FORMIA – Formia e, la frazione collinare di Trivio, devono ancora attendere la realizzazione, promessa a più riprese, di un museo che sintetizzi cosa hanno rappresentato la Resistenza e le fasi seguite all’armistizio dell’8 settembre per le comunità locali. La Città 81 anni fa in questi giorni ha avuto la sua Marzabotto, la sua Anna di Stazzema, le sue Fosse ardeatine ma quanto avvenuto il 26 novembre 1943 sulla collina della Costarella a Trivio sarà sintetizzato soltanto dalla deposizione di una corona di alloro dopo la celebrazione di una messa in suffragio da parte del parroco di Trivio, Monsignori Giuseppe Sparagna, nei confronti di otto civili che, vittime dell’odio nazista, avevano avuto un solo difetto da pagare con la vita: non erano più alleati ma vili traditori. Per di più italiani.
L’oblio della del tempo fortunatamente non riesce a lenire i sentimenti di commozione di coloro che ricordano le vittime di quell’eccidio nazista consumato a due mesi e mezzo dall’armistizio badogliano: Angelo Nocella, di 34 anni, di Luigi, Giovanni, Francesco e Ersilio Filosa, rispettivamente di 30, 73, 38 e 18 anni, Antonio Guglielmo, di 38 anni, Salvatore Marciano di 37 anni e Alfredo Lagni che di anni ne aveva 35 anni. Il loro sacrificio viene ogni anno rinvigorito dall’iniziativa (come quella in programma domenica mattina) organizzata dal centro socio culturale di Trivio così come è rimasta purtroppo isolata nel corso del tempo la decisione dell’amministrazione di centro sinistra dell’ex sindaco Sandro Bartolomeo di realizzare nella seconda metà degli anni novanta un memoriale nel luogo in cui è stata scritta, purtroppo col sangue, della pagine più dure della guerra liberazione.
La strage della Costarella era diventata un argomento di riflessione all’interno delle scuole di Trivio ma, unitamente alla mancata
Un primo tragico campanello d’allarme suonò come premonitore nella vicina frazione di Maranola il 17 ottobre 1943. A distanza di poche ore, vennero fucilati due antifascisti come Antonio Ricca (la piazza della frazione più importante di Formia porta doverosamente il suo nome) e Aurelio Pampena. Anche nella più piccola Trivio, a poco meno di un chilometro, il timore degli uomini di essere rastrellati e mandati a lavorare al fronte, esposti a continui bombardamenti e mitragliamenti, era fondato. Contro le continue azioni di sabotaggio in segno di rappresaglia la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta “SS”, agli ordini del tenente Kramer, bloccarono preventivamente le vie d’accesso e circondarono i borghi collinari di Castellonorato, Maranola e Trivio. A Trivio andarono oltre. Fecero irruzione nelle case dei “triulesi” rastrellando tutti gli uomini presentu, compresi i vecchi e gli inabili. Le persone anziane ancora viventi, che sono sempre di meno, ricordano silenzio, pianto e, soprattutto, tanta disperazione. Pochi furono gli uomini, alle prime avvisaglie belliche dei “Panzer”, a fuggire, a dileguarsi sulla sovrastante collina della Costarella, ai piedi del Redentore. I fuggitivi non trovarono scampo alla ferocia nazista che, ormai fuori controllo, li catturarono e fucilarono barbaramente. Le otto vittime quel giorno furono lasciate a terra fino a tarda sera, malgrado il pianto disperato e le implorazioni dei familiari.
I tedeschi, incuranti e insensibili di quanto avvenuto e da loro provocato, continuarono quel massiccio rastrellamento nel ‘cuore’ di Trivio: radunarono tutti gli uomini, circa 400, nella piazza del paese, quella intitolata a S. Andrea, e davanti al cimitero di Maranola, in località “Muntagnano”, li caricarono sulle camionette colme di soldati armati fino ai denti che, incolonnate con una precisione decisamentte tedesca, erano dirette alla volta di Formia. Tra gli arbusti e cespugli di “stramma” erano invece rimasti, straziati, i corpi di Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio. Era, quest’ultimo, il più piccolo di tutti: aveva appena compiuto 18 anni. I giovani fanatici soldati tedeschi gli voltarono le spalle ripetendo con cinica e malvagia ossessione: “Tutti kaputt !”.
Se la strage della Costarella non ha avuto – va ricordato a 81 anni esatti – una natura bellica ma è stato il massacro di un gruppo di persone, inermi, per di più giovani, che hanno avuto la colpa di rappresentare la comunità di Trivio e, in particolare, di Formia, la commemorazione di domenica non si riveli un ripetitivo e sterile momento rievocativo. Sia di stimolo perché il comune si adoperi concretamente perché quello di Trivio venga annoverato tra i più cruenti eccidi nazisti consumati in Italia dopo l’8 settembre, magari istituzionalizzando- cosa non ancora avvenuta sinora – la data del 26 novembre. Può diventare un momento di riflessione per l’intera comunità cittadina contro le devastazioni, umane e materiale, della guerra. Quella guerra ricorda tanto quella scoppiata il 24 febbraio 2022, in Ucraina, ed il 7 ottobre 2023 a Gaza alle porte di un’Europa che, a modo loro Angelo, Luigi, Giovanni, Fancesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio con il loro sacrificio hanno contribuito a far nascere qualche anno più tardi. Benedetta Magliocco, moglie di una delle otto vittime dell’eccidio, quando chiese ai tedeschi il corpo del marito, ricevette un rifiuto che fu interpretato letteralmente in questo modo: “‘I banditi non avere famiglia’. La verità è stata un’altra : gli otto civili fucilati sulla Costarella non partecipavano alla guerra e non proteggevano partigiani: furono vittima della ferocia dei regimi oppressivi, uccisi dall’insensata crudeltà della guerra…Quella vera…
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