Cronaca

Formia / Falsi crediti d’imposta, scritte minatorie contro Amleto Fiammenghi

FORMIA – Il Gruppo di Formia della Guardia di Finanza ha promosso nelle ultime ore ulteriori accertamenti dopo aver eseguito, per conto dl Gip del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce, quattro misure cautelari per quattro persone e ha notificato sette obblighi di presentazione quotidiana alla Pg per altrettante persone e 22 avvisi di garanzia a persone accusate di aver ottenuto falsi crediti per lavori edilizi mai eseguiti (o nella migliore delle ipotesi gonfiati) e di averli venduti o riciclati nei settori commerciali e immobiliari di Formia. Uno degli indagati finiti a domiciliari due settimane fa era stato il costruttore edile Amleto Fiammenghi che sembra essere ora il destinatario inquietanti scritte, lasciate con della vernice arancione, su un muro che sovrasta la via Rotabile, all’altezza della curva in prossimità del dismesso stadio di calcio “San Nicola” nella più piccola frazione collinare di Formia, quella Castellonorato.

E gli autori di queste scritte, che hanno scelto un luogo sprovvisto di alcun sistema di videosorveglianza e frequentato da soli residenti e pedoni diretti o provenienti dal borgo, hanno voluto lanciare un segnale a Fiammenghi dopo il suo interrogatorio davanti il Gip Di Croce a seguito del quale è tornato in libertà con l’obbligo di tornare alla sua attività professionale.

Fiammenghi ha affermato cose che hanno dato fastidioso? Di certo il cognome dell’uomo non è stato mai fatto completamente. Viene chiamato riduttivamente “Ammlee” con tre puntini sospensivi – Amleto per intenderci- mentre la considerazione sulla quale hanno avviato specifici accertamenti le Fiamme Gialle è quando viene definito con carattteri più cubitali e su tre spazi uno sopra l’altro “Collaborratore (con due erre) dello Stato”…con altrettanti tre puntivi sospensivi. Queste scritte hanno fatto bella mostra di loro soltanto per alcune ore. Sono state prime cancellate con una legittima fretta mentre lo stesso muro per la sua interezza è stato quasi completamente tinteggiato.

Le indagini della Guardia di Finanza vogliono individuare gli autori di questa repulisti che si sarebbe reso necessario sia dopo l’interrogatorio di Fiammenghi davanti al Gip che all’indomani della pubblicazione da parte di alcuni organi d’informazione della chilometrica ordinanza emessa dal dottor Di Croce. Davanti al magistrato l’uomo aveva ottenuto la revoca della misura cautelare ai domiciliari sostanzialmente perché, difeso dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Gianni Bove, aveva risposto alle sua domande a differenza di quanto avevano fatto Gianni Luglio, del cognato Aniello Ianniello e del commerciante Giancarlo Simeone, nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Fiammenghi era riuscito a dimostrare al Gip come Ianniello – considerato per via del suo lavoro di consulente finanziario (svolto a Battipaglia, in provincia di Salerno) il tesoriere dell’organizzazione – gli avesse carpito a sua insaputa tutte le sue credenziali anagrafiche per truffare lo Stato beneficiando sino al 2022 di tutte le agevolazioni previste dal Bonus 110.

La svolta all’indagine- leggendo la chilometrica ordinanza del Gip Di Croce emessa su richiesta del sostituto procuratore Flavio Ricci – si sarebbe registrata due anni e mezzo fa, il 27 aprile 2022. La Guardia di Finanza del Colonnello Luigi Galluccio inviò a gran parte delle 32 persone poi risultate indagate un questionario in cui aggiornare l’iter dei lavori edilizi svolti e, soprattutto, finanziati dallo Stato. Quel giorno scoppiò il finimondo tra alcuni dei futuri indagati ma da tempo nel mirino delle Fiamme Gialle. Se Ianniello, la presunta mente dell’organizzazione, cominciò a sorpresa a restituire i crediti d’imposta già caricati sul portale dell’Agenzia delle Entrate con il chiaro intento di “cancellare” la truffa già compiuta, gli inquirenti capirono che qualcosa stesse avvenendo in una vivace intercettazione telefonica tra Fiammenghi ed il cognato consulente finanziario Ianniello.

Quest’ultimo al cognato residente nella frazione formiana di Trivio annuncio la volontà, a causa degli ingombranti ma decisivi questionari inviati dalla Guardia di Finanza, di annullare le pratiche già in avanzato stato di finanziamento. E i soldi in palio erano davvero tanti: sulla piattaforma della cessione dei crediti sarebbe stata calcolata una somma di 47 milioni di euro solo relativi alle prime cessioni con l’accettazione delle società concessionarie di un valore nominale di 26 milioni e 700mila euro. Per la Guardia di Finanza la decisione di Ianniello di fermarsi era, per certi versi, tardiva. Nel senso che i crediti di imposta ottenuti in modo illecito, con dati fasulli inseriti nel sistema dell’Agenzia Entrate, erano stati venduti. Come? Attraverso due canali principali, quello di Poste Italiane e tramite la piattaforma SIBonus. E la monetizzazione dei crediti era stata poi suddivisa in quote da Ianniello e distribuita in parte a Giancarlo Simeone, Gianna Sparagna, Amleto Fammenghi, Michele Nardella (l’unico, destinatario dell’obbligo di presentazione quotidiana alla Pg, che ha presentato attraverso l’avvocato Mattia Aprea, ricorso al Riesame avverso l’ordinanza del dottor Di Croce), Mattia Cannavale, Bruno Cavallaro, Federico Funicelli e Marco De Santis, attraverso bonifici su conti correnti personali o di società riconducibili a questi ultimi indagati.

Era troppo tardi, dunque, per tornare indietro perché dopo cinque giorni – era il 27 aprile 2022 – la Guardia di Finanza intercettò alcune telefonate intercorse tra Giovanni Luglio, Giancarlo Simeone, Michele Nardella, Amleto Fiammenghi e Aniello Ianniello. E con quali risultati? Tutti avevano capito che le Fiamme Gialle erano sulle loro tracce responsabilizzando il passato giudiziario del 52enne Gianni Luglio per via di quella sentenza passata in giudicato nel 2019 con l’accusa di estorsione ai danni di una cooperativa sociale impegnata per conto del comune di Formia. E tutti al telefono furono chiari su un aspetto: quel questionario era partito dalla Caserma delle Fiamme Gialle di via Palazzo Condotto a causa di quella sentenza dichiarata inappellabile dalla Corte di Cassazione per Luglio insieme a quelle emesse ai danni di Angelo Bardellino, Tommaso Desiato e Franco D’Onorio De Meo.

In quel momento il sodalizio si sciolse formalmente come neve al sole e il più risentito di tutti era proprio Fiammenghi che in un’altra telefonata accusava Luglio di trascorrere le sue giornate al bar ad aspettare ignari cittadini (solo per lo più i 22 indagati a piede libero) da truffare con il miraggio dei falsi crediti imposta. E Fiammenghi, che da qualche giorno è tornato un uomo libero con l’obbligo di tornare a lavorare, era diventato nello stesso tempo uno dei principali indagati ma anche ‘pentito’ – o “Collaborratore dello Stato” – per quello che aveva deciso di fare. La volontà di rispondere alle domande di un Gip può essere collegata ad alcune scritte del cui contenuto, minaccioso e inquietante, non si ha memoria sui muri in cemento armato di Formia? Lo vuole capire (e subito) la guardia di Finanza del colonnello Luigi Galluccio..

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