FROSINONE – Infortuni, malattie professionali, occupazione, redditi. Sono stati questi alcuni dei temi introdotti dalla Segretaria generale della Uil di Frosinone, Anita Tarquini, durante i lavori della Consulta territoriale della Ciociaria. Per il sindacato l’equità resta una grande incognita per il territorio ciociaro. Sulla scorta delle dichiarazioni del 2022, Uil Lazio ed Eures hanno scoperto nella Ciociaria il territorio del Lazio con il reddito medio più basso pro capite: poco più di 18mila euro, più precisamentye18.076 euro. Secondo la Consulta territoriale nei primi nove mesi del 2024 sono state 1270 le denunce di malattie professionali sul territorio ciociaro, 256 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dopo Roma – con 1611 denunce – quella di Frosinone è la seconda provincia più colpita da questi eventi che limitano, fino ad azzerare, la capacità lavorativa delle persone. Sul fronte infortuni non va meglio: sono state 1693 in nove mesi le denunce protocollate all’Inail, cinque le morti sul lavoro.
Il quadro ciociaro non migliora se si pensa alla qualità dell’occupazione: tre contratti di lavoro su quattro attivati nel 2023 a Frosinone e provincia sono stati atipici. Un fenomeno che non accenna a diminuire, nonostante sia generalmente riconosciuto che la La deindustrializzazione intanto prosegue senza sosta. E le inquietudini per il futuro aumentano, se si guarda alla crisi del settore dell’automotive e del suo indotto. Ma c’è altro: tanti piccoli Comuni si sono svuotati e gli anziani rimasti non possono più contare neanche su un medico di base per una adeguata assistenza sanitaria. “Questi numeri dimostrano – ha detto Carmelo Prestileo, Segretario Organizzativo della Uil del Lazio – quanto la distribuzione della ricchezza stia diventando sempre più irregolare, sempre più disarmonica e quanto la povertà e il disagio sociale continuino a crescere”.
“Si stia preparando una tempesta perfetta – ha affermato Tarquini – E’ uno scenario che ci preoccupa e che ci vede impegnati ogni giorno affinché venga cambiata rotta”. Cosa fare? La ricetta è semplice, ma il Governo non la vede.
“In questo territorio, come del resto in tutto il paese – ha concluso Prestileo – c’è bisogno di investimenti. Per difendere il lavoro di qualità servono politiche industriali capaci di sostenere la riconversione produttiva che cambiamenti climatici, transizione energetica e tecnologica impongono a tutti i settori”.