FORMIA – Quattordici persone rinviate a giudizio per il crac della Formia Servizi. Si è svolta oggi l’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Latina Guido Marcelli, dopo tanti rinvii, per entrare nel merito del fallimento avvenuto nel settembre 2010 dell’ex Formia Servizi che vede imputati i vertici dirigenziali e contabili che si sono succeduti nel corso degli anni alla guida dell’ex società mista istituita per la gestione della sosta a pagamento.
Sono stati rinviati a giudizio l’amministratore delegato Massimo Vernetti, i membri del consiglio di amministrazione – Patrizia Averaimo, Giuseppe Masiello, Giacomo De Luca, Gianluca Giattino, Giuseppe Cannavale, Mauro Alessandro, Mario Galasso, Salvatore Testa e Loredana Pugliese – e del collegio dei revisori dei conti – Antonio D’Urso, Vincenzo Palmaccio, Erasmo Scipione e Alessandro Zannella – tutti imputati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, per non aver esercitato la dovuta vigilanza sulla osservanza della legge e sul rispetto dei principi della corretta amministrazione e, soprattutto, della misteriosa distrazione, dal 2007 al 2009, di ben 244 mila euro.
In particolare, secondo l’accusa formulata dalla Procura di Latina, Vernetti avrebbe arrecato pregiudizio ai creditori della fallita società, distraendo dalle casse, nell’arco di tre anni, la somma complessiva di 244.225 euro (79.421 nel 2007, 79.417 nel 2008 e 85.387 nel 2009) a titolo di “consulenza gestionale e compenso per l’attività di amministratore”, in violazione delle norme che impongono alle società partecipate di parametrare il compenso degli amministratori all’indennità percepita dal sindaco.
La prima udienza del processo è stata fissata il 27 aprile 2016. Il Comune di Formia non ha ritenuto costituirsi parte civile, mentre lo scorso febbraio sono stati esclusi sia l’impresa Di Cesare che l’Udc che invece ne avevano fatto richiesta. L’impresa che ha realizzato il parcheggio multipiano di piazzale delle Poste di Formia, la Multipiano del Golfo, che asserisce di essere una creditrice di quasi due milioni di euro, non è stata ammessa quale parte civile per il fallimento della Formia servizi perché già all’epoca non era stata ammessa alla massa fallimentare e, dunque, non faceva parte dell’elenco dei creditori. Analogo trattamento per il gruppo consiliare dell’Udc che non poteva esercitare la volontà surrogatoria dell’amministrazione comunale di Formia che in una delibera di Giunta aveva deciso di non costituirsi parte civile nel processo.
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