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Formia / Un secolo di vita per la storica tabaccheria Grossi di via Vitruvio, lunedì ì festeggiamenti

FORMIA – “E’ passato un secolo e di sicuro non è andato in…fumo”. E’ la battuta più bella ed efficace che in questi giorni l’ex assessore alla cultura del comune di Formia ed ex dirigente scolastico “Vitruvio Pollione” Pasquale Gionta ha veicolato su un canale WhatsApp creato appositamente per anticipare e commentare un anniversario che deve rendere orgogliosi i formiani e la formianità: il primo secolo di vita della tabaccheria Grossi al civico 106 di Vitruvio. Si tratta di un compleanno prestigioso per un’attività che, considerata tra le più longeve e storiche dopo la conclusione dell’esperienza imprenditoriale ed umana del pastificio Paone , ancora sta cercando, a fatica, di portare alto il vessillo della laboriosità e dell’immagine economica, cristallina e trasparente, di una città che purtroppo stenta a ridiventare il locomotore di un comprensorio. La tabaccheria Grossi ha una genesi che si perde nel romanticismo e, per certi, nella follia imprenditoriale di chi e di coloro hanno avuto l’onere e l’onore di guidarla.

Il primo è stato Domenico Grossi, il nonno paterno dell’attuale gestore, l’omonimo e più conosciuto Mimmo Grossi. Benito Mussolini da due anni dimorava a Palazzo Venezia quando il “signor Grossi” concluse una trattativa con una vedova di un militare formiano che non era tornato da quella tragica “avventura senza ritorno” che è stata la prima guerra mondiale. Il costo di quella trattativa ha segnato sul piano economico la famiglia di Domenico Grossi e della moglie, la severa Maria Scipione che, nonostante fosse ritenuta benestante e facoltosa, hanno dovuto impiegare vent’anni per arrivare al saldo. Con le cambiali? “No, bisognava onorare la parola data” – soleva ripetere il “signor Grossi” che, dopo essersi ripreso dalla crisi del 1929 a Wall Street, nulla ha potuto contro le bombe alleate che nel maggio 1944 distrussero al tabaccheria che all’epoca si trovava al civico 55 di via Vitruvio e l’appartamento di proprietà, non molto lontano, in via Mamurra.

Questa bellissima storia tutta formiana ha conosciuto un’altra svolta nel 1951. Uno dei figli di Domenico, Antonio, era un allievo da tre anni del corso di sommergibilista della scuola nautica della Guardia di Finanza che prima di trasferirsi a Gaeta era di stanza a Pola, all’epoca cittadina italiana per essere ceduta come pegno all’ex Jugoslavia del maresciallo Tito. Ad Antonio piacevano i colori giallo e verde ma aveva capito più di tutti che quella tabaccheria di gente per bene nel cuore di Via Vitruvio, il salotto buono della città avrebbe potuto sfamare non solo la sua ma anche altre famiglie. E la sua coraggiosissima scelta di congedarsi dalle Fiamme Gialle fu quantomai azzeccata perché nel 1953 venne a mancare, dopo “aver onorato tutte le parole date” con quella vedova della Grande Guerra, il papà Domenico.

Le fortune arrivano quando le famiglie sono unite ed il “quid” per Antonio Grossi fu rappresentato, senza se e senza ma, da una maestra, tanto bella quanto elegante, che stava per diventare sua moglie. Giulia De Meo “scendeva” dalla frazione più lontana (ma la più bella) di Formia, Castellonorato, e quando tornava in città dalle realtà territoriali più estreme della provincia di Latina, non si fermava nella ricostruita casa di via Mamurra ma doveva necessariamente andare a dare una mano ad Antonio e ad un figlio spilungone, malato di pallavolo e di fotografia, che stava crescendo dietro quell’austero bancone, Mimmo Grossi. Questa famiglia, attraverso tre generazioni che si sono succedute, ha rappresentato il simbolo della signorilità, dell’onestà e della operosità della grande tradizione commerciale di Formia. Ha costituito un punto di riferimento di qualità per tutti, formiani e non.

E i Grossi commercianti lo erano e lo sono nel DNA: i loro prodotti li vendevano con una dovuta conoscenza – qualità oggi merce rarissima – ma con signorilità e cordialità. E poi il luogo. Non c’è uno studente di Formia e degli altri centri del sud pontino che non sia entrato in una tabaccheria che, trovandosi di fronte una fermata del servizio del trasporto pubblico ed extraurbano, era diventata una forma di aggregazione e di socializzazione tra i formiani “delle frazioni” e quelli del centro urbano. Questo obiettivo, socialmente significativo, è stato centrato da un negozio che non era un “buco” ma era diventato un punto di riferimento, un’istituzione vera e propria per una città che, a differenza social del 2024, era più unita e si voleva bene.

Questo compleanno, prestigioso, dimostra dell’altro: premia ancora essere persone oneste, per bene e impegnate a fare il proprio lavoro – pardon mestiere – dedizione e amore. E nel corso del tempo, soprattutto nei fine settimana (e non solo in occasione delle ricorrenze festività patronali di San Giovanni e di Sant’Erasmo) le famiglie passeggiavano sui marciapiedi di via Vitruvio e fermarsi a salutare “i signori Antonio e Giulia” era diventato un piacevole e doveroso obbligo.

Ora il pesantissimo testimone “di mamma e papà” lo ha in mano quello “spilungone” di Mimmo Grossi che, dopo essere
stato per diverso ‘coadiutore’ dell’attività (nel settore della vendita tabacchi costituisce una forma d tutoraggio), vuole rinnovare questa sfida
che non è solo economica ma anche culturale e soprattutto sociale. Questo anniversario sarà festeggiato lunedì 28 ottobre, alle 19, nel corso di un evento che non si svolgerà in nessun albergo, ristorante o sala di rappresentanza di qualche palazzo del potere… ma semplicemente al civico 106 di via Vitruvio.

La categoria a livello nazionale dirà il suo grazie attraverso il vice presidente vicario della federazione italiani tabaccai Giovanni Catelli. Se ci sarà bisogno sarà intonato un brano del principe Francesco De Gregori: “Sempre per sempre dalla stessa parte mi troverai!”.

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