MINTURNO – Tutto come previsto. Nel riserbo più assoluto nella mattinata di martedì presso il cimitero di Minturno è stato riesumato il cadavere del compianto parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena che, deceduto nel settembre 2022 a Dubai (dov’era latitante da anni) a causa di un infarto al miocardio, sarebbe stato ucciso. A pensarlo sono i Procuratori reggenti della Procura dei Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino ed il sostituto Sara Parezzan che hanno disposto – come si ricorderà – l’autopsia, svolta nel pomeriggio presso l’istituto di medicina legale dell’Università “La Sapienza” di Roma, sui resti dell’ex armatore e deputato azzurro. L’ex parlamentare da poco più di un anno riposava nella cappella di famiglia di Alessandra Pimpinella Canale, la presentatrice Rai cui l’uomo politico era stato legato dopo il divorzio dalla seconda moglie.
E proprio quest’ultima, la 43enne imprenditrice, chirurga plastica ed ex modella Maria Pia Tropepi, calabrese di origine e contessa di diritto francese da parte di padre, è indagata dai Pm reggini per l’omicidio dell’ex parlamentare azzurro e della madre. La donna, Raffaella De Carolis, ex Miss Italia nei primi anni novanta, era ufficialmente deceduta per cause naturali nel giugno 2022 ed il suo cadavere è stato riesumato anch’esso nella giornata di lunedì presso il cimitero di Condera, a Reggio Calabria. E’ stato trasferito a Roma per essere sottoposto, come per quello del figlio, ad esami istologici e di laboratorio ai quali i consulenti della Procura reggina – il medico legale Aniello Maiese e la tossicologa Maria Chiara David – hanno concesso 90 giorni di tempo per rendere noti i risultati. A partecipare all’autopsia sono stati due periti di parte nominati dal legale della signora Tropepi e l’avvocato Attilio Parrelli, ha scelto il professor Maurizio Saliva ed il tossicologo Ciro Di Nunzio.
La Procura di Reggio Calabria ipotizza che i decessi di Matacena e della madre non siano avvenuti per cause naturali e ha acceso i riflettori – “non penso che la riesumazione e le autopsie chiuderanno il caso perché il quadro probatorio faccia affidamento su altro” , ha chiarito martedì l’avvocato Parrelli – su una storia di testamenti falsi e di questioni legate alla gestione del patrimonio della famiglia Matacena. In questo contesto sono stati delegati accertamenti alla Dia che coinvolgono altri tre indagati insieme alla Tropepi, a sua volta sospettata pure di procurata inosservanza di misure di sicurezza detentive, falsità in testamento olografo, circonvenzione di incapaci, autoriciclaggio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, accesso abusivo a un sistema informatico ed estorsione. Le fasi della riesumazione del corpo di Matacena a Minturno e gli ultimi sviluppi dell’inchiesta giudiziaria avranno di nuovo una copertura televisiva a livello nazionale. Di questo caso si occuperà la puntata di mercoledì 2 ottobre “Chi l’ha visto ?” su Rai Tre, la cu inviata Chiara Cazzaniga era stata dei pochi colleghi giornalisti ad aver intervistato a Dubai l’ex parlamentare di Forza Italia prima del suo misterioso decesso del settembre di due anni fa.
“Chi l’ha visto?” ha raggiunto il falsario che avrebbe prodotto il documento di matrimonio tra Maria Pia Tropepi e l’ex parlamentare. Secondo quanto ha appreso il programma di Rai 3, l’atto sarebbe costato 12mila euro. L’inchiesta avrebbe appurato dell’altro: la Repubblica federale della Nigeria avrebbe rilasciato un passaporto all’ex parlamentare di Forza Italia, latitante per 9 anni a Dubai per sfuggire alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa comminatagli nel processo “Olimpia”. Il passaporto sarebbe in possesso della signora Tropepi ma non risulta registrato negli Emirati Arabi. Inoltre, risulta sempre dai documenti in possesso a “Chi l’ha visto?”, Maria Pia Tropepi avrebbe divorziato dall’ex marito Giovanni quarantacinque giorni dopo la morte di Amedeo Matacena. La donna continua a considerarsi estranea alle accuse che le vengono contestate, compresa quella che riguarda la gestione del patrimonio di Matacena. C’é da accertare, in particolare, secondo gli inquirenti, se nei suoi ultimi due anni di vita Matacena abbia utilizzato il passaporto, e per quale motivo, allontanandosi dal suo “rifugio dorato” di Dubai.
“Nei giorni scorsi abbiamo assistito al susseguirsi di dichiarazioni fuorvianti, e non sempre aderenti al dato reale, che hanno colpito la vita della signora Maria Pia Tropepi, interessando solo marginalmente la vicenda giudiziaria, peraltro ancora caratterizzata dallo svolgimento di accertamenti – ha scritto l’avvocato Perrelli – La mia assistita è conscia dell’interesse che suscitano i fatti, ma stigmatizza quelle pubblicazioni che, lontane dalla realtà, tendono solo a adombrare tratti della sua vita privata. Il rito religioso con il quale si è legata al compianto Amedeo Matacena si è svolto regolarmente ed è stato officiato da un Ministero di culto keniota. Il certificato reca nell’intestazione “Republic of Kenya” in ragione della nazionalità dell’officiatore (imam) che ha provveduto a svolgere il rito islamico e successivamente a registrare l’atto nel proprio Paese. La signora Tropepi ha definito la procedura diretta alla cessazione degli effetti civili del matrimonio contratto con il precedente marito, che ha personalmente rilasciato una specifica procura notarile per consentirne il regolare svolgimento e, pertanto, risulta essere di ‘stato libero’ “.
“Lo stato di salute di Amedeo Matacena – afferma ancora il legale nella nota – poteva essere noto solamente a chi, negli anni, ha continuato a mantenere un contatto, anche sporadico, con lui. Va da sé che coloro che restano sorpresi dallo scoprire che soffrisse di plurime patologie erano usciti, e da molto tempo, dalla sua vita relazionale ed affettiva. L’esistenza di due testamenti, rilasciati a distanza di oltre 10 anni, è legata agli avvenimenti che hanno colpito Amedeo in quel lungo arco temporale ed alla sua volontà, dopo la morte della madre, di riconoscere un merito all’unica persona che gli era vicino. Quando è avvenuto il decesso della signora De Carolis, madre di Amedeo, fu lui, e non certamente la signora Tropepi, che non prese parte in alcun modo a tale decisione, a chiedere la cremazione della madre. Pratica che apprezzava a tal punto da disporre che anche per il proprio corpo si attuasse la stessa procedura”.