FORMIA – Di contagioso ha un sorriso a 32 denti. E poi lo caratterizzano una grande umanità e generosità, qualità che gli vengono attribuite anche per via della scelta del versetto evangelico (tratto dal capitolo 15 versetti 15-17 del vangelo di San Giovanni in occasione dell’ultima cena di Gesù e della consegna agli apostoli del comandamento dell’amore) “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. Domenica mattina la commozione si tagliava con il coltello presso la chiesa dell’Annunziata di Maranola. A poco più di 12 ore dalla sua ordinazione da parte dell’Arcivescovo di Gaeta Monsignor Luigi Vari il neo sacerdote Don Silvio Filosa ha celebrato la sua prima messa. Ha scelto il luogo in cui si è spiritualmente formato sapendo poi di essere pronipote, grazie alla sua bella famiglia d’origine, di due sacerdoti (purtroppo scomparsi) che hanno esercitato nel dopo guerra un ruolo importante della vita ecclesiale, sociale e culturale della più importante frazione di Formia, Monsignor Antonio De Meo e don Virgilio D’Anella.
La Forania di Formia, dunque, da sabato sera può fare affidamento su un nuovo sacerdote che non ha ancora 29 anni. Li compierà il 2 novembre prossimo. In occasione dell’ordinanza presbiteriale di don Filosa da parte dell’Arcivescovo di Gaeta l’intera parrocchia di San Luca evangelista domenica mattina era in festa anche per il ritorno, in processione, dall’Eremo di Monte Altino della statua di San Michele avvenuto nel giorno della sua ricorrenza religiosa. L’intera comunità di Maranola sé stretta attorno al neo sacerdote bissando la stessa numerosa e affezionata partecipazione che c’era stata l’altra sera in occasione di una veglia di preghiera.
E la chiesa – come detto – è stata la stessa in cui don Silvio aveva mosso i suoi passi di fede e vocazione sotto la guida del compianto monsignor Antonio De Meo. Dopo la maturità classica, conseguita presso il Liceo Classico “Vitruvio Pollione” di Formia, Filosa aveva ottenuto il Baccalaureato in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2017, e, nello stesso anno, chiese di iniziare il cammino in preparazione al presbiterato presso il Seminario regionale di Anagni, il Pontificio Collegio Leoniano. Durante gli anni di formazione ha conseguito nel 2021 il Baccalaureato in Teologia e nel settembre del 2023 la Licentia Docendi in Filosofia. Don Silvio ha svolto, in questi anni, il suo servizio pastorale presso la Comunità parrocchiale di Ausonia (dal 2018 al 2020) e nella Parrocchia di Santo Stefano in Gaeta (dal 2020 al 2022). E, dopo aver concluso a maggio l’ultimo anno formativo presso il seminario di Anagni, è stato sinora impegnato nel servizio pastorale presso la parrocchia di San Paolo Apostolo in Fondi.
Il neo sacerdote di Maranola continuerà ora il suo apprendistato ad Itri diventando il vice parroco al posto di Don Riccardo Spignesi che dal 5 ottobre assumerà la guida della chiesa parrocchiale e soprattutto del Santuario della Madonna del Colle di Lenola. Don Filosa non ha avuto titubanze e rivelare il momento in cui è si è manifestata vocazione: “in alcuni periodi della mia ho provato ad azzittire questa voce aspirando a cose diverse. Tuttavia, se dovessi fotografare un’istantanea di questa consapevolezza, determinante è stato un intenso momento di preghiera vissuto nel santuario della Madonna della Civita dove ha risuonato in me il passaggio del brano di San Giovanni Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. Per me il compianto Don Antonio De Meo è stato un autentico modello di vita sacerdotale. Vi sono poi altre persone che hanno confermato la bellezza di questa vocazione, tra cui don Franco Proietto, padre spirituale del Seminario di Anagni ma anche le esperienze nell’Azione Cattolica e il cammino dei dieci comandamenti vissuto a Roma”.
“Oggi la sfida principale di un sacerdote – ha specificato don Silvio Filosa – è quella dell’incarnazione. Incarnare, non significa essere bravi teoreti capaci di fare mappe millimetriche e fotografie di alta qualità della realtà che ci è intorno. Oggi è fondamentale assumere la carne delle gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi come ha fatto Cristo: non ha ragionato su come fosse ridotta la nostra umanità, ma piuttosto l’ha vissuta e, nel viverla, ci ha mostrato la via della salvezza”. E questa sfida il neo parroco di Maranola la lancia ai tanti giovani della comunità diocesana di Gaeta che si interrogano sulla loro vocazione, sul loro futuro: “E’ quella di non aver paura come ci ha insegnato un grande papa qual è stato San Giovanni Paolo II. Oggi noi giovani siamo impauriti da quei mostri interiori che spesso ci abitano e che non sappiamo come gestire. Abbiamo paura di mostrarci così come siamo, pensando di essere vulnerabili in una società che, ammantandosi di un finto rispetto, finisce per maciullare nelle sue spire la serietà dei problemi profondi dell’animo umano. Cristo conosce le profondità del nostro cuore. Niente di più direi ai giovani se non di lasciarsi amare da Cristo, perché non toglie nulla ma allarga la vita fino alla pienezza vera”.
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