FORMIA – Il pastificio Paone di Formia rilancia e raddoppia…in attesa che la burocrazia ed il Tribunale di Cassino facciano il loro corso per la formalizzazione della definitiva cessione. E’ quanto emerge da una significativa interlocuzione avviata dalla nuova proprietà del sito produttivo nella zona industriale di Penitro a Formia, la Corex spa di Battipaglia, ed il Consorzio industriale del Lazio. Sul tavolo del commissario straordinario, il professor Raffaele Quattrini, da qualche giorno è arrivata una richiesta della Corex per chiedere l’aumento delle superfici ancora concedibili in base alla variante al Piano regolatore consortile: in base all’area di 33mila metri prelevata nell’ambito del concordato preventivo emesso dall’ufficio esecuzione del Tribunale di Cassino relativamente alla struttura immobiliare realizzata nel 2010 dalla famiglia Paone, la Corex punta a beneficiare di ulteriori volumetrie (2600 metri quadrati) che hanno il solo ed esclusivo scopo – ha dichiarato il direttore dello stabilimento, Carmine Aliberti – di aumentare la capacità di stoccaggio (circa 2000 metri quadrati) e permettere il completamento della revisione della linee di produzione che, ultimata per quanto riguarda la produzione ed il confezionamento della pasta corta, ora deve definita anche per quanto concerne la pasta lunga.
La Corex spa, capitanata dal patron Salvatore Pisani, ha già effettato cospicui investimenti per il rinnovo delle linee di produzione che, dopo la conclusione dell’esperienza imprenditoriale ed economica del manager italo argentino Alejandro Octavio Quentin, erano diventate obsolote e inutilizzabili. “Abbiamo avuto un primo incontro con il commissario straordinario del Consorzio Industriale- ha esordito Aliberti – di cui abbiamo subito apprezzato la capacità di ascolto delle nostre istanze e progettualità di rilancio del pastificio Paone. Non siamo a pieno regime e non potremmo fare diversamente. Appena siamo arrivati abbiamo trovato una triste scatola vuota che è stata riempita ma non ancora completamente. Alla definizione di onerosi contratti per il riallaccio delle forniture dell’acqua, del gas e dell’energia elettrica abbiano dovuto intervenire anche sull’immobile e sulla sua copertura che, dopo le ultime ondate di maltempo, erano gravate da diverse perdite.”
Il pastificio Paone formalmente è della Corex spa ma sostanzialmente non lo è completamente. La società di Battipaglia, tra le più importanti in campo nazionale per l’import ed export in oltre 100 paesi del mondo di prodotti alimentari di qualità e di eccellenza, è proprietaria dal 2019 del sito produttivo e delle linee di produzione e del logo della “Pasta Paone” ma esserlo giuridicamente a tutti gli effetti deve attendere il prossimo 16 dicembre. In questo giorno scade il termine, fissato dalla sezione Esecuzioni del Tribunale di Cassino, per permettere ad altri “players” di rilanciare all’offerta di circa 2 milioni di euro con cui la Corex ha deciso di acquistare tutto: struttura e , appunto, il “cuore” dello stabilimento, le linee di produzione. In questi giorni al lavoro non ci sono soltanto i 15 dipendenti “ereditati” dall’organico di Quentin più altri tre assunti nel frattempo ma anche una serie di fabbri e tecnici che hanno completato il rifacimento della linea di produzione della pasta lunga. In attesa della definizione dell’omologa lo stesso Tribunale ha autorizzato l’attività di produttiva che al momento è poco superiore al 50% delle potenzialità di uno stabilimento che – secondo le stime della Corex – può produrre 22 milioni di confezioni di pasta al mese pari a 1500 quintali al giorno.
Il problema è lo stoccaggio delle merci e del prodotto realizzato. Gli spazi al momento sono davvero risicati e uno stabilimento che, nonostante tutto è attivo per tre turni al giorno dal lunedì al venerdì, chiede al Consorzio Industriale del Lazio per averne altri secondo quanto prevede il Piano regolatore dell’ex Consorzio industriale del sud pontino per quest’area ai confini dei comuni di Formia e Minturno. “Sappiamo che il professor Trequattrini – ha aggiunto Aliberti – è molto sensibile a queste tematiche che riguardano lo sviluppo economico ed imprenditoriale di questo territorio. Noi quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto e ci è stato riconosciuto anche dai sindacati (nei giorni scorsi i segretari generale e territoriale della Uil Uil, Giorgio Carra e Luca Lombardo unitamente alle Rsu della stess a organizzazione Sandro Fico e Christian Testa) che, visitando lo stabilimento, ci hanno preso atto di aver mantenuto fede ai nostri impegni permettendo la ripresa, seppur parziale, del ciclo produttivo, assorbendo quasi completando i vecchi organici (soltanto quattro ex dipendenti del vecchio pastificio volontariamente hanno rifiutato l’assunzione e per questo motivo non hanno pregiudicato l’esito del concordato preventivo) e realizzando ingenti investimenti per far ripartire lo stabilimento”.
E quando tornerà sugli scaffali dei supermercati del comprensorio, di quelli italiani ed esteri la gloriosa pasta di Formia, la pasta Paone? “A questo interrogativo vorremmo dare noi per primi una risposta – ha aggiunto Aliberti – ma dobbiamo attendere i primi mesi del 2025. Si tratta di incassare l’omologa del Tribunale e completare quello che si chiama il ‘re branding’ del marchio. E’ al lavoro una società di marketing del settore che sa l’importanza che ha avuto questo prodotto per la crescita sociale, economica ed occupazionale di Formia. Di errori gestionali ne sono stati commessi davvero a quantità industriale e la Pasta Paone deve tornare ad essere appetibile, in Italia e all’estero, con i giusti crismi. La pasta Paone è di Formia e non può essere commercializzata e venduta se le si attribuisce il volto di Diego Armando Maradona o del David di Donatello. Noi vogliamo essere credibili e se la Corex da 40 anni ha un mercato in ogni angolo del mondo è perché il rispetto degli impegni ed una riconosciuta professionalità sono due inderogabili mission”.
Il sito produttivo di Penitro può diventare un hub della Corex per l’import ed export? “Noi dobbiamo continuare a fare la pasta – ha concluso Aliberti – e non possiamo fare diversamente. L’import e l’export ha bisogno di un porto specializzato nell’arrivo e nella partenza di navi containers e di un’adeguata viabilità e scalo commerciale di Gaeta non ha queste caratteristiche che possano affiancare il nostro know how”.
Purtroppo e peccato.
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