FROSINONE – Sconcerto. E’ stata davvero una mazzata quella arrivata giovedì mattina sul conto del comando provinciale di Frosinone dei Carabinieri dopo i primi dispacci di agenzia diffusi sul conto dell’omicidio del “sindaco pescatore” di Acciaroli Angelo Vassallo: l’ex comandante, il colonnello Fabio Cagnazzo, avrebbe depistato le indagini perché non si arrivasse ad una verità sull’agguato camorristico consumato 14 anni, la notte del 5 settembre 2010. Il Colonnello Cagnazzo ha diretto l’arma della provincia ciociara dal 2017 al 2020, periodo in cui è iniziato l’assedio mediatico del programma Mediaset “Le Iene” che cominciò ad occuparsi dell’omicidio del sindaco di una delle perle del Cilento. Perché Cagnazzo la sera del delitto di Vassallo intervenne sul luogo in cui era stato ucciso il sindaco nonostante si trovasse fuori servizio, perché in vacanza? Da questo momento la magistratura antimafia di Salerno cominciò ad occuparsi dell’ufficiale originario e cresciuto ad Aversa e figlio del colonnello Domenico Cagnazzo, tra i più decorati della recente storia dell’arma dei Carabinieri.
Nel 1973 Cagnazzo senior assunse il comando della compagnia di Aversa, gestendo i territori dell’agro aversano. Fino al 1980 lottò con efficacia contro la criminalità organizzata. Nel 1983 partecipò all’arresto del conduttore Enzo Tortora, ingiustamente accusato di rapporti con la Camorra. Nel 1992 diventò vice comandante dei Ros di Palermo e partecipò attivamente ad una delle operazioni di cattura più famose della storia italiana: l’operazione “Iena” che culminò con l’arresto del superlatitante Totò Riina. Lo stesso Colonnello Fabio Cagnazzo ha ripercorso, per certi versi, la carriera del più illustre padre. Formatosi presso la Nunziatella e poi, successivamente, presso l’Accademia Mlitare di Modena, il futuro comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone ha diretto a lungo il nucleo operativo del reparto territoriale di Castello di Cisterna, nel napoletano, assicurando alla giustizia un grandissimo numero di latitanti e portando avanti importanti operazioni contro lo spaccio e la criminalità organizzata, di stampo camorristico.
Una prima ombra sulla sua carriera arrivò verso la fine del 2010, subito dopo l’omicidio di Vassallo: venne improvvisamente trasferito a Foggia e, se i motivi effettivi non furono mai resi noti, l’alto ufficiale di Aversa ricevette la vicinanza e la solidarietà di colleghi ufficiali e finanche di Pm partenopea. Gli stessi, ma della Procura antimafia di Salerno, che due anni fa, dopo i primi e più insistenti servizi giornalistici, gli notificarono un decreto di perquisizione con l’accusa di concorso in omicidio con aggravante camorristica. Assistito dalla penalista napoletana Ilaria Criscuolo respinse tutte le accuse mossegli. Anzi, ribadendo la sua innocenza, disse di aver voluto dare un contributo fattivo alle indagini.
Ma le indagini proseguirono sino a quando i Carabinieri del Ros di Roma hanno giovedì mattina effettuato una nuova perquisizione domiciliare e hanno notificato al Cagnazzo un provvedimento di arresto emesso dal Gip del Tribunale di Salerno su richiesta del procuratore capo Giuseppe Borrelli e del sostituto procuratore Marco Colamonici. Le accuse, se confermate, sarebbero davvero gravi: Cagnazzo avrebbe organizzato il delitto di Vassallo e avrebbe anche provato a cancellare le prove, attraverso la rimozione di alcuni filmati di una telecamera: i supporti delle registrazioni delle videocamere vennero portati a Castello di Cisterna, con un’iniziativa formalmente al di fuori di ogni regola, dal momento che in quel momento Cagnazzo non aveva – come detto – alcuna delega di indagine.
In carcere sono finiti anche il figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi. Se il provvedimento cautelare non indica gli esecutori materiali dell’omicidio, il colonnello Cagnazzo è ritenuto responsabile dell’azione preparatoria del delitto ma anche di avere condotto una capillare azione di depistaggio. Avrebbe manipolato – come detto – alcune immagini, oltre a depistare le indagini contro un italo-brasiliano, poi scagionato. Sullo sfondo del sindaco pescatore ci sarebbe un grosso carico di droga sbarcato ad Acciaroli. Vassallo si era opposto con tutte le sue forze affinchè Acciaroli venisse infestata dallo spaccio gestito dalla camorra durante la stagione turistico-balneare. Vassallo sarebbe stato pronto a denunciare anche esponenti delle forze dell’ordine che lui riteneva collusi. Giunto sotto casa, quella notte, l’incontro con una persona che conosceva. L’omicidio.
E poi il silenzio lungo 14 anni, rotto giovedì mattina dal blitz del Ros in casa Cagnazzo.