TERRACINA – “Erano mesi che si vedeva la Chiesa del Santissimo Salvatore con le cupole coperte con teli di plastica. Era l’immagine, l’istantanea della provvisorietà, della instabilità e, diciamo la verità, della bruttura. Era apparso evidente che, in assenza di una adeguata manutenzione e di un intervento strutturale, prima o poi gli intonaci ( e non solo gli intonaci ) avrebbero ceduto dal momento, peraltro, che già erano visibili i rigonfiamenti derivanti da infiltrazione di acqua. Infatti, il 3 ottobre scorso, è bastata la vibrazione provocata da un fulmine e dal relativo tuono per far staccare gli intonaci situati vicino alle intelaiature metalliche della cupola centrale, con la successiva caduta di questi. Insomma abbiamo assistito alla cronaca di un cedimento annunciato e, forse, di una non auspicabile chiusura della Chiesa”. Arriva a questa conclusione senza troppi giri di parole, Arcangelo Palmacci, presidente provinciale di Azione e segretario locale di Terracina.
“E cosa fa il Comune di fronte a tutto ciò? Dopo che per mesi non ha provveduto ad alcuna manutenzione, escogita una trovata davvero ingegnosa: spostare l’altare a metà della navata centrale (riducendo conseguentemente i banchi) e, solo a seguito delle risultanze di una relazione tecnica ( è stata affidata?), inoltrerà una richiesta di finanziamento alla Regione Lazio e al Ministero della Cultura e dal suo esito procederà alla messa in sicurezza ( e il loro ripristino? ) dei luoghi danneggiati. Eppure sarebbe stato sufficiente, appena avvenuto il distacco degli intonaci, un pronto intervento con l’installazione a soffitto di una rete a protezione della chiesa, come quelle utilizzate, in emergenza, in alcune chiese in Abruzzo o ad Assisi nei primi giorni post terremoto. Ciò si rendeva necessario anche per l’avvicinarsi delle festività natalizie, con le tanto attese (anche fuori Terracina) storiche manifestazioni, che oggi, purtroppo, sono fortemente a rischio, tra cui, fra le quali, il concerto della banda musicale, le esibizioni delle scuole e la tradizionale mostra dei presepi” – spiega Palmacci.
“A questo punto, purtroppo, stante i tempi lunghi ipotizzati, di fatto, dall’Amministrazione Comunale, forse sarebbe il caso che la comunità parrocchiale (alla quale mi onoro di appartenere) promuovesse, in analogia a quanto avvenuto per la Cattedrale, una specifica raccolta fondi e si adoperasse per la realizzazione di eventi, manifestazioni, spettacoli collegate alle celebrazioni natalizie anche per una raccolta di offerte finalizzate alla messa in sicurezza delle cupole della Chiesa. Questo di tanta speme oggi mi resta. Tuttavia una cosa deve essere chiara: preliminarmente a qualsiasi iniziativa occorre, in questi prossimi giorni, che il Comune metta in sicurezza la Chiesa. E‘ una urgente priorità, un ritardo sarebbe colpevole. Il Comune eviti di assumersi la responsabilità di una chiusura della Chiesa, ipotesi, questa, da non escludere. La comunità non lo merita“.
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