Sperlonga / Hotel Grotta di Tiberio, commenti dopo sentenza Tar che obbliga il comune ad effettuare trascrizione

Cronaca Sperlonga

SPERLONGA – S’infittiscono le prime prese di posizione dopo che la seconda sezione del Tar del Lazio-sezione di Latina ha rivolto un perentorio al comune di Sperlonga di acquisire sostanzialmente al suo patrimonio immobiliare l’hotel Grotta di Tiberio che, dichiarato abusivo da una sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 7 febbraio e da altri successivi pronunciamenti della magistratura amministrativa, è stato poi sequestrato dai Carabinieri Forestali su ordine della Procura della Repubblica di Latina lo scorso luglio. Ad inaugurare un dibattito sul tema è stato – come da previsione – lo storico leader dell’opposizione al comune di Sperlonga, Nicola Reale.

Il Tar (presidente Davide Soricelli, giudice estensore Roberto Maria Bucchi) ha intimato al comune di concludere, dopo diversi mesi, il procedimento sanzionatorio avviato dopo il pronunciamento dei giudici di palazzo Spada e, dunque, di trascrivere presso la Conservatoria di Latina l’atto di acquisizione della proprietà della struttura ricettiva.

Secondo Reale il Consiglio di Stato ha attribuito al comune la proprietà della contestata struttura ricettiva perché abusiva. L’ipotesi iniziale della demolizione può essere superata – secondo Reale – se il sindaco Armando Cusani (genero del proprietario dell’albergo confiscato Aldo Erasmo Chinappi) proponesse al consiglio comunale di approvare una delibera contenente “l’esistenza di un interesse pubblico prevalente sulla demolizione solo nel caso in cui esistano specifiche e comprovate esigenze che giustifichino la scelta di conservazione dell’ opera abusiva. Nel caso in cui essa non venga demolita deve comunque essere utilizzata dal Comune a fini di interessi della collettività”. 

Secondo l’ex capogruppo Reale “non è esatto sostenere che il Tar abbia obbligato il Comune ad acquisire gratuitamente l’Hotel perché esso, per legge, è diventato automaticamente proprietà del comune trascorsi i previsti 90 giorni concessi ai proprietari per procedere alla demolizione. Il TAR ha solo imposto al Comune di Sperlonga di concludere la pratica con l’iscrizione del bene acquisito alla Conservatoria immobiliare. Il Comune, infatti, (chissà mai per quale misterioso motivo!!!!) da mesi aveva dimenticato (!!) di farlo”.

E a Reale si è affiancato il neo-coordinatore comunale del Partito Democratico con una proposta condita da una velata forma di provocazione: “Potremmo chiedere al comune la disponibilità di alcuni ambienti dell’ex albergo – ha commentato il coordinatore Dem di Sperlonga Lucio Ferrante – per adibirli a sede della nostra forza politica. Siamo anche disponibili ad avviare un confronto per riconoscere all’ente anche un canone di locazione”.

I giudici del Tar hanno accolto il ricorso di alcuni privati confinanti l’hotel (Carmine Tursi e Anna Miele) che, assistiti dagli avvocati Francesco e Giovanni Di Ciollo, hanno avviato da decenni una controversia contro la proprietà della struttura ricettiva di Sperlonga, la “Chinappi Aldo Erasmo & C sas” (assistita dagli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Alfonso Celotto) per contestarne la sua completa illegittimità. Insomma i giudici del Tar, dopo la discussione del ricorso avvenuta il 10 settembre, hanno intimato al Comune di Sperlonga di procedere all’acquisizione dell’hotel che appartiene ufficialmente al suocero del sindaco di Sperlonga Armando Cusani. Il richiamo del Tar è significativo perché gli avvocati Francesco e Giovanni Di Ciollo per conto dei firmatari del ricorso presentato al Tar, i privati (e confinanti dell’hotel Carmine Tursi e Anna Miele) avevano fatto rilevare come l’amministrazione comunale abbia sì formalmente acquisito l’immobile, ritenuto abusivo, ma sostanzialmente non aveva ancora trascritto in conservatoria l’atto legittimato da alcune sentenze della magistratura amministrativa.