Cronaca

Formia / Riciclaggio falsi crediti d’imposta, Amleto Fiammenghi torna libero

FORMIA – E’ tornata in libertà una delle quattro persone che due settimane fa erano finite ai domiciliari su disposizione del sostituto procuratore Flavio Ricci perché ritenute ai vertici di un’organizzazione capace di frodare lo Stato per oltre 79 milioni di euro nell’ambito della non ancora chiarita gestione dei bonus statali del 110. Lo ha deciso venerdì il Gip del Tribunale Domenico Di Croce nei confronti di Amleto Fiammenghi, di 49 anni, di Formia. Ha accolto la richiesta dei legali difensori di Fiammenghi, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo e l’avvocato Gianni Bove, di sostituire la misura cautelare con l’obbligo di firma e, dunque, di poter tornare alla sua attività di piccolo imprenditore edile. Già in occasione dell’interrogatorio di garanzia, Fiammenghi aveva sottolineato la sua estraneità risposte alle condotte illecite ipotizzate dalla Procura cassinate.

L’uomo aveva respinto tutte le accuse di essere uno dei due prestanome dell’organizzazione insieme a Giancarlo Simeone, di 57 anni. L’aveva anche motivato accusando il presunto leader del sodalizio criminale, il cognato consulente del lavoro, Aniello Ianniello, di 41 anni , di Battipaglia, in provincia di Salerno, di essere stato raggirato. Fiammenghi aveva rivelato al dottor Di Croce di aver presentato lo scorso marzo una denuncia ai Carabinieri in cui accusava il cognato di avere utilizzato, a sua insaputa, le sue credenziali e lo Spid, utilizzati per raggirare e truffare lo Stato.

In sede di interrogatorio di garanzia si erano avvalse della facoltà di non rispondere le altre tre persone arrestate dagli agenti del gruppo di Formia della Guardia di Finanza: oltre a Ianniello e a Simeone, era rimasto in silenzio anche l’altro presunto vertice del sodalizio, Gianni Luglio, di 52 anni di Formia.

Sono tutti accusati di ottenere – attraverso lavori edilizi inesistenti, perizie gonfiate e attestazioni falsecrediti d’imposta fittizi che, una volta certificati, sarebbero stati venduti a soggetti compiacenti e a società controllate dallo stesso gruppo criminale per essere riciclati nel mercato immobiliare e commerciale di Formia e negli asset azionari di importanti società finanziarie. Simeone, Ianniello e Luglio restano, pertanto ai domiciliari e i rispettivi legali, gli avvocati Mattia Aprea e Pietro Lamberti, non hanno presentato al momento alcun ricorso al Tribunale del Riesame avverso l’ordinanza di Di Croce. Davanti il Gip il 19 settembre erano comparse poi le sette persone che, indagate a piede, hanno avuto l’obbligo di presentarsi quotidianamente al gruppo di Formia alla Guardia di Finanza. Ma soltanto una di loro aveva deciso di rispondere alle domande del Gip per ribadire l’estraneità contestati dopo le meticolose indagini delle Fiamme Gialle del Colonnello Luigi Gallucci.

Il solo tecnico Michele Nardella, difeso dall’avvocato Aprea, aveva accettato di rispondere alle domande del Gip e ora è il solo Nardella ad aver proposto ricorso al Riesame dopo che erano rimasti in silenzio davanti il Gip i vari Bruno Cavallaro, di 57 anni, di Serre in provincia di Salerno; Marco De Santis, di 44 anni di Priverno, Ferdinando Cardillo, di 56 anni di Formia, Mattia Cannavale, di 32 anni, di Formia, Gianna Sparagna, di 46 anni di Formia e Federico Funicelli, di 54 anni di Serre. Si tratta di tecnici, di piccoli imprenditori e di semplici cittadini che – secondo l’accusa – sarebbero stati reclutati dai vertici di questo sodalizio criminale per asseverare lavori edilizi mai realizzati, per far intestate alle loro aziende (in difficoltà economiche) progetti ed illegittimi crediti di imposta dello Stato che, una volta monetizzati, potevano essere reimpiegati nel circuito economico legittimo unitamente ai proventi delle scommesse on line.

Le indagini condotte dal Gruppo di Formia della Guardia di Finanza non sono ancora concluse. Se erano state 33 le perquisizioni compiute dalle Fiamme Gialle, gli inquirenti avevano messo sotto chiave, sequestrandoli, oltre 47milioni di euro, i crediti presenti nelle cassette fiscali delle imprese cessionarie e quasi 8 milioni di euro tra danaro in contante e le attività commerciali acquistate con danaro illegale.

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