FORMIA – L’arma trovatagli all’interno della sua abitazione in località Mergataro a Formia – secondo gli inquirenti – sarebbe stata utilizzata il 15 febbraio 2022 per uccidere Gustavo Bardellino nel luogo in cui lavorava, la concessionaria “Autobuonerba” in località Gianola. Giuseppe Favoccia, di 74 anni, dal 5 febbraio 2025 dovrà affrontare davanti il giudice monocratico Malvagni un processo dopo essere stato trovato in possesso di una pistola semiautomatica che, calibro 7.65 e priva di matricola, gli fu sequestrata dagli agenti del commissariato di Polizia il 26 luglio 2023.
Il sostituto procuratore Chiara D’Orefice ha chiesto ed ottenuto dal Gup del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli il rinvio a giudizio dell’ex autotrasportatore di bestiame, ritenuto da anni contiguo e amico di famiglia di Ernesto Bardellino e dei suoi figli. Il legale di Favoccia, l’avvocato Michelangelo Fiorentino, ha chiesto il suo proscioglimento dimostrando come la pistola sequestrata avesse una calibro diverso da quella utilizzata per il tentativo di omicidio Bardellino junior per il quale sono indagati l’imprenditore Luigi Diana e Giovanni Lubello, l’ex genero del boss Francesco Bidognetti.
Favoccia ha anche dichiarato che, sprovvisto del porto d’armi che gli era stato nel frattempo sequestrato, avesse acquistato al mercato nero in un centro della Campania quell’arma, definita clandestina, per difendersi dai furti che nell’estate dello scorso anno stanno mettendo a soqquadro diverse abitazioni e ville nelle campagne di Mergataro. Tra cui la sua. Quando irruppè la polizia giudiziaria del commissariato di Formia nell’abitazione di Favoccia – come si ricorderà – la pistola fu trovata completa di caricatore con all’interno di tre munizioni e idonea all’impiego. Il 74enne – secondo la conclusione delle indagini preliminari della Procura di Cassino formulata all’epoca dal pm Eugenio Rubolino – è stato rinviato a giudizio per detenzione illegale di arma da fuoco che lo stesso ex imprenditore stava cercando di occultare all’arrivo degli agenti. All’epoca Il Gip del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce convalidò il fermo di pg e permise a Favoccia, nonostante la richiesta degli arresti domiciliari del pm Rubolino, di tornare completamente in libertà.