FORMIA – Torna in scena, dopo tante repliche in pochi mesi, lo spettacolo teatrale ideato da Gabriella Catania dal titolo “Addio agli estrogeni”: una storia dedicata ai pregiudizi legati all’amore in età adulta. Il nuovo appuntamento è a Formia, per il prossimo 29 novembre, alle 20, presso il “Grande Albergo Miramare”, dove andrà in scena per un nuovo scopo benefico, così come annunciato dalla stessa regista ” i fondi reperiti dalla vendita dei biglietti andranno in beneficenza al reparto oncologico dell’ospedale Dono Svizzero della città”.
Ritroveremo tutti i protagonisti dello spettacolo – Lella Forte, Francesca Lorenti, Fiorella Picano, Pasquale Di Gabriele, Silvia Catania, Daniela Esposito, Ivana Calvanelli – pronti a farci ridere e sorridere con una commedia dedicata a quanti credono che superata una certa età, solitamente quella più o meno corrispondente alla fisiologica “menopausa”, le donne non abbiano più inclinazione alle relazioni affettive e sessuali? Purtroppo molti, ma è un luogo comune – come tanti – da sfatare.
Così “Addio agli estrogeni” racconta quelle donne che la società considera fuori dal “sistema produttivo” e fuori dal “sistema riproduttivo” perché ormai negli “-anta” e le difende nel diritto di pensare liberamente alla loro vita all’insegna dell’amore. Partendo dalla vicenda della protagonista lasciata dal marito per una donna più giovane sul palcoscenico si scatenano riflessioni, pensieri e situazioni tipiche di un momento delicato per la vita di una persona – come può essere, per l’appunto, la fine di una relazione – e tutta una serie di reazioni e conseguenze fino a consegnare gli spettatori ad un finale aperto.
“L’idea” – ci spiega Gabriella Catania – “è quella di sfatare luoghi comuni sulle donne che ne sono vittime più che mai, non solo per quanto riguarda la vita pubblica, ma anche quella privata. Pare che per un uomo sia molto normale ricominciare con nuove relazioni con altre donne di qualsiasi età ogni qual volta lo ritenga opportuno, mentre sembra che per le donne ci debba essere sempre un secondo fine, un retropensiero, perché superati gli “-anta” non hanno più diritto a cercare la loro felicità relazionale. Un uomo più giovane sta con una donna più grande d’età? Mediamente per la gran parte vuol dire che per lui c’è un vantaggio economico o un complesso edipico da soffocare…questo è molto triste e avvilente. Il pregiudizio, anche in tal senso, è una forma di violenza e con questo spettacolo ho inteso sfidarla e sfatarla, avvalendomi anche della collaborazione proprio di un uomo”