CECCANO – Che ne sarà dell’amministrazione comunale di Ceccano dopo che il suo sindaco Roberto Caligiore, eletto nel 2015 e considerato un amministratore emergente nelle gerarchie romane e laziali di Fratelli d’Italia, è finito ai domiciliari per essere considerato dalla Procura Europea una delle menti di “un articolato sistema corruttivo legato ai fondi del Pnrr?”. E’ l’interrogativo che campeggia all’indomani della notifica della copiosa ordinanza di custodia cautelare che, lunga 146 pagine, è stata emessa da uno dei Gip di punta del Tribunale di Frosinone Ida Logoluso. L’amministrazione ceccanese è in bilico essenzialmente perché il sindaco Caligiore decidendo il suo destino processuale lo farà implicitamente per il futuro della consiliatura dal momento che non c’è alcuno tra gli 13 indagati a ricoprire l’incarico di assessore o di consigliere comunale a Ceccano.
Oltre al Sindaco tra i destinatari delle misure ci sono anche funzionari e dipendenti comunali. Gli investigatori della Squadra Mobile di Frosinone, agli ordini del Vice Questore Flavio Genovesi, hanno eseguito in totale 13 misure cautelari personali e sequestri, su disposizione del gip Logoluso nei confronti di un gruppo di persone gravemente indiziate di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Dieci persone sono finite ai domiciliari mentre altri tre sono state sottoposti a misure interdittive del divieto di esercizio della professione, imprese e uffici e sono accusate di aver concluso contratti di collaborazione con la pubblica amministrazione. Insieme alle 13 misure cautelari la Polizia ha eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei proventi illeciti incamerati dai membri dell’associazione, per un importo di oltre 500 mila euro. L’inchiesta rappresenta uno dei primi risultati delle attività investigative coordinate dalla Procura europea (Eppo) sul reato di corruzione legato a fondi Pnrr. Secondo quanto emerso dalle indagini, alcune persone esterne all’amministrazione comunale hanno potuto pilotare alcuni importanti appalti, incontrando i favori e la complicità del sindaco e di rappresentanti di quei settori comunali dove venivano gestiti i fondi destinati alla realizzazione di opere e servizi.
L’associazione a delinquere è stata in grado di gestire – secondo l’ipotesi accusatoria – illecitamente una serie di concessioni pubbliche e autorizzazioni e l’assegnazione di appalti pubblici per un valore accertato intorno ai 5 milioni di euro, riscuotendo l’illecita dazione di denaro attraverso un innovativo e articolato sistema di tangenti. Il denaro, riciclato attraverso un sistema di fatturazioni e bonifici verso aziende fittizie, è stato poi monetizzato e consegnato a mano ai vertici dell’associazione. Fra gli indagati appartenenti all’organizzazione criminale, destinatari di arresti domiciliari e di misure interdittive, fra cui il divieto di concludere contratti di collaborazione con la pubblica amministrazione figurano imprenditori e professionisti delle province di Frosinone e Napoli, nonché funzionari e dipendenti del Ceccano presso il quale e presso l’abitazione di Caligiore hanno effettuato diverse e mirate perquisizioni. Intanto a margine degli arresti si è consumata una curiosa polemica promossa dalla società “Good Lobby” contro la decisione della Procura Europea di chiamare con il suo nome l’intera operazione culminata – come detto – con l’arresto ai domiciliari del sindaco di Ceccano.
‘The Good Lobby è un’organizzazione non profit impegnata da anni in battaglie a favore della trasparenza e contro la corruzione in Italia nulla ha a che vedere con l’operazione denominata The Good Lobby condotta oggi dalla procura Europea-ufficio di Roma, dalla Polizia di Stato e Squadra Mobile di Frosinone e dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine di Roma.
”Notiamo con vivo rammarico che il nostro nome viene utilizzato in maniera impropria per definire un’attività di indagine (peraltro su tematiche che sono oggetto da anni di nostre denunce) – si legge nella nota della società coinvolto, suo malgrado, in questa operazione- “The Good Lobby”, il cui marchio è registrato e protetto, infatti, si occupa di promuovere il lobbying civico come strumento per dare voce alle cause della società civile, costruire dal basso una società più democratica ed equa e per facilitare l’accesso al potere. Tra i nostri progetti anche l’inchiesta ‘Le mani sulla Ripartenza’ in collaborazione con IrpiMedia, contro i conflitti di interessi e le opacità nell’assegnazione dei fondi europei, e la battaglia a fianco dell’Osservatorio Civico sul Pnrr per ottenere trasparenza sulla gestione del Piano. Risulta quindi paradossale che il nostro nome venga usato in modo ingiustificato per riferirsi alla rete di corruzione sugli appalti in provincia di Frosinone finanziati proprio nell’ambito del Pnrr. Ricordiamo che The Good Lobby è un marchio registrato e protetto”.
Da qui l’appello-invito di “The Good Lobby alle autorità competenti “a non utilizzare il nome dell’associazione per questa operazione di Pubblica Sicurezza. Auspichiamo che ciò venga cambiato immediatamente per evitare che l’accostamento con l’indagine in corso possa ulteriormente nuocere all’immagine e all’onorabilità dell’associazione, per la cui tutela ci riserviamo ogni eventuale azione nelle sedi opportune” ha concluso conclude.