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Formia / “Mia zia Venerabile Suor Ambrogina di San Carlo”, il libro di Fernando Sparagna [VIDEO]

FORMIA – E ora gli onori degli altari. Con questo auspicio, più che legittimo, è terminata l’altra sera presso la chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria a Formia la presentazione dell’ultimo libro del professor Fernando Sparagna che, dal titolo “Mia zia Venerabile Suor Ambrogina di San Carlo”, ha concluso una ricca, intensa e vissuta programmazione denominata “I giorni di Suor Ambrogina”. E’ stata approntata per rilanciare il processo di canonizzazione di una religiosa che, originaria della frazione di Maranola, gode di fama di santità sin da quando il 26 marzo 1954 si spense a soli 45 anni presso il convento di Varlungo, in provincia di Firenze, in cui era immobilizzata da sei anni a causa di una banale caduta per le scale. La presentazione del libro del professor Sparagna ha concluso una serie di giornate caratterizzate dall’intitolazione a Suor Ambrogina della salita della chiesa dell’Annunziata di Maranola in cui riposa dal 2006 Filomena D’Urso e dalla celebrazione di una messa con cui Suor Ambrogina a livello diocesano – dopo la dichiarazione di venerabilità formalizzata da papa Francesco il 18 dicembre 2018 – può essere oggetto di preghiere e di affidamento.

E questo aspetto intimo, profondo e, per certi versi, devozionale, è stato più volte sottolineato dal professor Sparagna grazie alle attenti sollecitazioni arrivategli dalla sua “intervistatrice”, la professoressa Maria Rosaria Di Raimo, vicepresidente diocesana per il settore adulti di Azione Cattolica, e dalle sensibili letture di alcuni passi del volume (245 pagine pubblicato da Pasquale D’Arco) a cura della professoressa Anna D’Acunto del gruppo Adulti dell’Azione Cattolica parrocchiale. Lo storico docente di latino e greco del liceo classico “Vitruvio Pollione” innanzitutto ha incassato un complimenti che gli viene riconosciuto dallo stesso Arcivescovo di Gaeta, Monsignor Luigi Vari: il suo lavoro è un punto di riferimento, conoscitivo e anche formativo, di una religiosa che grazie alla sua bellezza, profondità spirituale e spessore contemplativo, avrebbe meritato un processo di beatificazione più costante e meno altalenante rispetto a quanto poi è stato nei territorio in cui Suor Ambrogina ha operato e vissuto: l’Arcidiocesi di Gaeta (per essere originaria del borgo aurunco di Maranola), Roma (dove ha effettuato il noviziato) e Firenze dove si è spenta dopo una vita di atroci sofferenze, materiali e spirituali.

E “Zia Filomena” ha dovuto trascorrere un’infanzia difficilissima nella poverissima e contadina Maranola “dove le braccia e la difesa dell’onore” erano “molto di più due valori”. Lo scrive e lo ribadisce nell’intervista video allegata il professor Sparagna. Sottolinea quali sono state le avversità che ha dovuto affrontare “Zia” – la chiama così perché etimologicamente in greco significa “divina” – contro un padre severissimo, Michelantonio D’Urso, tornato a Maranola a sfamare un’intera famiglia con il lavoro dei campi dopo aver partecipato a quella nefasta “avventura senza ritorno” che è stata la prima guerra mondiale. Filomena decise di prendere i voti ed il professor Sparagna documenta come questa decisione sia stata un “pugno nello stomaco” per una famiglia che, nonostante avesse in casa un sacerdote, non voleva perdere una ragazza che invece servire, eccome, nei lavori agricoli. ù

Il professor Sparagna sottolinea più volte qual è stata la fonte privilegiata nel tracciare la prima parte di questa biografia di Suor Ambrogina, la sorella (e sua madre) Angelina: “Mamma patì tutte le terribili e incredibili sofferenze procuratele da nonno che non voleva assolutamente che zia diventasse suora. Quante fervorose suppliche rivolsero insieme al Signore per invocare la grazie per addolcire il duro animo del padre. Mia madre, spinta dall’affetto, offrì a Dio il sacrificio di privarsi di un naturale piacere e fece il voto di non mangiare frutta né il martedì ne il venerdì e lo mantenne per tutta la vita”. Chissà sarà stato per quella famiglia maranolese una fredda mattinata del febbraio 1929 quando “mamma dovette separarsi dalla sorella dalla piazza del paese verso Formia sul carretto di zio Vincenzino” .

