ALATRI – E’ stata un’udienza fiume, la settima, quella celebrata lunedì davanti la Corte d’Assise di Frosinone nell’ambito del processo per la morte di Thomas Bricca, il 19enne di Alatri freddato con un colpo di pistola in testa il 30 gennaio 2023. E’ stata recuperata, di fatto, l’udienza del 5 settembre scorso, rinviata per l’assenza di un giudice a latere e ancora una volta i due imputati Roberto e Mattia Toson, padre e figlio accusati dell’omicidio del 19enne studente di Alatri, hanno assistito in video conferenza al dibattimento dai rispettivi penitenziari, Rebibbia e Velletri, in cui si trovano. Si è registrato uno scontro, prevedibile, tra la difesa (rappresentata dagli avvocati Angelo Testa e d Umberto Pappadia) e le parti civili relativamente al contenuto delle deposizioni di due testi citati dalla Procura della Repubblica di Frosinone.
Il gestore egiziano di un autolavaggio di Alatri ha confermato di aver incontrato il pomeriggio del giorno del delitto i due Toson. A suo dire padre e figlio gli avrebbero chiesto un suo intervento per porre fine ad un clima di ostilità che si era instaurato ad Alatri per via di una serie di aggressioni provocate ai danni di un loro familiare da un gruppo di giovani nordafricani di nazionalità egiziana. A smentire il teste egiziano sono stati i legali di parte civile, gli avvocati Marilena Colagiacomo e Nicola Ottaviani, che hanno rilanciato il contenuto delle Sit rilasciate dall’imprenditore ai Carabinieri subito dopo il delitto: i due Toson sarebbero andati da lui, soprattutto il giovane Mattia, con propositi vendicativi.
C’è stato scontro in aula anche quando è intervenuto Gabriel Lazzari, uno degli invitati che prese parte alla festa di compleanno presso un agriturismo di Veroli cui arrivò Mattia dopo un’attesa di oltre un’ora. Il teste ha dichiarato in Corte d’Assise, presieduta dal giudice Francesco Paolo Mancini, che Toson era preoccupato soltanto per il ritardo accumulato. Per i legali di parte civili Lazzari aveva detto dell’altro ai Carabinieri nell’immediatezza della vicenda tragica: Mattia Toson si presentò alla festa trafelato, nervoso e con lo sguardo fisso nel vuoto.
I due Toson, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe avuto gli smartphone irraggiungibili, quasi certamente spenti, nel lasso di tempo in cui era avvenuto il delitto di Thomas, colpito per sbaglio. Mattia aveva risposto ad un messaggio delle 19.48 solo alle 20.49 ed il suo telefono non aveva ricevuto (e quindi era spento) un messaggio inviatogli alle 20.09. Quello del padre Roberto aveva cessato di connettersi poco dopo le 18 per sviluppare traffico solo alle 20.51, quasi contemporaneamente a quello il figlio.
All’udienza di lunedì infine sono intervenuti alcuni investigatori del Nucleo Investigativo del comando provinciale dei Carabinieri che presero parte alle indagini, nonché il padre della vittima, Paolo Bricca. Gli inquirenti hanno portato all’attenzione le risultanze di alcune intercettazioni – tra padre e figlio, e tra il padre ed un altro famigliare – durante le quali è emerso a più ripreso l’intento dell’uomo, Roberto Toson, di voler salvare le sorti del figlio preso atto di quanto accaduto assumendosi tutta la responsabilità; così come è emerso che l’arma, la pistola che ha ferito a morte il 19enne e non è mai stata trovata, sarebbe stata lanciata dallo stesso Mattia nel Lago di Canterno. Per quanto riguarda Paolo Bricca ha confermato che le sue “indagini” avviate subito dopo la morte di Thomas avrebbero considerato responsabili del delitto proprio gli attuali imputati.
Si torna in aula il 4 ottobre.