Gaeta / Bike sharing e ipotesi danno erariale, audizioni della dirigente e di altri funzionari della Polizia Locale

Cronaca Gaeta

GAETA – Sono durate più lunghe del previsto le audizioni – non possono essere chiamate diversamente non essendoci al momento indagati – della dirigente Annamaria De Filippis e dei altri funzionari della Polizia Locale del comune di Gaeta invitati a contro dedurre nell’ambito dell’indagine conoscitiva con l’ipotesi di reato di danno erariale promossa dalla Procura regionale della Corte dei Conti sull’acquisto e sull’improvvisa cessione del servizio di bike sharing da parte del comune. L’audizione della dirigente e dei suoi collaboratori si è svolta presso la caserma del gruppo di Formia della Guardia di Finanza, la stessa che l’altra mattina, su delega della Corte dei Conti, ha trascorso molte ore presso il comune di Gaeta per capire le ragioni sulla cessazione di un servizio o che, attivato nel 2015, avrebbe dovuto promuovere una diversa e più sostenibile mobilità urbana.

Gli inquirenti hanno ottenuto una prima risposta circa il luogo – un deposito della stessa Polizia Locale- in cui si trovano quelle 70 biciclette all’avanguardia acquistate e presentate nel corso di una conferenza stampa ma l’attività investigativa prosegue senza soste. La delega della Corte dei Conti è finalizzata a capire le ragioni della dismissione del servizio, sulle modalità della sua gestione e quantificare le risorse economiche eventualmente introitate dal comune.

sollecitare l’apertura di un’indagine della magistratura contabile erano stati i consiglieri comunali di opposizione, Emiliano Scinicariello, Franco De Angelis e Sabina Mitrano. Avevano presentato un’interrogazione all’attuale assessore alla Polizia Stefano Martone ma, in mancanza di una tempestiva risposta (arrivata in consiglio il 4 novembre scorso), si erano rivolti alla Procura regionale della Corte dei Conti anche per avere altre delucidazioni riguardanti la reale spesa affrontata dal Comune di Gaeta per l’avvio e l’implementazione del servizio, in termini di infrastrutture, biciclette, cicloposteggi, schede/card, convenzioni, manutenzioni e servizi correlati, la gestione del servizio – se il comune o una società privata e, se sì, sulla scorta di quale atto amministrativo e – e l’importo delle eventuali somme – come detto – incassate dal comune

IL MONITO DELLA SEGRETARIA COMUNALE

Sarà stata anche una coincidenza temporale ma, in occasione dell’apertura dell’indagine della Corte dei Conti per il presunto danno erariale sul bike sharing, segretaria comunale(e responsabile dell’anti corruzione del comune di Gaeta), l’avvocato Patrizia Cinquanta, ha inviato una lettera con un carattere perentorio a tutti i dirigenti dell’ente. Le lagnanze delle opposizioni sono all’ordine del giorno per quanto riguarda le mancate o tardive risposte alle richieste di accesso agli atti e alle interrogazioni e interpallenze e la segretaria Cinquanta ha deciso di correre ai ripari.

Ha fatto sapere ai responsabili di settore che, scaduti i 30 giorni entro i quali sono tenuti a rispondere ai consiglieri comunali richiedenti (tutti indistintamente), concederà una sorta di deroga di una settimana, trascorsa la quale l’eventuale inadempienza sarà segnala lata al Nucleo di valutazione del comune, l’organo deputato a “pesare”, in termini (naturalmente) le performance e i risultati conseguiti da ciascun responsabile di settore. Queste lettere della dottoressa Cinquanta dimostrano come in questa fase storica al comune di Gaeta la mano destra ignora quello che fa quella sinistra. Soltanto il 4 novembre il sindaco Cristian Leccese, rispondendo alle interrogazioni dei consiglieri di minoranza Scinicariello, De Angelis e Mitrano, aveva minacciosamente dichiarato che le risposte da loro richieste non le avrebbero “mai” ottenute perché finalizzate a creare – era stato questo un clima di terrorismo psicologico – tra i dirigenti del comune. Dopo soltanto una settimana la segretaria ‘sconfessa’ il sindaco Leccese ma, a differenza di quest’ultimo che aveva redarguito oralmente le minoranze, lo mette questa volta per iscritto.

La Corte dei Conti fa più paura della Procura penale di Cassino. O almeno.