SEZZE – Mazzette di poche centinaia di euro per un occhio di riguardo per la velocizzazione di pratiche relative alla cessione di quote societarie, alle variazioni di sedi legali, al deposito bilanci, alla messa in liquidazione e alla cancellazione dal registro delle imprese. Sono le ipotesi d’accusa che mercoledì hanno creato scompiglio ed incertezza presso la sede di Latina della Camera di Commercio del Basso Lazio. Sono stati arrestati e sono finiti ai domicilio due irreprensibili funzionari dell’ente camerale, entrambi residenti a Sezze, Andrea Di Stefano e Giuseppe Luciano. Sono risultati destinatari di altrettante ordinanze di custodia cautelari che con le gravi accuse di corruzione continuata e truffa aggravata in relazione a false attestazioni di presenza in servizio sono state chieste dal sostituto procuratore Valentina Giammaria ed emesse dal Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario.
Ad eseguire i due clamorosi arresti sono stati gli agenti del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Latina della Guardia di Finanza al termine di circostanziate indagini sviluppatesi in ordine a diversi episodi corruttivi. In particolare uno dei funzionari della sede di Latina della Camera di Latina avrebbe avuto il compito di ricercare ”potenziali clienti” a cui proporre la gestione rapida e sicura delle pratiche, da indirizzare successivamente al secondo. Solo, dopo aver raggiunto l’accordo sul “compenso extra” pattuito per la prestazione richiesta, il complice predisponeva i documenti necessari all’esecuzione della pratica amministrativa, curandone la rapida esecuzione.
Le indagini delle Fiamme Gialle coordinate dal tenente Colonnello Angelo Andreozzi, hanno appurato dell’altro e, cioè, che Di Stefano e Luciano, perla positiva e più celere definizione delle pratiche di cui avevano l’istruttoria rispetto alle ordinarie tempistiche erano stati capaci di accreditarsi presso vari professionisti di Latina e dell’intera provincia pontina ampliando, di fatto, il proprio bacino di utenza di beneficiari. Inoltre, in più di un episodio, è stato rilevato che i professionisti, al fine di assicurarsi maggiore celerità nel perfezionamento delle pratiche da richiedere alla Camera di Commercio, erano disposti a corrispondere ai due funzionari un ulteriore compenso “extra” in denaro preliminarmente concordato.
L’inchiesta della dottoressa Giammaria è culminata con l’iscrizione complessivamente sul registro degli indagati del nome di nove persone, molti dei quali – come detto revisori contabili e commercialisti. L’attività di indagine ha monitorato lo svolgimento delle pratiche agevolate negli anni nel triennio 2021-2023. I costi della corruzione erano modici: dai 200 ai 300 euro – venivano versati in contanti o attraverso ricariche sulle PostePay – cinque-sei volte in più rispetto a quanto consentito dalla stessa Camera di Commercio.
Uno dei due indagati è finito ai domiciliari – come detto – anche con l’accusa di truffa aggravata in relazione a false attestazioni di presenza in servizio. Il funzionario camerale timbrava il proprio cartellino ma lasciava il posto di lavoro – e l’hanno appurato gli stessi inquirenti – trovandosi altrove e non per ragioni di servizio. La Guardia di Finanza è convinta di aver posto di fine alla gestione illegittima di alcuni servizi erogati dalla Camera di commercio di Latina. A beneficiarne sarebbero stati gli stessi professionisti, certi di ottenere il disbrigo delle proprie pratiche in tempi assolutamente più contenuti rispetto al solito.