PONZA – Gianmarco Pozzi non fu ucciso il 9 agosto 2020 a Ponza dove era impegnato a svolgere l’incarico di body guard presso un noto locale della principale isola pontina. Il giovane boxer romano fu vittima di una caduta mentre correva nella frazione di Santa Maria probabilmente sotto gli effetti di sostanze stupefacenti. Ne è convinta la Procura di Cassino che, dopo quattro anni di indagini, di clamorosi ed inediti sviluppi investigativi resi noti dalla famiglia Pozzi e di importanti servizi giornalisti diffusi su scala nazionale, ha chiesto al Gip del Tribunale di piazza Labriola di emettere un provvedimento di archiviazione alle indagini sulla morte del giovane.
Contestualmente la stessa Procura ha delegato i Carabinieri della Compagnia di Formia di notificare la conclusione delle indagini preliminari a sette persone con le accuse di concorso in traffico di sostanze stupefacenti, calunnia, rifiuto di sottoporsi ad accertamenti psicofisici connessi all’uso di sostanze stupefacenti durante la guida di autoveicoli, violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale. Si tratta di uno sviluppo investigativo scaturito proprio dalle indagini in corso sul decesso del bodyguard romano.
Un filone d’inchiesta che ha evidenziato l’esistenza a Ponza di un fiorente traffico di sostanze stupefacenti gestito, tra il giugno ed il novembre 2023, tra gli altri, dai sette indagati. Uno di loro, un 47enne di Ponza, è anche accusato di aver attribuito falsamente la responsabilità del decesso di Pozzi a due militari dell’Arma all’epoca in servizio presso la stazione della principale isola pontina.