Frosinone / Crisi Stellantis, sit-in di protesta degli operai dell’ indotto prossimi al licenziamento

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FROSINONE – Seduti davanti ai cancelli, per impedire agli operai Stellantis di entrare a lavoro. Hanno chiesto lunedì mattina all’alba solidarietà i dipendenti delle ditte che forniscono servizi nello stabilimento di Piedimonte San Germano. Erano 150, di varie aziende, condividono lo stesso destino: la perdita del lavoro al 31 dicembre, vista la decisione di Stellantis di non rinnovare gli appalti. Gli operai, ormai alla disperazione, supportati dai sindacati, stanno tentando la strada della protesta dura. E in mattinata non sono mancati momenti di tensione, con un operaio che ha tentato il suicidio, gettandosi sotto le auto in transito.

Erano le 5 del mattino quando hanno posizionato anche dei lumini per indicare l’atmosfera funesta che si abbatte sui lavoratori. Andranno avanti ad oltranza, lo hanno annunciato. Quest operai dell’indotto hanno rivolto anche un appello ai sindaci del territorio, affinché vengano a protestare con loro. Intanto il sindaco di Piedimonte, Gioacchino Ferdinandi, proprio in mattinata, ha fatto sapere che la richiesta di un incontro con il direttore dello stabilimento ha ricevuto risposta direttamente dalla direzione nazionale di Stellantis: non ci sarà perché la questione è trattata su un tavolo nazionale presso il MIMIT. Lo stesso Ferdinandi ha ribadito di essere in attesa, insieme gli altri sindaci di un incontro alla Farnesina e di un aggiornamento dal Prefetto.

Questo presidio c’è stato a poche ore dalla clamorosa uscita di scena dell’ormai ex amministratore di Stellantis, il portoghese Carlos Tavares che domenica sera si è dimesso dal suo incarico. Nessuno ha cercato di trattenerlo mentre John Elkann ha informato personalmente il capo dello Stato, Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio, ringraziando Tavares per il suo impegno in questi anni e per aver dato avvio al percorso di Stellantis per diventare un leader globale nel settore. “Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo Comitato Esecutivo ad interim, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo – queste sono state le parole di Elkann – Insieme garantiremo la puntuale attuazione della strategia della società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholders.” Tante sono state le reazioni a questa notizia, nel mondo politico e sindacale.

“Ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management che dia discontinuità rispetto al passato sugli impegni occupazionali, produttivi e industriali nel nostro Paese. Il nuovo ad abbia a cuore gli stabilimenti e i lavoratori italiani” hanno dichiarato in una nota il segretario generale Uilm Rocco Palombella. Il Segretario Generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, ha ripercorso quanto richiesto dal sindacato finora, ribadendo “al Governo italiano l’urgenza di convocare appena possibile i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi”.

Su Facebook Michele De Palma, il segretario generale Fiom, ha scritto: “Tavares si è dimesso. I lavoratori italiani rimangono. E noi vogliono un piano industriale e occupazionale subito”. “Non possiamo nasconderci dietro il linguaggio politico o le parole di circostanza. Il futuro delle nostre imprese, dei nostri lavoratori e delle nostre famiglie è a rischio”. Lo ha detto senza mezzi giri di parola il professor Raffaele Trequattrini, il commissario del Consorzio Industriale del Lazio intervenendo ad una riunione ristretta di Unindustria Cassino convocata per fare il punto sulla situazione di crisi del comparto Automotive.   Per l’accademico dell’Università di Cassino chiamato a guidare l’ente “oggi non è il momento di lamentarsi o di additare responsabilità. È il momento di agire. Dal canto nostro, siamo pronti a mettere in campo azioni operative e mirate per sostenere l’indotto di Stellantis e per gettare le basi di una nuova visione industriale”.  Sono cinque i punti fermi della strategia annunciata oggi dal Consorzio Industriale. Innanzitutto il rifinanziamento delle leggi 46 e 60: quelle sulle imprese e le aree dell’indotto. Poi l’attrazione dei nuovi player dell’automotive provenienti dai mercati globali come Usa e Cina, proponendo la grande specializzazione dell’indotto Cassinate. Per il professore la transizione “non è solo industriale, ma anche lavorativa. Dobbiamo essere pronti a convertire una parte della forza lavoro eventualmente lasciata libera dall’automotive verso settori in crescita, come il farmaceutico o l’aerospaziale”.

Strategico il ruolo delle Comunità Energetiche per contenere i costi dell’elettricità e rioccupare le aree eventualmente lasciate vuote da Stellantis. Per il professore “prima o poi, la politica dovrà affrontare una scelta strategica di fondo: investire ancora nell’automotive come settore trainante o facilitare una transizione verso settori di maggiore prospettiva”.