CASSINO – Tutti gli stabilimenti italiani in rosso. Cassino è tra i peggiori. La Fim Cisl è tornata a fornire i numeri sulla produzione Stellantis in Italia, una contabilità che ormai, mese dopo mese, sta diventando davvero triste. Se l’andamento dovesse rimanere questo – ed è complicato pensare al contrario – la produzione si attesterebbe alla fine dell’anno sotto i 500 mila veicoli prodotti, con le auto sotto i 300 mila. Un crollo dei volumi, che unito alla transizione, determina per il sindacato la tempesta perfetta sul tessuto industriale più rilevante d’Europa. Lo stabilimento di Piedimonte San Germano, nei primi nove mesi dell’anno, ha prodotto meno di ventimila auto: 19710 per l’esattezza. Rispetto allo scorso anno la flessione è del 47,7%, il dato peggiore nella storia della fabbrica di Piedimonte San Germano.
Attualmente le linee sfornano il 20% di Giulia, il 53% di Stelvio ed il 27% di Grecale, quest’ultima unica auto in versione full electric. Cassino però potenzialmente può fare molto di più e questo lo sappiamo tutti. Basta incrociare i numeri di sette anni fa, quindi non quando si facevano produzioni di massa come la Tipo o la Tempra, nel 2017 c’erano Giulietta, Giulia e Stelvio: le auto sfornate erano cinque volte quelle di oggi, con duemila lavoratori in più, 4500 circa. Ad oggi gli operai al lavoro – si fa per dire – sono 2580, con 600 operai i contratto di solidarietà al giorno, a cui si aggiungono i 568 del reparto presse plastica. Si lavora su un unico turno. Cassino, come sappiamo, è la fabbrica a cui è stata assegnata la piattaforma Stla elettrica large, da cui nasceranno le nuove Stelvio e Giulia elettriche: la prima da metà 2025 e la seconda ad inizio 2026. Poi nel 2027 arriverà un altro modello.
La Fim chiede un anticipo sul lancio dei nuovi modelli, per limitare l’uso degli ammortizzatori sociali. Molto difficile che accada, anzi, molto più facile che il 2025 sarà ancor peggio. E nel 2025, ai piedi dell’Abbazia, scadranno anche gli ammortizzatori sociali e qui se non si pone rimedio c’è solo un rischio: quello dei licenziamenti. Per il sindacato dei metalmeccanici della Cisl se non si fa qualcosa, in tutta Italia andranno a casa 25 mila lavoratori: un terzo del totale di quelli che rischiano nell’intero comparto auto italiano.
(In copertina immagine di repertorio)