Cronaca

Gaeta / Stalking ad una compagna di scuola, dopo sette anni nessun processo per prescrizione

GAETA – Un esempio di malagiustizia. Senza se e senza ma. Alla famiglia di C.L., una ragazza di Gaeta che ora ha 24 anni, è caduto l’altro giorno il mondo addosso quando uno dei migliori magistrati giudicanti in servizio presso il tribunale di Cassino, Marco Gioia, ha letto una sentenza per avvenuta prescrizione nei confronti di tre giovani di Gaeta  che sarebbero dovuti essere processati per uno dei reati più odiosi di cui  la vittima è  stata – secondo la Procura di Cassino – una giovane di Gaeta di 17 anni. Stalking. E invece il processo a carico di M.S.G., C.A. e P.F. , tutti e tre coetanei della vittima, non si potrà più svolgere semplicemente perché è trascorso troppo tempo rispetto  allo svolgimento dei fatti ed è  scattata la prescrizione maturata dopo sei anni e mezzo, periodo previsto per l’articolo 612 del codice penale.

È  stato costretto ad issare bandiera, suo malgrado, il legale, l’avvocato Enrico Lisetti, che aveva formalizzato la costituzione di parte civile per conto di C.L. nel corso dell’udienza preliminare celebrata davanti l’ex Gup del tribunale di Cassino Vittoria Sodani. Il magistrato rinviò a giudizio M.S.G., C.A. e P.F.  (difesi dagli avvocati Paolo Masella, Vincenzo Macari e Mario Paone) con un’accusa davvero grave che non ha avuto una verifica dibattimentale.

Nel corso dell’anno scolastico 2017-18 C.L., studentessa all’ultimo anno presso il liceo scientifico “Enrico Fermi” di Gaeta, incautamente e ingenuamente consegnò all’allora fidanzato M.S.G. una foto che la ritraeva che indossava una t-shirt bagnata....Secondo l’accusa quella foto fece il giro all’interno del plesso di piazza Trieste e nella stessa Gaeta e per C.L. iniziò l’inferno…Su di lei piovvero apprezzamenti e accuse infamanti e la ragazza, appartenente ad una famiglia assolutamente per bene con un fratello ufficiale della Guardia di Finanza, dovette affrontare una lunga e complicata fase di recupero da un psicologo e fuggire da Gaeta per trovare un po’ di serenità, attraverso un lavoro, nella lontana Lisbona, in Portogallo.

Nel frattempo fu calendarizzato per il 9 novembre 2011 l’inizio del processo davanti il giudice Monocratico Alessandra Casinelli ma quel dibattimento non è mai iniziato tra rinunce e rimballi di responsabilità dei giudici togati e quelli Onorari per chi doveva presiedere un processo mai…iniziato in sette anni. Ci sono state tre false partenze ed in queste altrettante occasioni erano giunte in tribunale appositamente dal Portogallo C.L., l’allora dirigente scolastica del “Fermi”, la professoressa Maria Rosà Valente, alcuni carabinieri della tenenza di Gaeta che svolsero le indagini e alcune amiche della vittima e compagni di scuola dei tre imputati.

Fu tutto inutile sino alla sentenza shock del giudice Gioia: “Avrei voluto presiedere questo processo ma è trascorso troppo tempo per celebrarlo.” Tutti a casa tra il legittimo disappunto dell’avvocato Enrico Lisetti nella duplice veste di ormai ex legale di parte civile e portavoce della famiglia della studentessa: “Dopo il danno, la beffa.  Non c’è  che dire, l’eccessivo carico del ruolo, la nota carenza di magistrati e, soprattutto, l’affollatissimo foro competente, anche per tutta l’area Golfo di Gaeta, per stessa voce di molti addetti ai lavori, in seguito alla chiusura della sezione distaccata di Gaeta nel 2013 non fanno altro che aumentare il senso di impunità e spiace dirlo, ancora una volta, giustizia -ha concluso l’avvocato Lisetti- non è fatta!”.

Purtroppo.

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