera irrevocabile dal Consiglio di Stato.