PONZA – Il fatto non sussiste. Con questa formula il Tribunale di Cassino, al termine di un processo lungo ed articolato e per certi versi drammatico, ha assolto A.B., un 35enne imprenditore di Ponza destinatario dal 2019 di una raffica di denunce con l’ipotesi di maltrattanti in famiglia che aveva formalizzato all’epoca la sua compagna di nazionalità romena, ora 28enne. Le condotte persecutorie diventarono una prassi quotidiana tanto che la donna A.R.T. lamentò più volte di essere stata vittima di maltrattamenti ed aggressioni sempre più violente fatte di schiaffi e pugni e destinataria di insulti del tipo “deficiente, stupida, puttana, zoccola, chiavica”, tanto da ridurla in una condizione di sofferenza morale e psichica, nonché di soggezione psicologica.
Il culmine a margine di questa triste vicenda si raggiunse il 30 agosto 2019 quando l’uomo, sempre a detta della donna, trasferitasi a Ponza per ragioni lavorative, dopo aver abusato di sostanze alcoliche e stupefacenti, avrebbe colpito la donna al volto con calci e pugni. A.R.T., stanca di questi soprusi, comunicò al compagni di voler andare via di casa ma, l’uomo, ormai fuori di sé, l’aggredì ancora una pioggia di calci e pugni.
Il dibattimento si è arricchito con la requisitoria della pubblica accusa che aveva chiesto 2 anni e otto mesi di reclusione per l’uomo (nel frattempo anche destinatario della misura cautelare di divieto di avvicinamento alla persona offesa) ma, dopo la camera di consiglio, il giudice Antonio Gavino Falchi Delitalia ha assolto l’imprenditore condividendo la testi del legale difensore, avvocato Matteo Macari, circa l’esistenza di una serie di contraddizioni nel racconto nel corso del dibattimento della vittima e nelle dichiarazioni della madre e della sorella.
L’avvocato Macari nella sua puntuale e diffusa arringa forniva, invece, al Tribunale una diversa e documentata ricostruzione dei fatti, ed una chiave di lettura della vicenda diametralmente opposta rispetto agli asserti accusatori facendo emergere come, in realtà, si trattava di meri e sporadici litigi tra conviventi, sovente scaturiti proprio da intemperanze della persona offesa, talvolta sfociati in vicendevoli contumelie e reciproche percosse.
“E’ la fine di un incubo per un giovane che ha sopportato, ed atteso con pazienza, il tempo necessario per vedere la conclusione di questa triste vicenda giudiziaria, come la luce alla fine di un tunnel, che lo ha fortemente provato” ha dichiarato concludendo l’Avvocato Macari. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.