Devono rimanere in carcere perché possono inquinare le prove e fuggire. Con queste motivazioni il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, dopo l’interrogatorio di garanzia dell’altra mattina, ha confermato martedì la misura cautelare nei confronti di Nico Carroccia e di Matteo Quinto, i due uomini di Lenola di 42 e 24 anni arrestati la scorsa settimana dai Carabinieri della Compagnia di Terracina con l’accusa di omicidio preterintenzionale del 63enne Antonio Grossi di Fondi. I due indagati al Gip in occasione dell’interrogatorio di garanzia avevano chiarito il loro ruolo relativamente ad una vicenda che, iniziata il 3 giugno scorso con l’aggressione di Grossi all’esterno di un bar lungo la provinciale per Lenola, culminò sei giorni più tardi con il ritrovamento del suo cadavere nell’abitazione di via Tribuzio, alla periferia di Fondi.
I legali difensori, gli avvocati Giancarlo Vitelli e Alessia Righi, hanno presentato ora un ricorso al Riesame per impugnare il provvedimento restrittivo per diverse ragioni. Innanzitutto perché l’esigenza cautelare si sarebbe affievolita dopo che Quinto si è assunto completamente la responsabilità di aver aggredito da solo Grossi con una sedia in testa e con un calcio al fianco e di averlo fatto dopo una chiamata del gestore di un bar in località “Valle Bernardo”, preoccupato del fatto che il 63enne, ubriaco, continuasse a dare fastidio ai clienti del locale. La difesa non ci sta e ora ha deciso di avviare proprie indagini.
Innanzitutto ha nominato un medico legale di parte per fare chiarezza su quanto sarebbe stato accertato alla vittima il 4 giugno all’ospedale “San Giovanni di Dio”. Dopo una permanenza di sette ore a Grossi non furono diagnosticate una duplice lesione alla milza e la frattura a quattro costole, traumi che – secondo la difesa – Grossi avrebbe subito dopo un’altra aggressione patita a casa sua dove è stato trovato cadavere. Il 63enne, al termine di questo ricovero, firmò le dimissioni nonostante i medici gli avessero detto di rimanere per una lesione ad una mano che l’uomo aveva detto di essersi procurato cadendo da un albero in campagna. Ma nel ricorso al Riesame gi avvocati Vitelli e Righi hanno contestato di nuovo, oltre alla presenza di molte “incongruenze” nel fascicolo processuale, le conclusioni cui era giunto il medico legale nominato dalla Procura. La dottoressa Maria Cristina Setacci nella sua relazione autoptica aveva parlato sì di un corpo contundente ricevuto da Grossi al fianco ma di un pugno dalla forma piccola e morbida che, dunque, non poteva essere stato un calcio sferrato da Quinto come evidenziato dalle telecamere di sicurezza del bar di “Valle Bernardo”. In questa storia non mancano altre verità.
Secondo i legali di Carroccia e Quinto Grossi sarebbe stato avvistato a Fondi nei giorni successivi, almeno sino all’8 giugno 2024. E poi l’ultimo, di non meno importante, mistero: il 13 giugno sono stati rimossi nottetempo i sigilli posti dai Carabinieri all’abitazione di Grossi. Secondo i legali di Caroccia e Quinto “qualcuno avrebbe voluto eliminare le tracce di una possibile aggressione subita dalla vittima a casa sua”.