LATINA – La parte pubblica nel Consiglio d’amministrazione di Acqualatina, in testa la neo presidente Cinzia Marzoli, faccia sapere il suo pensiero sulla volontà del socio privato e, dunque, dell’ente gestore di aumentare il piano tariffario del servizio idrico per i prossimi sei anni. E’ questa, in sintesi, la richiesta (ma anche un monito che le associazioni di tutela dei Consumatori “Aeci”, Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons, hanno rivolto al socio di maggioranza per rimarcane “con rammarico”, dopo il nulla di fatto di mercoledì della conferenza dei sindaci, “l’assoluto silenzio della parte pubblica della società ed, in particolare, del presidente di Acqualatina Dott.ssa Cinzia Marzoli”. Entro il 31 ottobre la conferenza dei sindaci avrebbe dovuto inviare all’Arera – l’Autorità nazionale sulle reti idriche ed elettroniche – proposta sul nuovo piano tariffario ma non essendoci un accordo tra la volontà del socio privato di ritoccare le tariffe (prima del 9,5% e poi del 6,5%) idriche e quella dei sindaci di confermare l’attuale piano tariffario o in alternativa di incrementarlo del 3,5% la decisione è stata rinviata in attesa che si trovi un accordo.
Non si fidano per quanto sta accadendo le associazioni dei consumatori “Aeci”, Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons che hanno chiesto alla politica di togliere la maschera: “Non si deve dimenticare che, all’interno del Consiglio di Amministrazione, il socio pubblico deve rappresentare la voce, quindi gli interessi ed i diritti degli utenti del territorio che costituisce l’ambito di intervento di Acqualatina, quindi dei 38 comuni che di questo territorio fanno parte. Infatti sin dal suo insediamento non si è avuto modo di apprendere quali siano le posizioni del socio pubblico di Acqualatina, ovvero del socio che detiene il 51% delle azioni della Società che gestisce il servizio idrico integrato nell’ATO 4 Lazio meridionale – si legge in una nota congiunta delle quattro associazioni dei consumatori – In particolare, non si ha modo di comprendere se il socio pubblico presente nel CdA sia o meno d’accordo sia con la richiesta (ma sarebbe più corretto dire la pretesa) di far aumentare la tariffa del 9% a fronte di un investimento di 351 milioni di euro per ridurre entro il 30% le dispersioni di acqua entro il 2030 che, ad oggi, secondo dichiarazioni del vicepresidente di Acqualatina ammonterebbero al 75% e sia con la proposta mediana di un investimento di 150 milioni, che, tuttavia, porterebbe la riduzione delle perdite al 50%”.
I consumatori sono perplessi quando sostengono come i dati propalati da Acqualatina “non siano supportati da indagini a cui possa essere ascritta una seppur minima credibilità scientifica. A fronte di queste dichiarazioni, tuttavia, non si è registrato il pensiero al riguardo da parte di coloro che rappresentano gli utenti, e ciò a prescindere dalla Conferenza dei Sindaci che su tali richieste/pretese dovranno esprimersi con il loro voto. Non vorremmo che la dottoressa Cinzia Marzoli, dal cui curriculum apprendiamo che ricopre una moltitudine di incarichi prestigiosi, sia troppo impegnata a seguire gli altri incarichi, mettendo in secondo piano quello di presidente della più importante azienda dell’intero ATO4”.
Le associazioni dei consumatori sono perplesse quando censurano il contenuto della richiesta/pretesa del socio privato di Acqualatina di effettuare investimenti per 351 milioni di euro: “In realtà rappresenta la pretesa di aumentare le tariffe idriche a carico degli utenti, i quali continueranno ad essere il bancomat di questa Società con il paradossale effetto di finanziare le opere (quindi come se fossero i veri soci), senza tuttavia avere indietro un solo euro né gli utili. Con questa logica sarà consentito ad Acqualatina di avere a disposizione enormi capitali, senza dover rivolgersi a finanziamenti esterni per la richiesta di mutui, senza avere l’onere di restituire il denaro ricevuto e senza dover pagare interessi su tali capitali”. Le quattro associazioni dei consumatori, inoltre, definiscono un’”assurdità” che un imprenditore privato, sebbene gestisca un bene pubblico, possa svolgere il suo lavoro non solo senza correre alcun rischio, ma potendo disporre a proprio piacere del denaro dei suoi clienti. Il fatto che Acqualatina svolga il suo servizio in regime di monopolio richiederebbe approfondite verifiche sull’intero suo sistema, ma non soltanto da parte dell’Egato”.
Da qui la richiesta che le autorità preposte al controllo della gestione del denaro pubblico, in primis la Corte dei Conti ma anche l’Arera, “nessuna esclusa”, “vogliano attivare tutti i loro poteri di indagine per far sì che gli utenti possano essere tranquilli circa il buon esito del denaro che viene loro richiesto”. Può esercitare un ruolo di controllo lo stesso socio pubblico all’interno del CdA “non lasciando spazio a congetture di possibili di trascuratezza, se non di vero disinteresse in tal senso, come da qualche parte si sta ipotizzando”. Il socio privato (i comuni dell’Egato 4) e la presidente di Acqualatina Marzoli, insomma, sono chiamati a far conoscere il loro parere su quanto sta avvenendo sulla definizione del nuovo piano tariffario – hanno concluso “Aeci”, Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons – perché la loro voce non può mancare in un momento così delicato”.