GAETA – L’ordinanza che non c’è. Parafrasando uno dei celebri brani tratti dalla discografia di Edoardo Bennato, è spuntata la misteriosa ordinanza numero 451 del 15 ottobre scorso con cui il dirigente del Sportello unico delle Attività produttive del comune di Gaeta Pietro D’Orazio ha disposto la clamorosa revoca e decadenza dell’autorizzazione (rilasciata il 24 giugno 2016 dall’allora dirigente del settore Pasquale Fusco) allo stabilimento balneare “Selene” sul lungomare di Serapo a Gaeta. L’ordinanza, tra non pochi motivi di imbarazzo da parte del comune di Gaeta, è stata notificata e resa esecutiva dai Carabinieri della locale tenenza la scorsa settimana ma ufficialmente – o almeno – non è stata pubblicata sull’albo pretorio on line a distanza di otto giorni da quando l’ingegner D’Orazio ha concretizzato la sua proposta di ordinanza numero 20310 dell’11 ottobre. Ma perché questo provvedimento, di cui abbiamo una copia, non è ancora fruibile da parte della cittadinanza? Potrebbe apparire un mistero della fede ma forse lo è della politica gaetana.
C’entra il fatto che l’ordinanza è stata notificata ad una simpaticissima anziana di 88 anni che, in qualità di amministratrice unica della “Selena sas”, non è altro che la nonna del dimissionario assessore ai lavori Pubblici del comune Angelo Magliozzi. E seppure fosse quale sarebbe il motivo di cui (eventualmente) vergognarsi? Un fatto è certo Il comune di Gaeta ha impiegato quasi due mesi per preparare ed omettere un’ordinanza da quando i Carabinieri alle ore 22 del 25 agosto effettuarono un controllo presso lo stabilimento balneare Selene e accertarono – e lo scrive lo stesso dirigente D’0razio – la violazioni dettate dall’autorizzazione numero 33825 del giugno di 8 anni fa.
“In particolare, l’area utilizzata per il pubblico spettacolo era di gran lunga superiore a 250 metri quadrati, veniva utilizzata un’ ulteriore area di 144 metri quadrati sul1’arenile per un totale di 394 metri quadrati e le persone presenti erano 600 e più. Veniva inoltre riscontrata una incongruenza sul titolo concessorio: è indicata un’area autorizzata di 250 metri quadrati ed una capienza massima di “oltre 300” persone. Diversamente da quanto disposto da un Dm del 1996: prevede che per il calcolo della capienza dei locali/area si tiene in considerazione 1,2 persone a mq, quindi, su una superficie di 250 metri quadrati (250×1,2= 300) la capienza é massima 300 pcrsone, ma sul titolo è indicato “oltre 300”, ma comunque erano oltre 600 persone. Inoltre, non è indicato il periodo di svolgimento e l’orario come disposto dall’articolo 116 del Regio Decreto numero 635 del 6 maggio 1940”.
Ma perché l’ordinanza 451 del 15 ottobre è stata adottata dopo due mesi dai fatti accertati dai Carabinieri del tenente Franco Franchi? Lo chiarisce lo stesso provvedimento del dirigente D’Orazio. Il comune di Gaeta ha inaugurato in data 2 settembre 2024 l’avvio del procedimento per la revoca del titolo “abilitante l’esercizio di attività di intrattenimento musicale presso lo stabilimento Selen” . La stessa società ha tentato di opporsi il 17 settembre ma le “osservazioni prodotte – ha aggiunto D’Orazio – non sono state sufficienti a rimuovere i motivi posti a sostegno della revoca dell’autorizzazione rilasciata ai sensi degli articoli 68 e 80 del Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza”.
Eccone alcune. E’ stato accertato dai Carabinieri che vi erano oltre 600 persone “sono state contate 600 e più persone”. Per la “Selene sas” “a quanto pare non esiste un metodo, “contare” deriva dalla voce del verbo contare, che significa valutare la consistenza numerica di un insieme. In ordine i fatti, va rilevato che il verbale di accertamento dei Carabinieri ha valore di prova fide facente, contestabile soltanto con querela di falso. Invero, in tema di sanzioni amministrative, il verbale di accertamento dell’infrazione fa piena prova, fino a querela di falso, con riguardo ai fatti attestanti dagli agenti accertatori, come avvenuti in loro presenza e conosciuti senza alcun margine di apprezzamento”.
Se questo principio è contenuto in una sentenza, la numero, del giudice di pace del 27 febbraio scorso, il comune di Gaeta è stato costretto a revocare l’attività danzante all’interno del lido Selene anche perché le attività turistiche ricreative non sono equiparate alle discoteche e alle sale da ballo” anche ad un regime orario che nell’autorizzazione dell’ex dirigente Pasquale Fusco non era stato indicato e definito”. La conclusione cui è giunta l’ordinanza di revoca numero 451 (che ancora non c’è) è la seguente: l’amministratrice della “Selene Sas” ha abusato le violazioni “in materia di ordine e sicurezza pubblica, perpetrate nell’area demaniale adibita a locale di pubblico spettacolo nello stabilimento balneare Selene”.
A 88 anni…Mica poco…
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