La seconda parte del libro affronta essenzialmente la parentesi fiorentina di questa suora che nutriva una stermina devozione a quella che chiamava la “Divinissima Eucarestia, il pane del cielo, unica forza della vita spirituale”. A Suor Ambrogina era stato affidato un gruppo di bambini, per lo più orfani, ma le sue contemplazioni e apparizioni mistiche erano considerati “segni di una follia precoce”. Altro che. Questa religiosa formiana – e lo racconta il nipote ripercorrendo due episodi – aveva inviata la probanda Anna Sprocattui, poi diventata suora professa, a confessarsi di buon mattino nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Le disse che nel primo confessionale avrebbe trovato qualcuno ad attenderla”. Questo qualcuno sarebbe stato niente meno che Padre Pio da Pietrelcina che, storicamente ha soggiornato per una periodo a Firenze. E poi il frate delle stimmate era legato da un rapporto con il padre spirituale di Filomena D’Urso, padre Zelli: “Dica a Suor Ambrogina – gli avrebbe detto il futuro Santo Cappuccino – che la ricordo continuamente con grande amore e con grande affetto paterno….e col il desiderio di riunirci presto in cielo”.

La suora di Maranola ha vissuto immobile su un letto del suo convento gli ultimi sei anni dalla sua vita per via dei traumi (soffriva da giovane di osteoporosi) derivanti da un’accidentale caduta lungo una scala. Si era alla vigilia delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 e da Roma è arrivato il diktat di papa Pacelli, Pio XII, di adoperarsi per affermare la vittoria del fronte popolare contro i Comunisti: “Mia zia – ha raccontato il professor Sparagna – era tranquilla che la Democrazia Cristiana avrebbe vinto contro il Pci che aveva promesso la distruzione di tutte le sculture in piazza San Pietro”.

Per Sparagna questo libro, che conclude una trilogia iniziata nel 1988 (“ora basta…quello che dovevo scrivere e dire l’ho detto abbondantemente”), vuole “soltanto assolvere ad un ruolo di conoscenza su una figura che ha ispirato l’esistenza mia e della mia famiglia. Il suo bagaglio valoriale è quantomai necessario tra le attuali generazioni che, in assenza, sono sempre più disorientate”. Il volume contiene un prezioso book con foto inedite sulla suora ora dichiarata venerabile. Alcune sintetizzano il ritorno dei suoi resti mortali dala Toscana al cimitero di Maranola (nel 2004) e, dopo due anni, la loro traslazione nella chiesa dell’Annunziata. “Il parroco di Maranola, don Gennaro Petruccelli, che ringrazio per la sua efficace presentazione al volume, ha intenzione di rinnovare la cripa di Suor Ambrogina con l’auspicio che, in occasione dell’anno giubilare, si arrivi tutti insieme a gioire per la sua beatificazione ma dobbiamo crederci un po’ tutti”. Sparagna ha concluso l’intervista annunciando una delle sue prossime fatiche letterarie.

“Ho recuperato il testo in latino dello Statuto del Castrum dell’attuale Castellonorato – ha concluso – Vorrei tradurlo ed equipararlo con quello del Castrum di Maranolae che pubblicai nel 1998. Sarebbe interessante verificare l’esistenza di eventuali differenze”. Saranno molte.

INTERVISTA Fernando Sparagna, docente e scrittore

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